“Dopo la pandemia di Covid-19, poi, il numero di quelli affetti da depressione o disturbi d'ansia è quintuplicato, e quello di chi soffre di disturbi del comportamento alimentare è aumentato del 30 per cento. Qual è la causa? Se date retta ai giornali o alla tv non avete dubbi: è tutta colpa dei social e dei telefonini. I giovani passano troppo tempo attaccati allo schermo, si isolano, gli influencer gli propongono ideali di successo e di bellezza irraggiungibili, così si incupiscono, si deprimono, e si tolgono la vita.” “Peccato - sostiene la studiosa- che non esista una sola ricerca scientifica che dimostri in maniera chiara e inequivocabile che i social fanno male alla salute mentale dei giovani. Sembra incredibile, ma gli scienziati che sostengono che il malessere mentale dei giovani è provocato dall'eccesso di tempo trascorso attaccati ai telefonini a guardare pagine social (il cosiddetto "screentime") sono pochissimi, una esigua minoranza.” […] Candice Odgers - professoressa di psicologia dell'Università di California a Irvine - […] ha scritto un rovente articolo su Nature: […] «Centinaia di ricercatori - me compresa - hanno condotto ricerche per capire se il tempo passato sui social abbia effetti pesanti. I nostri sforzi hanno dimostrato che o non c'è nessun effetto, o l'effetto è minuscolo, o molto dubbio. E quando questi studi si sono protratti nel tempo hanno suggerito non che l'uso dei social media predice o causa la depressione, bensì che i giovani che già soffrono di disturbi mentali utilizzano queste piattaforme più spesso o in modi diversi rispetto ai loro pari».” Il quotidiano Domani ha dato spazio la tesi della professoressa Candice Odgers, che con la sua pubblicazione su Nature ha cercato di ridimensionare il ruolo dei social media nelle cause del disagio psicologico tra i giovani. Infatti, dai dati a disposizione, sembra emergere che le piattaforme online non siano fonte di disagio, bensì che abbiano un ruolo “peggiorativo” nelle situazioni di disagio. Al di là del dibattito in corso, che andrebbe basato sulle evidenze, è importante rafforzare il ruolo della prevenzione per dare gli strumenti a tutti, soprattutto ai giovani, per poter affrontare al meglio il complicato mondo dei social media.
Da cyberpsicologa sono anni che seguo gli studi sull’argomento. Faccio formazione nelle scuole ad alunni, professori e genitori, ma nessuno si pone il problema della salute mentale dei ragazzi a monte dell’utilizzo eccessivo della tecnologia (social ed anche videogame).
E' il vuoto che si cerca di colmare; quel non so che, sensazione sottesa di ansia del futuro, porta, anzicche' proattivamente, a stimolare la progettazione verso un obiettivo, a stare la', passivamente, a mantenere fermo quello stato d'animo. E cosi si blocca la naturale progressione in avanti.
E' un argomento che merita approfondimento. Il fatto che la sovraesposizione allo schermo, subire passivamente contenuti per ore, credo che degli effetti ci siano e di ricerche sul tema pure. Ma non voglio fare affermazioni senza portare della letteratura, farò ricerca in merito. Grazie per lo spunto.
Meta nel frattempo ha appena avviato una ricerca per valutare l'impatto di Instagram sulla salute mentale degli adolescenti.
Interessante!
Grazie della condivisione
Neuropsicologa del benessere; Psicologa Clinica; Psicodiagnosta;Training autogeno;Psicosomatica;PNEI; Mindfulness Professional Trainer; Mindfulness Clinical Therapist; MBSR;MBCT;MB-EAT;MAPS ADHD;MFY;MATTERS;MBCP.
6 mesiSono sempre più convinta che è fondamentale oggi, lavorare sul benessere su tre fronti contemporaneamente: prevenzione; informazione e formazione. Un lavoro che ha come protagonisti soprattutto alunni, docenti, famiglie ed anche pediatri e medici di base. Un lavoro capillare, forse lungo, ma che ribalta totalmente lo stile e gli stili di vita. I risultati che ho potuto vedere e documentare fin ora sono molto soddisfacenti.