Negli ultimi anni, la trasparenza salariale in Europa ha registrato progressi significativi, ma permangono notevoli differenze tra i vari Paesi e settori. Nel 2024, il Regno Unito si è distinto per la trasparenza salariale: il 69,7% delle offerte di lavoro pubblicate sulla piattaforma Indeed conteneva informazioni sugli stipendi. Al contrario, Germania e Italia presentavano percentuali significativamente inferiori, rispettivamente del 15,8% e del 19,3%. Irlanda, Francia e Paesi Bassi si collocavano in una posizione intermedia, con una trasparenza salariale oscillante tra il 40% e poco più del 50%. Le differenze nella trasparenza salariale non si limitano ai confini nazionali, ma si estendono anche ai vari settori occupazionali. Ad esempio, nel Regno Unito, i settori delle pulizie, dei trasporti, dell'educazione e della ristorazione mostrano livelli elevati di trasparenza, con percentuali che vanno dal 78% all'85%. Al contrario, ambiti come l'ingegneria industriale, lo sviluppo software, la progettazione e documentazione informatica, la gestione di progetti e il settore legale presentano i livelli più bassi di trasparenza salariale in tutta Europa. Inoltre, esiste una correlazione tra il livello salariale e la trasparenza: le posizioni a basso salario tendono a essere più trasparenti rispetto a quelle ad alto salario. I lavori a basso salario, infatti, sono spesso soggetti a salari standardizzati o minimi legali, rendendo più semplice la divulgazione delle informazioni retributive. Al contrario, le posizioni ad alto salario spesso prevedono negoziazioni individuali e pacchetti retributivi complessi. L'implementazione della Direttiva UE sulla trasparenza salariale potrebbe promuovere una maggiore uniformità e ridurre le disuguaglianze retributive, ma sarà fondamentale monitorare come queste misure verranno adottate nei diversi Stati membri. #lavoro #stipendio #jobdescription #colloquio
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Aggiornamenti
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🛣️ Riparte il tour di presentazione del documentario realizzato insieme ad Adecco “Di cosa vive l’Italia?”, un viaggio per scoprire il vero motore economico del nostro Paese, e non solo. In collaborazione con Adecco, abbiamo realizzato il reportage "Di cosa vive l’Italia?" per raccontare il vero cuore pulsante dell’economia italiana, attraverso un viaggio nei settori che alimentano il PIL e nelle storie di aziende innovative e leader di mercato. Tappa dopo tappa, vedremo il reportage e non mancheranno momenti di confronto con HR manager e molto altro. In arrivo la seconda tappa del tour ➡️ Torino, martedì 1 aprile dalle 18:30 da Combo, in corso Regina Margherita 128. Ci si iscrive qui 👉 https://lnkd.in/d7JiKw68 #lavoro #italia #economia #lavoroinitalia
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La prossima volta che vi dicono “non mi fido dell’acqua del rubinetto” mostrategli questo post. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, l’acqua del rubinetto in Italia rispetta i parametri sanitari nel 99,5%–100% dei casi. Tuttavia, la percezione collettiva non corrisponde alla realtà scientifica: quasi la metà della popolazione italiana continua a preferire l’acqua in bottiglia. Secondo il Libro Bianco 2024 – Il valore dell’acqua per l’Italia, i motivi principali per cui gli italiani non bevono acqua del rubinetto sono: - Non piace il sapore (40,3%) - Non è considerata sicura (40,3%) - Dubbi sull’igiene dell’autoclave condominiale (34,4%) - Percezione di qualità inferiore rispetto all’acqua in bottiglia (23,8%) - Difficoltà nella digestione (19,4%) - Abitudine (12,2%) - Motivi di salute (9,4%) Una delle ragioni per cui alcune persone evitano l’acqua del rubinetto è legata al suo sapore, che può variare notevolmente da zona a zona. I fattori che influenzano il gusto sono: la quantità di minerali disciolti nell’acqua (come calcio, sodio, magnesio, potassio e fosforo), che cambia a seconda della fonte e del terreno attraversato; le condutture domestiche in cattive condizioni, che possono alterare il gusto con retrogusti sgradevoli, come quello ferroso. Chi preferisce consumare acqua in bottiglia spesso lo fa per ragioni legate alla sicurezza, ritenendola più "pura". Tuttavia, uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology nel 2019 ha rilevato che l’acqua in bottiglia contiene una quantità significativamente maggiore di microplastiche rispetto a quella del rubinetto: 94,37 particelle per litro contro 4,24. E voi? Bevete l’acqua dal rubinetto? #acqua #rubinetto #acquainbottiglia
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📚 Questo venerdì, 28 marzo, torna il BookClub di Will con Rita El Khayat 📚 Insieme alla nostra Camilla Ferrario incontreremo Rita El Khayat, plurinominata a livello mondiale come candidata al Premio Nobel per la Pace 2008 per il suo forte impegno per i diritti umani universali e la cultura della pace, ha ricevuto la cittadinanza onoraria italiana nel 2006. Parleremo del nuovo libro di El Khayat “Lo Schiaffo - La memoria di una donna araba tra colonialismo e resistenza” 🗓️ ore 18:30 📍 Milano, via della Moscova 18 - LCA Studio Legale Ci si iscrive qui, vi aspettiamo! ✍️ https://lnkd.in/eVyUkgjV
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Nel contesto sempre più digitalizzato dell'Unione Europea, l'accesso a Internet rimane fondamentale per la partecipazione piena e inclusiva alla società moderna. Tuttavia, nuovi dati rivelano una realtà complessa, con alcune regioni europee che lottano per mantenere il passo con il crescente utilizzo della rete. Secondo uno studio di Eurostat condotto su 196 regioni dell'UE, ben 18 di queste hanno registrato un calo nell'utilizzo giornaliero di Internet. Tra queste, emerge un dato sorprendente: ben due delle prime dieci regioni con il più basso utilizzo di Internet si trovano in Italia. Sono la Calabria e la Sicilia. La Calabria, in particolare, si posiziona al secondo posto tra le regioni con la più bassa percentuale di utilizzatori giornalieri di Internet, con solamente il 68,0% della popolazione tra i 16 e i 74 anni che accede regolarmente alla rete e il 18,7% della popolazione che non ha mai usato internet. Questi dati pongono l'Italia e altri Paesi europei di fronte a sfide significative nell'ambito della digitalizzazione e dell'accesso alla tecnologia. Mentre molte aree registrano un aumento dell'utilizzo di Internet, grazie a incrementi superiori al 10% in oltre 65 regioni, altre faticano a mantenere il passo. In Italia il divario nell'accesso a Internet può essere attribuito a diversi fattori, tra cui la mancanza di investimenti infrastrutturali nelle aree rurali, la limitata scelta tecnologica e i prezzi più alti legati alla connettività. Ostacoli amplificati dal fatto che molte di queste regioni ospitano una percentuale significativa di anziani, che potrebbero non avere le competenze digitali necessarie per sfruttare appieno le risorse online. Degli specifici progetti finanziati dai fondi di coesione parliamo in Shape of EU, il podcast di Will in collaborazione con la Direzione generale della Politica regionale e urbana della European Commission. Il podcast e questo contenuto sono finanziati dall’Unione europea. Le opinioni espresse appartengono, tuttavia, al solo o ai soli autori e non riflettono necessariamente le opinioni dell’Unione europea. #shapeofeu #internet #italia #connessione
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Uno studio condotto negli Stati Uniti ha confermato che cambiare spesso lavoro è un modo per ottenere stipendi più alti. È quanto riportato dall'istituto di ricerca americano ADP che analizzando il triennio 2020-2023 ha visto aumentare del 15,2% gli stipendi di chi ha cambiato lavoro almeno una volta nel corso di due anni Al contrario chi è rimasto nello stesso luogo di lavoro e ha chiesto e ottenuto un aumento, ha visto il proprio stipendio aumentare in media del 7,7%, la metà. La tendenza a cambiare lavoro più volte e a distanza di poco tempo viene spesso definita con il termine "job hopping", che mette insieme il lavoro (job) e il concetto del saltare (hopping) da un posto a un altro. Al momento non possiamo dire con certezza se anche in Italia cambiare spesso lavoro porta ad avere uno stipendio più alto. Solo un lavoratore su 8 è stato in qualche modo interessato dal job hopping e per questo i dati a disposizione per fare un paragone sono ancora pochi per prevedere l'impatto sugli stipendi. Secondo dati OCSE in media in Italia il lavoro viene mantenuto per una media di 12 anni, pratica molto diversa da quella del job hopping. Questo potrebbe anche essere influenzato dal fatto che la forza lavoro al momento è composta per lo più da persone non giovanissime che hanno vissuto un ingresso nel mondo del lavoro ben diverso da quello dei giovani d'oggi. Inoltre, secondo un sondaggio condotto da Deloitte, il 36% dei Millennials e il 53% dei Gen Z sarebbero disposti a cambiare lavoro entro due anni, se ricevessero un'offerta, e circa il 40% di Gen Z e Millennials accetta un nuovo lavoro sapendo che lo lascerà a breve e pianificando già quello successivo. Tutti questi dati, letti insieme, suggeriscono che ai lavoratori italiani il "job hopping" piace solo se offerto, cioè solo a fronte di una proposta ricevuta e non attivamente cercata. Non a caso la stabilità lavorativa è ancora un obiettivo per molte persone appartenenti alle generazioni giovani e questo varia in base al settore lavorativo di riferimento, alla zona geografica in cui si vive e si lavora e alle proprie preferenze personali. #stipendio #lavoro #aumento #chiedereunaumento
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Quando si parla dell’economia italiana, si sente spesso ripetere che il nostro Paese vive di turismo, buon cibo e alta moda. Ma siamo sicuri che sia davvero così? L’immagine dell’Italia come terra di bellezze naturali, patrimonio storico e prelibatezze culinarie è affascinante, ma la realtà economica è un’altra: i settori che trainano davvero il nostro PIL sono altri. Certo, il turismo è un comparto fondamentale. Con oltre 100 miliardi di euro di valore aggiunto e circa 4 milioni di occupati, è una parte significativa dell’economia. Tuttavia, incide per meno del 6% sul PIL italiano. Per fare un confronto, in Francia il turismo pesa circa il 7,5% del PIL, e in Spagna arriva all’11,7%. L'Italia è la seconda potenza manifatturiera d’Europa dopo la Germania. Dalla meccanica alla farmaceutica, dall'automotive all'industria chimica, il nostro tessuto produttivo vale il 16% del PIL e dà lavoro a milioni di persone. La metalmeccanica e l’ingegneria sono settori cruciali, con un'eccellenza particolare nella meccanica di precisione e nell’automazione industriale. L'agroalimentare industriale non si limita ai prodotti tipici e ai ristoranti, ma si traduce in un sistema industriale avanzato che esporta in tutto il mondo. L’idea che il turismo e la moda siano i settori trainanti è pericolosa, perché distoglie l’attenzione dalla necessità di investire in innovazione, ricerca e sviluppo. Paesi come la Germania hanno costruito la loro solidità economica puntando sull’industria e sulla tecnologia, non solo su settori legati ai servizi. 🚌 Ma di cosa vive l’Italia? Unisciti al Tour e scopri il vero motore economico italiano e preparati al meglio per trovare lavoro insieme ad Adecco. La seconda tappa sarà il 1 aprile a Torino, presso Combo, dalle ore 18.30, info e dettagli sul nostro sito. Ci si iscrive qui: https://lnkd.in/d7JiKw68 Post in partnership sponsorizzata
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Secondo un recente studio condotto da Forbes Advisor sulle migliori 25 città al mondo per equilibrio vita-lavoro, il luogo che gode del maggiore equilibrio tra vita personale e lavorativa è Copenaghen, in Danimarca. Al secondo posto troviamo Helsinki, in Finlandia, e al terzo Stoccolma, Svezia. Siamo sorpresi? Non troppo. I fattori presi in considerazione in questa classifica sono tanti e diversi: dall'indice di disuguaglianza di genere, l'orario medio di lavoro, le politiche sul congedo di maternità e paternità, le ferie annuali minime legali, il rapporto tra prezzo degli immobili e reddito, la disponibilità e vicinanza a parchi e riserve naturali, fino al tasso di disoccupazione del paese. Insomma, una visione davvero completa della nostra vita: se ci pensiamo, il benessere psicologico, l'equilibrio, non passa solo dalle moli di lavoro o dal rapporto con i nostri colleghi, ma si inserisce in un contesto più ampio in cui siamo immersi e che ci può aiutare o ostacolare nella ricerca di un maggiore equilibrio. Secondo i dati raccolti dall'OMS nel 2021, più di 300 milioni di persone nel mondo soffrono di disagi psicologici legati al mondo del lavoro tra cui esaurimento, ansia, depressione, insonnia o stress post-traumatico. Un lavoratore su quattro in Europa ritiene che il lavoro incida negativamente sul proprio benessere psicologico. Elevato turnover del personale, orari di lavoro troppo lunghi, carichi di lavoro ingenti, manager problematici, politiche del lavoro inadatte, a volte ci impediscono di crearci un equilibrio tra vita privata e lavoro, eppure, per tantissimi di noi è sempre più una priorità. L’equilibrio tra vita personale e lavorativa però non è solo frutto dei nostri sforzi personali: per quanto possiamo impegnarci a raggiungerlo, molto, dipende dal contesto socio-economico in cui viviamo. #lavoro #città #italia #worklifebalance
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📢 Oggi nasce Will Makers, il nuovo volto della membership di Will Un solo abbonamento, più contenuti, più valore, più esperienze: con 7 euro al mese o 70 euro all’anno contribuisci a costruire il futuro di Will. Ecco com’è la giornata tipo di un maker: dalla mattina alla sera contenuti per capire cosa succede nel mondo e spazi dedicati per confrontarsi con noi e la community. 🧡 Diventa maker su willmedia.it/makers #WillMakers #WillMedia
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Poche ore fa è stata depositata una sentenza della Corte costituzionale sul tema delle adozioni internazionali, da cui fino ad oggi erano escluse le persone single. Secondo la sentenza, questa esclusione sarebbe in conflitto con gli articoli 2 (sui diritti inviolabili dell’uomo) e 117, primo comma, della Costituzione. Il Tribunale per i Minorenni di Firenze aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale di alcuni articoli della legge n. 184/1983, che regola il diritto del minore a una famiglia e impedisce a chi non è coniugato di richiedere l’idoneità all’adozione internazionale. In particolare, il caso riguardava una donna single residente in Italia, che aveva chiesto di adottare un minore straniero, ma a cui era stata negata la possibilità. Per questo motivo, ha deciso di fare ricorso. Secondo il Tribunale di Firenze, l’esclusione delle persone single dall’adozione non garantiva il miglior interesse del minore, che avrebbe dovuto essere valutato caso per caso. Inoltre, la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo riconosce che la famiglia può assumere forme diverse e non necessariamente basate sul matrimonio. Oggi la Corte ha sancito che il desiderio di diventare genitori rientra nella sfera della libertà di autodeterminazione della persona e che le persone single, in linea di principio, possono offrire al minore in stato di abbandono un ambiente stabile e armonioso. Come per ogni caso, spetta poi al giudice la valutazione complessiva dell’aspirante genitore. La Corte conclude segnalando che, poiché ad oggi si registra un calo nelle richieste di adozione, l’assoluta esclusione delle persone single rischia di compromettere l’effettivo diritto del minore a crescere in un ambiente familiare stabile e armonioso.
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