Piccoli artigiani e realtà private di grandi dimensioni, cooperative e imbottigliatori. E poi ancora un areale che si distende vicino al mare ma anche nella parte più interna, donando sfumature e strutture differenti. C'è chi rimane dentro la Doc, chi preferisce l'Igt, chi custodisce l'alberello e magari opta solo per rese molto basse e vigne con svariati lustri sulle spalle e chi...insomma, non è semplice inquadrare il Primitivo di Manduria, forse uno dei più famosi e noti vini d'Italia, riconosciuto con facilità anche dai non addetti ai lavori. Il mio articolo su Civiltà del bere con le considerazioni del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, dell'enologo Michele Schifone e del produttore Gianfranco Fino
Post di Alessandro Franceschini
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Il Salice Salentino sta cambiando. La sua evoluzione piacerà anche al mercato? Ne abbiamo parlato con il presidente - riconfermato per la terza volta - del consorzio DOC Salice Salentino salicesalentinodoc damiano reale. Oggi su Pugliosità
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È morto a 80 anni Etile #Carpenè, quarta generazione della più longeva casa spumantistica italiana. A renderlo noto è la famiglia attraverso una nota in cui esprime cordoglio congiuntamente ai dipendenti dell’azienda. “Ha amato il Prosecco e la sua terra, tramandando con rispetto e dedizione i valori fondanti dell’azienda di famiglia Carpenè Malvolti Spa, prima al mondo a produrre il vino spumante delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene”, ricordano dall’azienda. Leggi l'articolo completo su virtuquotidiane.it #virtùquotidiane #etilecarpenè #carpenèmalvolti
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Una figura che ha fatto la storia del settore vinicolo del Piemonte. Matteo Ascheri guida l’azienda di famiglia che opera sul campo dal 1880 e che il vino lo conosce bene da ogni sua sfaccettatura. Anche grazie all’apporto degli studi in Economia e commercio oggi la sua visione d’insieme riesce a valutare fattori che all’occhio inesperto di altri passerebbero in secondo piano. ✍ Patrizia Ferlini Leggi l'articolo completo su virtuquotidiane.it #VirtùQuotidiane #Langhe #MatteoAscheri
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In questo momento di sfide climatiche, Marzia Varvaglione condivide la sua visione sull'importanza della qualità dei vini. Scopri l'articolo completo 🌿👇🏻
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🔔 Crac di Terre Cortesi Moncaro: la fine di un gigante vitivinicolo marchigiano Il 25 ottobre segna il fallimento di Terre Cortesi Moncaro, la più grande cooperativa vitivinicola delle Marche. Dopo mesi di difficoltà finanziarie, con debiti accumulati fino a 38 milioni di euro, il Tribunale di Ancona ha decretato la liquidazione giudiziale. La cooperativa, un tempo simbolo di forza con oltre 600 soci e un fatturato di 30 milioni, ha visto il suo declino accelerato da cattive gestioni e lotte interne. Nonostante i tentativi di salvataggio, inclusi la nomina di custodi giudiziari e la rimozione del consiglio di amministrazione, la situazione era ormai irrimediabile. La preoccupazione principale ora è proteggere i viticoltori e le loro famiglie, e salvaguardare il valore del marchio e dei vigneti per evitare una dispersione del patrimonio. Cosa accadrà ora? Si spera in un futuro più stabile per la viticoltura marchigiana, con l’obiettivo di ricostruire fiducia e trasparenza. Leggi tutto l'articolo su gamberorosso.it
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Sono i “guardiani” dei territori (nati però, in genere, storicamente, sulla scia, la visione e gli investimenti di singole aziende pioniere), e importanti veicoli in termini sociali ed economici. Il loro ruolo è determinante per la promozione del territorio (insieme, però, al lavoro delle singole aziende e dei brand più importanti, ndr), sicuramente un asset decisivo per lo sviluppo di una denominazione, ma anche per la valorizzazione e la tutela dei vini in Italia e all’estero, perché la contraffazione è un pericolo che minaccia un patrimonio che genera lavoro e ricchezza. Scrivere le regole comuni di produzioni nei disciplinari, fare promozione e tutelare il “marchio collettivo” della denominazione era, è e sarà il ruolo dei Consorzi di tutela del vino, i “portavoce” delle aziende e di un territorio, il centro delle strategie di indirizzo che abbracciano anche un filone in grande ascesa come quello dell’enoturismo. #winenews
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Se gli spumanti italiani sono la categoria che ha tenuto in positivo i conti complessivi del settore negli ultimi anni, una parte del merito va alla crescita dei Metodo Classico, dalla Franciacorta al Trentodoc, dall’Alta Langa all’Oltrepò Pavese, dal recupero di territori storici come l’Asti, alla nascita, negli anni, di tante esperienze territoriali diverse con declinazioni di territorio più legate ai vitigni autoctoni, o a denominazioni e progetti più giovani, come quelle del Garda Doc o del “Trabocco”, marchio collettivo della spumantistica abruzzese, per fare qualche esempio, ma è fuor di dubbio che il motore che ha spinto la crescita sia nella “galassia Prosecco”, per volumi e per successo comunicativo e commerciale. E se il grosso, ovviamente, lo fa il Prosecco Doc (che dovrebbe chiudere il 2024 con imbottigliamenti in crescita del 7% sul 2023, a 660 milioni di bottiglie, secondo i dati anticipati da WineNews), insieme alla zona storica, quella del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, con le sue Colline Patrimonio Unesco (focus dell’ultimo numero, appena pubblicato, de “I Quaderni di WineNews”), che negli ultimi anni ha messo sul mercato, con costanza, poco più di 100 milioni di bottiglie all’anno, a crescere molto è stata anche la non più piccola denominazione dell’Asolo Prosecco Docg, che “registra un nuovo storico record, raggiungendo 30 milioni di bottiglie certificate. Un risultato straordinario per il Consorzio Vini Asolo Montello e per la denominazione, che mostra una crescita costante non solo quantitativa, ma anche qualitativa, con un progressivo aumento di valore del prodotto, obiettivo che il Consorzio si è dato da lungo tempo e che continuerà a perseguire”, comunica lo stesso Consorzio guidato da Michele Noal. #winenews
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Trasimeno, i fili spezzati della Grenache di Daniele Becchi Un finto gamay vista lago, per un futuro fatto di sottrazioni enologiche e progetti identitari in terra umbra. Assaggi in anteprima (e non) dalla Doc Trasimeno Quella della Doc Trasimeno è la storia di una piccola produzione enologica alla ricerca dell’agognato posto al sole. Un’ambizione sorretta da un territorio bello, che si fonda su una storica vocazione alla viticoltura oggi spinta da uno sforzo enologico che ambisce a interpretare i vini con uno stile che il Consorzio non esita a definire contemporaneo. Un sorso più semplice, un approccio informale al bicchiere e – speriamo – alla comunicazione, nella consapevolezza, forse, che questo non è ciò che avremmo voluto, ma calza alla perfezione con il qui e adesso. Realpolitik al sapore di grenache, adornata da uno dei tratti di Umbria più veri e veraci. Consorzio Tutela Vini Trasimeno
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Rintracciare la storia di un sapore è sempre un’avventura. Si tratta di seguire odori, antichi racconti, scovare ritornelli di canzoni e illustrazioni, imbattersi in citazioni che indicano proprio quello che stiamo cercando. Un viaggio tra tradizioni, animali, colori, pianure, persone, nonne e nonni dal tocco semplice e sapiente. Poi arriva il momento in cui quella storia disseminata viene riconosciuta, raccolta e organizzata da qualcuno. Proprio quello che è successo col Consorzio del Parmigiano Reggiano che ha riunito la storia di un sapore, gli ha dato regole precise, l’ha difeso nel mondo e l’ha trasformato in leggenda. Benvenuti nell’Archivio Storico Digitale del Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano. Il 27 luglio 1934 nella Rocca di Soragna (Parma) viene sottoscritto l’atto costitutivo del primo “Consorzio Interprovinciale Grana Tipico” tra i produttori delle diverse province di origine. L’obiettivo è immediatamente chiaro: proteggere e tutelare il prodotto grazie alla marchiatura delle forme, e difendere il nome “Reggiano” e “Parmigiano” rispetto agli altri formaggi a pasta dura. Nel 1937 i territori di produzione divengono quelli definitivi: le province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova (a destra del Po) e Bologna (alla sinistra del Reno). Da qui in poi la storia del Parmigiano Reggiano toccherà grandi eventi, a partire dall'Esposizione Universale di New York del 1939. Arriveranno innovazioni tecniche che non intaccheranno la tradizione, ma che invece ne metteranno in risalto gli aspetti migliori; arriverà la televisione, il Carosello, e tutti gli spot conquisteranno le famiglie e riempiranno l’atmosfera di casa. Sarà amato dai personaggi del cinema, come Fellini, diventando parte della vita mondana e dello stile italiano. Sarà cercato dai personaggi della politica, comparirà nelle grandi competizioni sportive come i mondiali di calcio o nelle imprese di atletica leggera. Da 90 anni il Consorzio veglia su questo formaggio prodotto con gli stessi ingredienti da nove secoli, fatto da persone sapienti, attente le une alle altre, alla terra che lo genera e lo circonda; difendendolo con l’obiettivo di portare ai consumatori la miglior qualità possibile e la garanzia di autenticità, sia in Italia sia all’estero. Per festeggiare questo anniversario il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha pubblicato l’Archivio Digitale, dove è contenuto tutto l’universo di Parmigiano Reggiano. Quella che hai appena letto è la sesta puntata di #storiedarchivio, la raccolta di racconti brevi in cui Promemoria Group dà voce ai brand e al loro materiale d’archivio. Un viaggio tra oggetti e icone che hanno fatto storia. Video Credits: Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano | DIAVIVA Andrea Montorio / Gisella Riva / Raffaele Reinerio / Giacomo Golinelli / Giulia Venuti / Nicoletta Esposito #promemoriagroup #heritage #archivio #archiviostorico #percorsieditoriali #parmigianoreggiano
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Presentato la settimana scorsa nella sede del Consorzio Vini Colli Euganei il piano Strategico di promozione del Serprino. L’ambizione? da neanche un milione a 8,5 milioni di bottiglie con cui inondare Padova e poi progressivamente il Veneto e oltre. Sarà il front man dei vini dei Colli Euganei destinati tutti a una politica di forte rilancio. il Piano strategico di Promozione del Serprino presentato dal giornalista, scrittore e consulente Angelo Peretti e dal Presidente del Consorzio Gianluca Carraro parte proprio da questo assunto: le risorse sono poche e vanno impiegate bene e canalizzate al meglio e il potenziale del Serprino è notevole e va liberato. Un vino che, considerato le modifiche che si renderebbe necessario introdurre a disciplinare, dovrebbe mirare a: – chiamarsi Serprino dei Colli Euganei Doc e non il contrario; – poter essere prodotto in modalità sur lie o “col fondo” come si direbbe in Veneto; – poter utilizzare come sistema di chiusura il tappo a vite, se non addirittura a corona come ha immaginato Peretti; – godere di una nuova immagine coordinata ed omogenea a partire dall’etichetta; – diventare il vino dell’aperitivo, delle cerimonie e la base mixology innanzitutto di Padova e provincia per poi conquistare spazi nelle altre province del Veneto (esclusa Treviso) in Italia e, perchè no, pure fuori confine. – avere un proprio stand Serprino unico al Vinitaly. #serprino #collieuganei #padova -
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