📱 Il potere dei social media nell'influenzare il benessere psicologico delle nuove generazioni è sempre più evidente. I modelli di perfezione fisica proposti online possono condizionare pensieri, umori e comportamenti, alimentando un rapporto distorto con l'immagine corporea. 🔎 Secondo un'indagine condotta da Skuola.net e l'Associazione Di.Te. su un campione di 1.668 giovani tra i 9 e i 24 anni, ben il 75% dei ragazzi valuta il proprio aspetto confrontandolo con quello degli influencer e delle star dei social media. Questo confronto spesso porta a modificare le abitudini alimentari nel tentativo di conformarsi a determinati canoni estetici, con conseguenze negative sull'autostima e sul benessere psicologico. 👉 L'impatto dei social sul rapporto con il corpo e il cibo coinvolge entrambi i generi, con il 59% dei giovani che si rivolgono ai servizi sanitari per disturbi del comportamento alimentare compresi tra i 13 e i 25 anni, e addirittura il 6% che ha meno di 12 anni. La mancata accettazione del proprio corpo è diffusa, con il 40% dei giovani che a volte evita situazioni sociali per insicurezza fisica. Anche nell'ambito digitale, la pressione per conformarsi a standard irrealistici è evidente, con il 27% insoddisfatto dell'aspetto nelle foto e nei video pubblicati online. Il 34% dei giovani cerca di modificare le proprie immagini prima di condividerle, riflettendo una crescente preoccupazione per l'autostima influenzata dai social media. 💚 Comprendere e affrontare questi problemi è una sfida complessa, con molti giovani che preferiscono non parlare apertamente dei propri disagi. Tuttavia, riconoscere il legame tra i modelli estetici idealizzati sui social media e il benessere psicologico è il primo passo per promuovere una cultura di accettazione e sostegno nei confronti di tutte le forme e dimensioni del corpo.
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L'impatto dei social media sulla salute mentale dei giovani Negli ultimi anni stiamo assistendo a un allarmante aumento dei disturbi mentali tra giovani e adolescenti. Studi recenti evidenziano un incremento significativo, in particolare di ansia e depressione, che superano il 20% tra gli studenti universitari. Anche altri disturbi, come l'ADHD e il disturbo bipolare, sono forte in crescita. La Generazione Z sembra essere particolarmente colpita, con un aumento dell'ansia più marcato rispetto alle generazioni precedenti. Si tratta sicuramente di un trend preoccupante: i giovani di oggi stanno vivendo un cambiamento profondo nella loro salute mentale. Le cause di questo fenomeno sono molteplici, ma un fattore che emerge con sempre maggiore chiarezza è l'uso intensivo di internet e dei social media. Dal 2010 il tempo medio passato sui social media è cresciuto a livello esponenziale. L 'avvento di Internet, smartphone e social media ha perciò costituito una vera e propria rivoluzione, fornendo da un lato nuove opportunità e dall’ altro molti rischi connessi, fra cui il possibile iper-utilizzo degli stessi, che si correla con un visibile aumento del disagio giovanile. L'uso intensivo di piattaforme di intrattenimento come YouTube, Netflix e TikTok ha infatti spostato la attenzione verso forme di consumo più immediate e visive, sostituendo progressivamente altre attività, come ad esempio la lettura di libri e riviste. La disponibilità costante di informazioni e stimoli digitali ha così portato a una riduzione della capacità di concentrarsi a lungo su una singola attività e a un abbassamento della capacità di attenzione sostenuta. Il tutto con enormi ripercussioni sulle attività quotidiane, il rendimento scolastico, l’autostima e la qualità di vita. in questo senso internet può divenire lo scenario in cui si manifestano possibili blocchi nello sviluppo evolutivo dell’adolescente: come ha dimostrato Jean Iwenge, infatti, gli adolescenti che trascorrono più tempo utilizzando i social media hanno maggiori probabilità di soffrire di depressione, ansia e altri disturbi. Il disagio psichico non si manifesta con comportamenti asociali e trasgressivi fuori dalle mura di casa, ma con un ripiegamento depressivo e un sentimento pervasivo di vergogna che si riflettono sulle modalità di utilizzo del Web e che possono comportare l’incremento di una dipendenza dal mezzo Internet. L'uso eccessivo di internet può infatti attivare meccanismi cerebrali simili a quelli delle dipendenze da sostanze, con visibili effetti negativi anche nell’ambito dello sviluppo emotivo e relazionale. È importante quindi educare tutte le persone, soprattutto i più giovani, a un uso critico e consapevole dei social media, consci dei rischi e dei benefici di questi strumenti ormai per noi così indispensabili. da Carlo Trionfi , CSF
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ADOLESCENZA La necessità di sfuggire, di non pensare al dolore, addirittura di negarlo non consente ai giovani di affrontare la sofferenza come elemento che è parte della vita di tutti noi. E il benessere diviene un fine assoluto, da raggiungere a tutti i costi e il prima possibile, non riconoscendolo come equilibrio derivante da uno sforzo costante e un percorso da costruire e a cui tendere anche attraversando dei momenti negativi. La conseguenza ultima e paradossale è quindi quella di non acquisire gli strumenti necessari per poter sviluppare una propria identità, e contemporaneamente di non crescere emotivamente, rimanendo intrappolati in questo circolo vizioso. I professionisti della cura, non possono che porre l’attenzione sulla necessità di continuare a interrogarsi sulla salute mentale dei giovani, su come si possa prevenire il disagio e promuoverne il benessere. Tale consapevolezza richiama la responsabilità del mondo adulto, che in quanto tale può aver cura di queste dimensioni, nell’ottica di sviluppare un’attenzione collettiva e una missione costante per far sì che la salute mentale venga considerata un “bene comune” indispensabile per tutti. L’importanza di promuoverla salute soprattutto nelle prime fasi di vita, mediante interventi precoci, in modo da evitare la medicalizzazione del disturbo, la sua istituzionalizzazione o la sua insorgenza in età adulta. La stessa attenzione e centralità circa la tutela della salute dei giovani è stabilita dagli articoli 3, 24, 27, 32 della “Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” (CRC – Convention on the Rights of the Child) (1989) non solo in riferimento allo sviluppo fisico, ma anche mentale, spirituale, morale o sociale. Tale documento ribadisce, inoltre, l’importanza e la necessità per il raggiungimento di tali obiettivi, oltre che dell’adozione di misure legislative, amministrative, sociali, anche di azioni educative. I giovani risultano, quindi, più a rischio, rispetto ad altri, della “vulnerabilità sociale tipica della contemporaneità”. Concentrarsi sulle loro risorse positive per promuoverne il benessere diviene la chiave di lavoro, che coinvolge numerosi agenti, tra cui la scuola e la famiglia, come agenzie educative cruciali e luogo della quotidianità della maggior parte degli adolescenti. Inoltre, la stessa possibilità di accedere a servizi dedicati alla cura, può divenire co-protagonista della costruzione di un processo di crescita degli adolescenti e di dimensioni future per loro “pensabili” e “possibili”.
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L'aumento del tempo trascorso sullo schermo e l'iperconnessione sui social media, soprattutto dopo la pandemia da Covid-19, stanno sollevando notevoli preoccupazioni, in particolare per i loro effetti sul benessere relazionale e psicologico di bambini e adolescenti. Nell'articolo 𝗛𝗼𝘄 𝗦𝗰𝗿𝗲𝗲𝗻 𝗧𝗶𝗺𝗲 𝗮𝗻𝗱 𝗦𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗛𝘆𝗽𝗲𝗿𝗰𝗼𝗻𝗻𝗲𝗰𝘁𝗶𝗼𝗻 𝗛𝗮𝘃𝗲 𝗛𝗮𝗿𝗺𝗲𝗱 𝗔𝗱𝗼𝗹𝗲𝘀𝗰𝗲𝗻𝘁𝘀’ 𝗥𝗲𝗹𝗮𝘁𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹 𝗮𝗻𝗱 𝗣𝘀𝘆𝗰𝗵𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗪𝗲𝗹𝗹-𝗕𝗲𝗶𝗻𝗴 𝘀𝗶𝗻𝗰𝗲 𝘁𝗵𝗲 𝗖𝗢𝗩𝗜𝗗-𝟭𝟵 𝗣𝗮𝗻𝗱𝗲𝗺𝗶𝗰, pubblicato sulla rivista Social Sciences, Antonio Tintori, Giulia Ciancimino e Loredana Cerbara, hanno analizzato i dati di due indagini trasversali rappresentative condotte tra gli adolescenti italiani nel 2019 e nel 2022. I risultati rivelano il profondo impatto della pandemia sull’uso quotidiano dei social media, mostrando un aumento significativo in tutti i gruppi sociali, indipendentemente dalle caratteristiche socio-demografiche, con le ragazze che mostrano livelli più elevati di iperconnessione. Inoltre, i risultati indicano che gli individui iperconnessi hanno una probabilità 1,4 volte maggiore di sperimentare stati psicologici negativi rispetto ai loro coetanei. Gli effetti dell’iperconnessione variano a seconda del genere, influenzando le interazioni sociali sia orizzontali che verticali, riducendo la fiducia nelle figure adulte, aumentando la probabilità di vittimizzazione da cyberbullismo, phubbing e preoccupazioni per l’immagine corporea e favorendo la convinzione che le relazioni online possano sostituire quelle offline. Nel complesso, lo studio evidenzia l’urgente necessità di strategie di prevenzione, sensibilizzazione ed educazione più efficaci rivolte a educatori, genitori e adolescenti. 👉 https://lnkd.in/dCcSFMmY #iperconnessione #adolescenti #salute
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Gli effetti dei social media sulla salute mentale sono complessi e spesso contraddittori. Uno studio condotto dall’Università della Pennsylvania ha riscontrato che ridurre l’uso di piattaforme social come Facebook, Instagram e Snapchat può portare a una diminuzione significativa dei livelli di ansia e depressione. L’uso dei social media può influenzare negativamente l’autostima, soprattutto a causa della tendenza a confrontarsi con gli altri. Le piattaforme social presentano spesso immagini idealizzate delle vite altrui, che possono portare a sentimenti di inadeguatezza e insoddisfazione personale. L’uso compulsivo dei social media può portare a comportamenti di dipendenza, con conseguente impatto negativo sulla qualità del sonno. Nonostante i potenziali rischi, i social media offrono anche numerosi benefici, soprattutto in termini di connessione sociale, supporto emotivo e accesso a informazioni. Durante la pandemia di Covid-19, i social media hanno giocato un ruolo cruciale nel mantenere le persone connesse. In conclusione, i social media rappresentano una realtà complessa e sfaccettata per i giovani. Sebbene possano offrire molte opportunità positive, è fondamentale essere consapevoli dei potenziali rischi e delle conseguenze negative di un uso scorretto. Attraverso un approccio equilibrato e consapevole, è possibile massimizzare i benefici dei social media. https://lnkd.in/dHMMEyQB
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“Dopo la pandemia di Covid-19, poi, il numero di quelli affetti da depressione o disturbi d'ansia è quintuplicato, e quello di chi soffre di disturbi del comportamento alimentare è aumentato del 30 per cento. Qual è la causa? Se date retta ai giornali o alla tv non avete dubbi: è tutta colpa dei social e dei telefonini. I giovani passano troppo tempo attaccati allo schermo, si isolano, gli influencer gli propongono ideali di successo e di bellezza irraggiungibili, così si incupiscono, si deprimono, e si tolgono la vita.” “Peccato - sostiene la studiosa- che non esista una sola ricerca scientifica che dimostri in maniera chiara e inequivocabile che i social fanno male alla salute mentale dei giovani. Sembra incredibile, ma gli scienziati che sostengono che il malessere mentale dei giovani è provocato dall'eccesso di tempo trascorso attaccati ai telefonini a guardare pagine social (il cosiddetto "screentime") sono pochissimi, una esigua minoranza.” […] Candice Odgers - professoressa di psicologia dell'Università di California a Irvine - […] ha scritto un rovente articolo su Nature: […] «Centinaia di ricercatori - me compresa - hanno condotto ricerche per capire se il tempo passato sui social abbia effetti pesanti. I nostri sforzi hanno dimostrato che o non c'è nessun effetto, o l'effetto è minuscolo, o molto dubbio. E quando questi studi si sono protratti nel tempo hanno suggerito non che l'uso dei social media predice o causa la depressione, bensì che i giovani che già soffrono di disturbi mentali utilizzano queste piattaforme più spesso o in modi diversi rispetto ai loro pari».” Il quotidiano Domani ha dato spazio la tesi della professoressa Candice Odgers, che con la sua pubblicazione su Nature ha cercato di ridimensionare il ruolo dei social media nelle cause del disagio psicologico tra i giovani. Infatti, dai dati a disposizione, sembra emergere che le piattaforme online non siano fonte di disagio, bensì che abbiano un ruolo “peggiorativo” nelle situazioni di disagio. Al di là del dibattito in corso, che andrebbe basato sulle evidenze, è importante rafforzare il ruolo della prevenzione per dare gli strumenti a tutti, soprattutto ai giovani, per poter affrontare al meglio il complicato mondo dei social media.
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La promozione del benessere degli adolescenti è una questione complessa che va ben oltre la semplice correzione di comportamenti a rischio come la sedentarietà, il fumo e l'abuso di alcol e droghe
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🤳🏼 Gli adolescenti trascorrono circa 𝟱 𝗼𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 soltanto sulle piattaforme di 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮. Allora 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗺𝗮𝗶 𝗶𝗹 𝟱𝟳% 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗱𝗼𝗹𝗲𝘀𝗰𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗳𝗲𝗿𝗶𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗼 𝗮𝗳𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼? Lo rivela il libro 𝐿𝑎 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑛𝑠𝑖𝑜𝑠𝑎 dello psicologo statunitense Jonathan Haidt, che ha raccolto molti studi sul 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝘁𝗿𝗮 𝗹’𝘂𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗲 𝗹’𝗮𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗱𝗶𝘀𝘁𝘂𝗿𝗯𝗶 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗶 𝗻𝗲𝗶 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶. 👉🏼 In Italia la situazione è decisamente simile. I ragazzi molto giovani si trovano a coltivare le proprie relazioni nel mondo virtuale, con una 𝗻𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗳𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮 𝗮 𝗳𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮 e delle opportunità di accrescere il senso di responsabilità e di assunzione di rischi. Si perdono anche 𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗴𝗶𝗼𝗰𝗼, 𝗽𝗲𝗿 𝗹’𝗲𝘀𝗽𝗹𝗼𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗺𝗽𝗮𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗮 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝘀𝗶 𝗰𝘂𝗿𝗮 𝗴𝗹𝗶 𝘂𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶. 👉🏼 I ragazzi hanno 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗼𝗰𝗰𝗮𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗶𝗻𝗰𝗮𝗿𝗻𝗮𝘁𝗲, 𝘂𝗻𝗼-𝗮-𝘂𝗻𝗼, e sempre più esposti a 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝘃𝗶𝗿𝘁𝘂𝗮𝗹𝗶 𝘂𝗻𝗼-𝗮-𝗺𝗼𝗹𝘁𝗶, 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝗽𝗼𝗻𝗲 𝗮 𝗳𝗼𝗿𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶: 𝗹𝗮 𝗿𝗲𝗽𝘂𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲̀ 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗴𝗶𝗼𝗰𝗼, basta un solo errore per rovinare la reputazione sociale. Questi non sono gli unici aspetti da tenere in considerazione. 𝗟’𝗮𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗽𝗿𝗲𝗺𝗮𝘁𝘂𝗿𝗼 𝗮𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗻𝗲𝘁𝘄𝗼𝗿𝗸, 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗹𝗲 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗲 𝗶𝗻𝗱𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶, 𝗽𝗿𝗼𝗱𝘂𝗰𝗲 𝘂𝗻 𝗽𝗲𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶. 👉🏼 Guarda il video per scoprire di più! #smartphone #DisagioGiovanile #SaluteMentale #BenessereDigitale #DigitalWellbeing #DipendenzeTecnologiche #AssociazioneDiTe
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🤳🏼 Gli adolescenti trascorrono circa 𝟱 𝗼𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 soltanto sulle piattaforme di 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮. Allora 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗺𝗮𝗶 𝗶𝗹 𝟱𝟳% 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗱𝗼𝗹𝗲𝘀𝗰𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗳𝗲𝗿𝗶𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗼 𝗮𝗳𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼? Lo rivela il libro 𝐿𝑎 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑛𝑠𝑖𝑜𝑠𝑎 dello psicologo statunitense Jonathan Haidt, che ha raccolto molti studi sul 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝘁𝗿𝗮 𝗹’𝘂𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗲 𝗹’𝗮𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗱𝗶𝘀𝘁𝘂𝗿𝗯𝗶 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗶 𝗻𝗲𝗶 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶. 👉🏼 In Italia la situazione è decisamente simile. I ragazzi molto giovani si trovano a coltivare le proprie relazioni nel mondo virtuale, con una 𝗻𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗳𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮 𝗮 𝗳𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮 e delle opportunità di accrescere il senso di responsabilità e di assunzione di rischi. Si perdono anche 𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗴𝗶𝗼𝗰𝗼, 𝗽𝗲𝗿 𝗹’𝗲𝘀𝗽𝗹𝗼𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗺𝗽𝗮𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗮 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝘀𝗶 𝗰𝘂𝗿𝗮 𝗴𝗹𝗶 𝘂𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶. 👉🏼 I ragazzi hanno 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗼𝗰𝗰𝗮𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗶𝗻𝗰𝗮𝗿𝗻𝗮𝘁𝗲, 𝘂𝗻𝗼-𝗮-𝘂𝗻𝗼, e sempre più esposti a 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝘃𝗶𝗿𝘁𝘂𝗮𝗹𝗶 𝘂𝗻𝗼-𝗮-𝗺𝗼𝗹𝘁𝗶, 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝗽𝗼𝗻𝗲 𝗮 𝗳𝗼𝗿𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶: 𝗹𝗮 𝗿𝗲𝗽𝘂𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲̀ 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗴𝗶𝗼𝗰𝗼, basta un solo errore per rovinare la reputazione sociale. Questi non sono gli unici aspetti da tenere in considerazione. 𝗟’𝗮𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗽𝗿𝗲𝗺𝗮𝘁𝘂𝗿𝗼 𝗮𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗻𝗲𝘁𝘄𝗼𝗿𝗸, 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗹𝗲 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗲 𝗶𝗻𝗱𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶, 𝗽𝗿𝗼𝗱𝘂𝗰𝗲 𝘂𝗻 𝗽𝗲𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶. 👉🏼 Guarda il video per scoprire di più! #smartphone #DisagioGiovanile #SaluteMentale #BenessereDigitale #DigitalWellbeing #DipendenzeTecnologiche #AssociazioneDiTe
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Tutto sommato è una questione semplice: occorre scegliere se #educare i figli al #marketing o accettare che sia il marketing educare loro.
Psicologo- Autore per Feltrinelli- Co-CEO @ Emotifood | esperto in Disturbi Alimentari e dell’Immagine Corporea
➡️Mi spiace, ma non potevo rimanere in silenzio. È difficile non provare preoccupazione quando vediamo una bambina di 8-10 anni parlare con dimestichezza di skincare e "glow up", citando marchi come Sephora come se fossero parte naturale del suo mondo. Ma il vero problema non è solo il tempo che i più giovani trascorrono sui social media - è la natura dei contenuti a cui sono esposti. Una recente revisione di 50 studi condotti in 17 paesi ha evidenziato come l'esposizione a certi tipi di contenuti social possa influenzare negativamente l'immagine corporea e la salute mentale dei giovani. Ma non tutti i contenuti digitali hanno lo stesso impatto. Un'ora trascorsa ad ascoltare una lezione di storia medievale del Professor Barbero o a guardare un episodio di SuperQuark con Piero o Alberto Angela offre un arricchimento culturale senza promuovere ideali estetici irrealistici. Al contrario, lo stesso tempo dedicato a contenuti focalizzati su apparenza ed estetica può alimentare insoddisfazione corporea e standard di bellezza irraggiungibili. Come professionisti, dobbiamo essere consapevoli non solo del tempo che i giovani trascorrono online, ma soprattutto della qualità dei contenuti che consumano. La ricerca ci dice che il supporto genitoriale può fare la differenza nel mediare l'impatto dei social media. È nostro dovere promuovere un consumo mediatico più consapevole e costruttivo, che arricchisca invece di danneggiare. Pochi leggeranno sino a qui, ma se sei tra quei pochi e ti occupi di questo nella tua vita professionale, leggere il libro “Fuga dallo Specchio” (Feltrinelli Editore)potrebbe permetterti di approfondire e a breve ripartiranno i corsi sulla Body Image Modular Therapy(per medici, psicologi e nutrizionisti) per aiutare coloro che lottano contro lo specchio e la bilancia. #EducazioneDigitale #GenitorConsapevoli #RicercaScientifica #BenessereGiovani #digitalwellbeing Fonti: Dane A, Bhatia K. The social media diet: A scoping review to investigate the association between social media, body image and eating disorders amongst young people. PLOS Glob Public Health. 2023 Mar De Coen J, Goossens L, Bosmans G, Debra G, Verbeken S. Body dissatisfaction and disordered eating symptoms in children's daily life: Can parents protect against appearance comparison on social media? Body Image. 2024 Mar
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rendiamoci conto del danno
Psicologo- Autore per Feltrinelli- Co-CEO @ Emotifood | esperto in Disturbi Alimentari e dell’Immagine Corporea
➡️Mi spiace, ma non potevo rimanere in silenzio. È difficile non provare preoccupazione quando vediamo una bambina di 8-10 anni parlare con dimestichezza di skincare e "glow up", citando marchi come Sephora come se fossero parte naturale del suo mondo. Ma il vero problema non è solo il tempo che i più giovani trascorrono sui social media - è la natura dei contenuti a cui sono esposti. Una recente revisione di 50 studi condotti in 17 paesi ha evidenziato come l'esposizione a certi tipi di contenuti social possa influenzare negativamente l'immagine corporea e la salute mentale dei giovani. Ma non tutti i contenuti digitali hanno lo stesso impatto. Un'ora trascorsa ad ascoltare una lezione di storia medievale del Professor Barbero o a guardare un episodio di SuperQuark con Piero o Alberto Angela offre un arricchimento culturale senza promuovere ideali estetici irrealistici. Al contrario, lo stesso tempo dedicato a contenuti focalizzati su apparenza ed estetica può alimentare insoddisfazione corporea e standard di bellezza irraggiungibili. Come professionisti, dobbiamo essere consapevoli non solo del tempo che i giovani trascorrono online, ma soprattutto della qualità dei contenuti che consumano. La ricerca ci dice che il supporto genitoriale può fare la differenza nel mediare l'impatto dei social media. È nostro dovere promuovere un consumo mediatico più consapevole e costruttivo, che arricchisca invece di danneggiare. Pochi leggeranno sino a qui, ma se sei tra quei pochi e ti occupi di questo nella tua vita professionale, leggere il libro “Fuga dallo Specchio” (Feltrinelli Editore)potrebbe permetterti di approfondire e a breve ripartiranno i corsi sulla Body Image Modular Therapy(per medici, psicologi e nutrizionisti) per aiutare coloro che lottano contro lo specchio e la bilancia. #EducazioneDigitale #GenitorConsapevoli #RicercaScientifica #BenessereGiovani #digitalwellbeing Fonti: Dane A, Bhatia K. The social media diet: A scoping review to investigate the association between social media, body image and eating disorders amongst young people. PLOS Glob Public Health. 2023 Mar De Coen J, Goossens L, Bosmans G, Debra G, Verbeken S. Body dissatisfaction and disordered eating symptoms in children's daily life: Can parents protect against appearance comparison on social media? Body Image. 2024 Mar
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