Appuntamento L&M | Paternità e management: questione di contaminazione

Appuntamento L&M | Paternità e management: questione di contaminazione

Tra coloro impegnati a fare carriera o a gestire un’azienda, il dibattito sulla genitorialità è sempre molto interessante. Alcuni sostengono che un figlio renda complesso mantenere un livello di performance elevato. Gli sforzi necessari a crescerlo sono spesso dipinti come insormontabili, totalmente incompatibili con alcuni obiettivi a breve e medio termine.

La nascita di mio figlio è stata un punto di svolta, alla fine del 2017, un anno fondamentale per me, sotto molti aspetti. Ho cambiato prospettiva, come uomo prima e come professionista poi.

Nei suoi primi quattro mesi di vita, Ettore ha portato con sé cambiamenti radicali.

Mettere su famiglia è un continuo esercizio di adattamento. Nel mio caso, è anche un delicato esercizio di coordinamento tra la gestione della mia azienda e le gioie (e i doveri) della paternità. Giorno dopo giorno mi ritrovo a gestire situazioni nuove e differentemente complesse, che mi offrono - inaspettatamente - nuova linfa ed energia.

Sto imparando a guardare tutto in una nuova prospettiva, più vera, più giusta, che mi consente, passo dopo passo, di essere più concreto e focalizzato in tutto quello che faccio.

Mi piace definirla contaminazione positiva.

Primo livello di contaminazione: il linguaggio

La comunicazione tra adulti solitamente è diretta. La questione si complica, però, quando c'è di mezzo un neonato. Il modo di comunicare di un neonato incuriosisce, a volte stupisce, confonde ma fa anche riflettere sui metodi di comunicazione.

Bisogna imparare un linguaggio completamente nuovo per comunicare con qualcuno che ha modalità differenti di approccio. Mani, espressioni, vocalizzi e l’intero corpo diventano strumenti di comunicazione. Spesso si dice che i bambini ti aiutano a guardare il mondo in modo nuovo e a stupirti per le cose più semplici. E' assolutamente vero!

Infatti, ho ripreso la buona abitudine di osservare il mio interlocutore, acquisendo maggiore familiarità con la lettura del linguaggio del corpo di cui tutti parlano ma pochi conoscono davvero l’enorme potenzialità.

I professionisti, a qualsiasi livello ma soprattutto i più giovani, tendono a nascondere i propri problemi, a non aprirsi, a mentire, a deviare il discorso per tentare di gestire una situazione di stress emotivo. Comprendere la comunicazione non verbale fornisce strumenti aggiuntivi di management, permettendo la più facile individuazione dei problemi non evidenti, la comprensione delle loro sfumature, dei dettagli ed il modo migliore per risolverli.

Capire il linguaggio del corpo, quindi, è essenziale nella vita aziendale per un professionista, così come nella vita di tutti i giorni.

Secondo livello di contaminazione: l’adattamento

Un neonato è in grado di prosciugare il tempo libero dei propri genitori. Nonostante la gioia, la soddisfazione e le mansioni di un genitore riempiano le giornate interamente, gli impegni professionali non possono essere ignorati.

Ogni appuntamento, ogni meeting, ogni scadenza devono essere gestiti con tempistiche precise, preventivate per tempo e rispettate. Un ritardo, una svista potrebbero impedire di portare a termine gli impegni di una intera giornata. Ciò non è proprio professionale.

Bisogna ricordare e mettere a sistema la buona regola di dedicare ad ogni impegno esattamente il tempo necessario per completarlo. Ogni task ha un orario di inizio, il suo tempo predefinito, il suo obiettivo preciso, nulla è lasciato al caso e nulla dovrebbe cadere nell’imprevisto.

La necessità di evitare gli sprechi aiuta a ridefinire anche le pause (da dedicare alla vita privata)

Terzo livello di contaminazione: il buon esempio

Essere genitore non è una passeggiata, come per un imprenditore, ci si sente responsabile per tutto, soprattutto per come si gestiscono le situazioni difficili.

Insegnare ad un figlio tutto ciò di cui ha bisogno per crescere sano è una grande sfida, ed il migliore insegnamento è dato dal buon esempio.

Quante volte, un professionista si trova a riflettere sulla correttezza dei propri comportamenti e sui risultati che portano a livello di immagine verso i propri collaboratori e verso i clienti? Innumerevoli!

Un genitore, così come un manager, deve dare l’esempio ed educare gli altri tramite il proprio comportamento.

Troppo spesso ho a che fare con professionisti che fingono di essere impegnati perché non vogliono rispondere ad un fornitore, manager che stentano a prendere decisioni definitive, capi d'azienda che si nascondono dietro il "budget" per disattendere accordi definiti mesi prima, professionisti che si comportano come se non ci fossero regole o come se fossero al di sopra di ogni regola. [nda: ne ho parlato qui]

Bisogna che ci rendiamo conto tutti che il nostro comportamento influisce sul nostro team, sui nostri figli e sulla nostra stessa immagine, che ci dà il buongiorno - si spera - ogni mattino davanti allo specchio.

Quarto livello di contaminazione: la resilienza

Non è difficile concordare sul fatto che il futuro è una delle preoccupazioni maggiori per un genitore, lo stesso dicasi per un imprenditore.

Il futuro è incerto, l'attuale mondo del lavoro è estremamente dinamico. Collaborazioni internazionali ed una maggiore facilità di movimento hanno innegabilmente riplasmato l’intero concetto di carriera.

Qualche tempo fa, il quotidiano La Stampa riportava un dato che fa riflettere, solo 1 lavoratore su 10 ha un contratto a tempo indeterminato. Assunzioni a breve termine, spostamenti imposti (o necessari) e maggiori opportunità obbligano i professionisti del 21esimo secolo ad essere dinamici. Coloro con cui lavoreremo tra sei mesi potrebbero non essere gli stessi che seguiamo oggi.

E che dire degli studenti? Oggi loro studiano, all'Università o a scuola, con la consapevolezza che dovranno affrontare il mondo del lavoro senza alcuna certezza.

Studiano per lavori che ancora non esistono e cercano di ottenere competenze che ancora non conosciamo. Studiano per evitare di approcciare il mondo del lavoro da obsoleti professionisti. [nda: ne ho parlato qui]

Lo dicono tutti ormai, bisogna essere resilienti.

Chiunque, ed in particolare studenti e professionisti, dovrebbe fare proprio il concetto di resilienza ossia della "capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà".

In definitiva, in queste poche righe ho voluto condividere con voi la mia convinzione che la genitorialità non può che rendere migliori in ogni campo della vita.

E voi, che ne pensate?

Gaetano Scuzzarella

CFO - Director Business Administration

6 anni

Ai 4 livelli di contaminazione aggiungerei una necessità/capacità da sviluppare: saper staccare la spina dalle questioni lavorative non appena varchi la porta di casa altrimenti non ci si riesce a concentrare bene sui figli...se poi ne hai due ancora più difficile 😀

Giulia Demarosi

BV TECH S.p.A. I Human Resource Management Support I

6 anni

Articolo davvero stimolante e riflessivo, non sono ancora genitore ma credo fermamente che il ruolo di genitore apporti una modalità di lettura creativa e resiliente delle situazioni quotidiane.

Lorenzo Citterio

Owner Alcatraz Milano

6 anni

Non sono padre, ancora. Ma mi piace molto quello che hai scritto Agostino Marengo

"La genitorialità non può che rendere migliori in ogni campo della vita."

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