Un piccolo e realistico amarcord: la Signora Olivetti in persona
È Lei… In penombra, timidamente nascosta dietro ad una porta, appoggiata sulla base di un armadio senza ante. Da quanto tempo non ci si vede Signora Olivetti?
Ricordo molto bene l’esercizio per le mie falangi e falangette, posizionando le mani sui lati esterni della macchina per scrivere. Ripetutamente AY, AY, AY, AY, AY, AY, con la mano sinistra e ML, ML ML, ML ML, ML con la parte destra; una scalpitante attività per riempire interminabili fogli bianchi. Il primo anno di ragioneria ho conosciuto la Signora Olivetti; era vestita di un color verdino e mi sembrava pesante come un macigno, nonostante l'elegante silhouette. Un bel pezzo di macchina da scrivere!
Questo strumento, con i tasti altissimi e molto rumorosi è stato il mezzo di avvicinamento e pratica con cui ho iniziato a conoscere la dattilografia. Naturalmente, non è stato un incontro segreto e personale, ma un momento didattico dedicato a tutte le prime classi. Ricordo anche di stenografia perché ne sentivo spifferare nei corridoi; tuttavia nel nostro anno di corso, la prima IGEA, ovvero l'espressione di modernità per la ragioneria dell’epoca, di “steno” si erano perse le tracce. Sono passati 25 anni e rivedo una Olivetti, un pezzetto di vita, di esperienze e di ricordi e sento un’immensa gratitudine per aver potuto scoprire il mondo delle tastiere con i tasti alti come gradini di una vecchia chiesa. Olivetti è stata una realtà all’avanguardia capace di farsi strada verso l’innovazione e coraggiosa nell’introdurre un modello di business dirompente per il periodo.
Ammiro chi ha merito e senza vanto, crede nel suo intento.