Ti racconto la mia traduzione...

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Il testo di partenza  

Ho tradotto in italiano Un Sicilien à Paris – Anamorphoses (Fayard, 2005) di Lucio Attinelli tra il 2016 e il 2017. Di concerto con l’autore, con cui ho avuto il piacere di condividere il processo di revisione, si è deciso che il titolo italiano fosse Un Siciliano a Parigi – Anamorfosi in sessanta episodi (Edizioni del Girasole – 2017). In questo e nei prossimi articoli, ti porto a conoscere il testo e le mie riflessioni sulla traduzione.

Lucio Attinelli, giornalista e scrittore contemporaneo, racconta il suo percorso di emancipazione sullo sfondo dell’effervescente città di Parigi. Partito da Palermo, dove è nato nel 1933, si trasferisce nella Ville Lumière nel 1953 attratto dalla cultura e dalla bellezza di cui aveva sempre sentito parlare. Si iscrive alla Sorbona, prima in Giurisprudenza e poi in Letteratura francese, e lavora a Les Halles, l’allora “ventre commerciale” della città. Abita nel quartiere Saint-Germain des Prés, conosciuto come il quartiere dei letterati.

Dotato di fascino, ingenuità e ironia tutte siciliane, riesce sempre a compensare le gaffe dovute al gap culturale e a far intenerire Consuelo de Saint-Exupéry, moglie del celebre scrittore Antoine de Saint-Exupéry oltre che scrittrice e pittrice. Tramite lei, conosce Claude Santelli, regista e produttore televisivo francese, che porta in scena la sua versione de La Famiglia Arlecchino con Jacques Fabbri, attore e regista francese. L’ambasciata italiana gli affida a quel punto il compito di organizzare una mostra sulla Commedia dell’Arte. Lo spettacolo è un trionfo e questo lo fa entrare di diritto nel milieu intellettuale di Parigi. Viene invitato a scrivere al Courrier de l’Unesco da Sandy Koffler, il direttore dell’epoca, fino a diventarne responsabile delle pubbliche relazioni. Con ogni incontro di lavoro Lucio aumenta la sua cerchia di amicizie e conosce grandi artisti, scrittori e politici: Samuel Beckett, Pablo Picasso, Federico Fellini, Alain Delon, Julio Cortázar e Jacques Chirac, tra i tanti. La narrazione delle loro interviste, a tratti comica, a tratti triste, restituisce gli uomini e le donne dietro i personaggi.

Il racconto si apre con il rientro a Palermo della defunta madre di Lucio. Segue un flashback sugli eventi e gli stati d’animo che precedettero la partenza del protagonista per Parigi. I motivi che lo spinsero ad andare via dalla sua terra sono gli stessi che ritroviamo ne Il Gattopardo o in Nuovo Cinema Paradiso: la ricerca di un futuro migliore in un luogo che consenta di fiorire al meglio delle proprie possibilità. Una volta a Parigi, conosce le persone a cui era stato raccomandato dal suo amico Cesare, ma soprattutto incontra Consuelo de Saint-Exupéry. Lei lo inizia alla vita intellettuale della città e, nonostante la giovane età, Lucio si fa notare per il suo acume e la sua cultura. Richard Wright, però, lo mette un po’ in difficoltà con una serie di domande sull’onorata società, argomento tabù per ogni siciliano.

Bisognoso di un lavoro che gli permettesse di rendersi indipendente dalla famiglia d’origine, Lucio viene indirizzato al centro commerciale Les Halles, costituito all’epoca da diversi padiglioni dedicati all’acquisto all’ingrosso. Ma è ancora una volta la sua amica Consuelo a fargli ottenere un lavoro più vicino alle sue preoccupazioni intellettuali: una collaborazione con Claude Santelli per scrivere il copione della pièce teatrale La Famiglia Arlecchino e una collaborazione con l’ambasciata italiana per organizzare una mostra sulla Commedia dell’Arte. La bravura e l’attenzione di Attinelli vengono premiate dal successo della mostra, alla quale era presente anche Sandy Koffler, direttore del Courrier de l’Unesco. Quest’ultimo chiede a Lucio di collaborare con la rivista scrivendo un articolo sulla Commedia dell’Arte e i suoi personaggi. Il lavoro al Courrier decolla e procede bene per molto tempo dando forma alla sua carriera.

Infine, Lucio decide di lasciare il lavoro all’Unesco e inseguire un vecchio sogno nel cassetto: scrivere le sue anamorfosi. Chiama così all’appello le teorie di Roland Barthes. Nelle intenzioni di Lucio Attinelli c’è la volontà di distinguersi rifuggendo l’Analogia, cioè la somiglianza del suo racconto al genere dei racconti autobiografici. Per sfuggire all’Analogia si può ricorrere a due stratagemmi estremi e contrari: la copia o l’anamorfosi. La copia è una riproduzione fedele che non ha in sé nulla di nuovo poiché si limita a rispettare l’originale in modo “spettacolarmente piatto”. Invece, l’anamorfosi è una tecnica di trasformazione della realtà, effettuata secondo certe regole, che permette di “deformare” l’oggetto preso in esame o di considerarlo da un punto di vista diverso. In letteratura, mutuata dall’arte pittorica, l’anamorfosi met en perspective quello che si racconta. In Un Sicilien à Paris – Anamorphoses Attinelli racconta le sue esperienze mescolando oggettività e soggettività senza totalizzare lo spazio prospettico: presenta i fatti “deformati” dal suo punto di vista, ma lascia campo libero al lettore per ulteriori interpretazioni.

L’immedesimazione è stata inevitabile. La mia voglia di “farcela” è stata stuzzicata. La scelta delle parole giuste per portare in italiano concetti e sensazioni è scaturita da riflessioni ed emozioni. Te ne parlerò nei prossimi articoli.

Tradurre è amare le storie; tradurre è diffonderle in un’altra lingua affinché lettori affini a me le amino.  


Valeria Cagnetti

Insegnante di lingue/Traduttrice

2 anni

Complimenti, Damiano!❤

Lucio Attinelli

Ecrivain, former Director of Public Relations and Special Events Departement chez UNESCO

2 anni

Sei sempre bravissimo ! Lucio

Anna Fuoti

Marketing&Communication Specialist

2 anni

Tradurre è amare le storie. Un pensiero di una forza disarmante. Sei grande, Amico mio.

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