Franca GARESIO Pelissero e il suo “prodigio narrativo: “La straordinaria vita di Maria Luigia” !

Franca GARESIO Pelissero e il suo “prodigio narrativo: “La straordinaria vita di Maria Luigia” !

     Franca GARESIO Pelissero e il suo “prodigio narrativo: “La straordinaria vita di Maria Luigia” !

         La “Scientific and Cultural Promotion”, fedele alla sua finalità “statutaria” di promuovere “l’osservazione, lo studio, la ricerca, l’analisi dell’Uomo, dell’Universo e della Storia”, ben consapevole che essi sono solo possibili attraverso il principio vichiano, “Verum et ipsum factum convertuntur”, ha scelto di recente un’occasione veramente d’oro! L’occasione ci è stata data in questi giorni dalla pubblicazione, veramente provvidenziale, del romanzo storico, “La straordinaria vita di Maria Luigia”, (Edizione Araba Fenice di Boves-1917), della scrittrice monferrina, Franca GARESIO Pelissero.

           L’evento è stato da noi accolto con particolare entusiasmo, in quanto l’Autrice fa parte della ristretta, prestigiosa ed autorevole schiera dei nostri Referenti Culturali .

           A corredo di questo breve intervento “recensivo” aggiungiamo immagini e note biografiche sia della ispirata Scrittrice, sia del contenuto del suo commovente “Romanzo Storico” in argomento. Già molto è stato detto e scritto attraverso le varie “Presentazioni” del libro in Langa e nel Monferrato e tramite giornali e media televisivi e telematici, provinciali e regionali.

           A noi, abituati come siamo a sfogliare da decenni migliaia di pagine poetiche, storiche e letterarie, compete più specificatamente soffermarci sul “prodigio narrativo” dell’opera, vale a dire sulla straordinaria capacità dell’Autrice di affidare alla potenza e alla genialità della sua fervida mente il tumultuante sentire e concepire di una passione letteraria, che eccita e traduce la memoria di un sofferente passato nella gloria eterna di una sublime Arte. Il nostro cuore domanda in continuazione l’accrescimento di un piacere fantasioso e conoscitivo, al quale Franca Garesio Pelissero risponde con un lirismo, uno stile, uno snodamento di pensieri, equivalenti alla più irrequieta e creativa necessità della vita.

             La lettura ponderata ed emozionale dell’opera “garesiana” adesca il diletto del nostro cuore e della nostra mente, trasferendolo nella realtà artistica di paralleli che appartengono all’universalità esemplare dell’Idioma espressivo dei “mostri” dell’elettività letteraria, quali, per esempio, Victor Hugo, Luigi Capuana, Giovanni Verga e i nostri amatissimi e piemontesissimi, Cesare Pavese e Beppe Fenoglio.

                La sintesi, trascritta sul retro-copertina del romanzo, riporta : “La straordinaria vita di Maria Luigia è un romanzo ispirato a una storia vera, ambientato nel Piemonte della prima metà del Novecento. L'incredibile vicenda di una "bastardina", una bambina che si ribella al suo destino scritto di povertà e miseria morale. L'esistenza di Maria Luigia è contrassegnata da coraggio e amore: una grande voglia di migliorare, di non arrendersi ad una strada già apparentemente segnata.

Franca Garesio Pelissero, autrice di importanti libri sul territorio monferrino, ci narra con stile sobrio, ma efficace, una storia avvincente, fra pace e guerra (in Grecia e nell'Italia del 1944), ricchezza e indigenza assoluta. Tra un passato da ricordare e un futuro tutto da costruire, senza dimenticare mai le proprie radici.”

                   La nostra mente critica ed indagatrice ci richiama immediatamente alla figura tenerissima hughiana di Cosette, la bambina abbandonata nelle mani della terribile madame Thénardier e mandata ad attingere acqua, già buio, alla sorgente sul limitare del bosco, piuttosto lontano. La bimba si era smarrita e aveva fatto tardi: “Questo accadeva in fondo ad un bosco, di notte d’inverno, lontano da ogni sguardo umano; era una bimba di otto anni; non c’era che Dio in quel momento a vedere quella cosa triste. Pensava con angoscia che ci voleva più di un’ora per tornare così a Montfermeil e che la Thérnadier l’avrebbe picchiata. Era sfinita dalla fatica e non era ancora uscita dalla foresta. Giunta accanto ad un vecchio castagno che conosceva, fece un’ultima sosta più lunga delle altre per ben riposarsi, poi raccolse tutte le sue forze, riprese il secchio e si rimise a camminare coraggiosamente. Tuttavia il povero esserino disperato non potè impedirsi di esclamare: Mio Dio! Mio Dio!

       Ora, confrontiamo il dramma della Cosette hughiana con le vicissitudini della Maria Luigia garesiana. Il parallelo descrittivo è estremamente impressionante!

“ Maria Luigia

Qualche anno dopo...

La bambina si fermò sui ciglio della strada per allacciarsi una scarpa. Da un po' le dava fastidio quel legaccio che penzolava e che di tanto in tanto lei calpestava col rischio di inciamparsi. Lo legò in fretta, controllò anche l'altro che non si slacciasse, quindi ripartì facendo una mezza corsa, quasi a voler recuperare il tempo perduto. Ogni tanto si voltava indietro nel timore di essere raggiunta e costretta a tornare a casa; e ogni volta si preparava, se fosse stata inseguita, a fuggire tra i campi più velocemente possibile.

Al solo pensiero, avvertì nuovamente il tumulto di sentimenti e ostilità che le avevano gonfiato il cuore e l'avevano spinta ad allontanarsi da quella che fino allora aveva creduto fosse la sua famiglia. Cercò di non pensarci, di ricacciare quelle spiacevoli sensazioni giù nell'angolo più buio di se stessa, dove si era abituata a rinchiudere tutto ciò che l'amareggiava. Questa volta però non funzionava: i ricordi più dolorosi e la verità che l'aveva sconvolta riaffioravano inaspettati e improvvisi, a tradimento, proprio come accadeva quando, per gioco, immergeva nell'acqua del mastello una bottiglia vuota, che, sebbene la spingesse sotto con forza, ritornava sempre a galla.

Era accaduto tutto per caso, pochi giorni prima, quando aveva fatto l'ennesima marachella, la più grossa. Per giocare con le amiche, si era dimenticata di tenere d'occhio le pecore che pascolavano lungo il ruscello. Una si era persa. L'aveva cercata ovunque: niente. Scomparsa. Ma quella sera fu una vera tragedia: dopo i rimproveri, le botte e le urla, la madre Angiolina aveva sbottato col marito:

«Questa bastardina non la voglio più, è peggio dei maschi, mi dà solo dei dispiaceri!»

Era la prima volta che sua madre la chiamava "bastardina", perché? Il giorno dopo, quando la vide più calma, glielo chiese. La donna cercò di sviare il discorso mandandola a prendere legna sotto il portico. Lei però subito dopo ritornò alla carica minacciando di non fare più nulla se non le avesse spiegato perché l'aveva chiamata "bastardina".

Angiolina le disse la verità.

Allora capì.”

                 Che cosa capì? Capì che questa non era la sua famiglia naturale, ma che per un Destino miserabile l’avevano prelevata da un Istituto dell’Infanzia abbandonata, per incassare mensilmente dallo Stato il “baliatico”, un compenso di poche lire e sottometterla all’ arbitrio di gente altrettanto povera e miserabile, per farne una serva, quasi una schiava!

                  Ovviamente, lasciamo alle nostre carissime Lettrici e ai nostri cari Lettori il piacevolissimo compito di seguire i mirabili risvolti della vicenda tra le sublimi pagine del libro, “La straordinaria vita di Maria Luigia”, riservandoci, qui di seguito, alcune riflessioni estimatrici circa la potente capacità dell’Autrice d’ imprimere nella mente dei suoi lettori l’alto valore immaginativo e poetico del contenuto, toccando le corde dell’animo. Nel leggerle, quelle pagine risuonano più vive e più intimamente ricche d’ incisive sensazioni. Anche là, dove si svolge il “fatto storico” (il Fronte greco, la Resistenza, la rappresaglia nazista, ecc.) il racconto fa rivivere in maniera drammatica tutti gli aspetti naturali dell’agire umano: entusiasmi, avvilimenti, difetti, vizi, virtù, egoismi, generosità, affetti e, purtroppo, anche odio! Franca Garesio Pelissero, figlia geniale ed ispirata del Monferrato e della Langa Astigiana, traduce mirabilmente il pensiero di Jean-Paul Sartre: “La parola depone il segno per diventare cosa!”. Il linguaggio di Franca Garesio Pelissero nel descrivere un dramma doloroso è certo segno di ciò che esprime, ma, principalmente, è il dramma doloroso stesso. Qui, sta la sua prodigiosa capacità narrativa!

                Essendo noi di estrazione “crociana”, naturalmente, tendiamo ad allontanarci dalle artefatte classificazioni letterarie, pertanto ci sentiamo fortemente giustificati nell’ intravedere nei personaggi dei magnifici romanzi di Franca Garesio Pelissero, la ridondanza romantica della Cosette hughiana, della veristica Nedda verghiana, delle atmosfere poetiche e realistiche de La luna e i falò di Cesare Pavese e de La Malora di Beppe Fenoglio.

               Scrivere romanzi, ne siamo convinti, è il destino di Franca Garesio Pelissero! Si domandava Jean-Paul Sartre: Che cos’è scrivere? Perché si scrive? Per chi si scrive?  nessuno lo sa!

                Una scrittrice nata, come Franca Garesio Pelissero, lo fa per una necessità spirituale, non può farne a meno, anche se talvolta lo scrivere produce non solo piacere, ma, altresì, dolore, sofferenza e tormento. Riflettere nella propria opera, come un’ombra, il ricordo di esperienze personali tristi o felici, e doverle raccontare con una proprietà linguistica tagliente e scarnificante per la propria anima e il proprio corpo. E’ così che si riconosce, senza alcuna ombra di dubbio, la donna o l’uomo che la Natura, e per chi crede, quella divina, ha fatalmente scelto di farne una limpida scrittrice o un chiaro scrittore.

               E’ per questa nobile ragione che la “Scientific and Cultural Promotion” ha creduto di soffermarsi un poco su “La straordinaria vita di Maria Luigia” di Franca Garesio Pelissero, per evidenziarne le espressioni di chiarezza, soggetta al ritmo e all’armonia; per goderne la poetica commossa suscitata dal sentimento, nella trasfigurazione del pensiero in immagini ritmiche e melodiose.

               L’ambiente letterario vulcanico della “Preface” al Cromwell di Hugo, che diede un vestito nuovo alle “unità” aristoteliche; le Novelle Rusticane del Verga con la loro martoriata Nedda; i pittoreschi racconti di Nostra Gente di Capuana; il realismo-poetico di Pavese e di Fenoglio; il suggestivo slancio romantico di Madame de Staël; l’originalità della Lettera Semiseria di Crisostomo del Berchet; ci sia consentito persino di aggiungere la leggendaria Emma Hamilton di Nelson, hanno trovato, per fortuna del nostro tempo, un rinnovato compimento narrativo nelle opere virtuose di Franca Garesio Pelissero di sangue “monferrino”. Un significativo apporto umanistico al Risorgimento letterario” piemontese!

           Questo nostro breve lavoro critico-recensivo verrà spontaneamente offerto in omaggio all’autorevole triade dei nostri dotti e preclari Referenti Culturali: la prof. Giovanna Romanelli, già docente alla Sorbona; l’avv. Giuseppe Rossetto, già sindaco di Alba e rappresentante, nell’UNESCO, di Monferrato, Langa e Roero; lo storico, giornalista e scrittore Marco Delpino, editore di Santa Margherita Ligure.

             Un grazie pure ai componenti del nostro Comitato Scientifico: la dott.ssa Elena Iguera, psicologa; Marisa Ravera, pittrice; Mauro Galleazzo, consulente sanitario.

            Un nostro rinnovato e vivo pensiero di gratitudine alla scrittrice Franca Garesio Pelissero e un grazie di cuore alle nostre inseparabili Lettrici e ai nostri fedeli Lettori.

            Auguri di Buon Natale e Capodanno!

             9 Dicembre 2017

                                                                       Sergio Rapetti - president     


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