L'aumento del tempo trascorso sullo schermo e l'iperconnessione sui social media, soprattutto dopo la pandemia da Covid-19, stanno sollevando notevoli preoccupazioni, in particolare per i loro effetti sul benessere relazionale e psicologico di bambini e adolescenti. Nell'articolo 𝗛𝗼𝘄 𝗦𝗰𝗿𝗲𝗲𝗻 𝗧𝗶𝗺𝗲 𝗮𝗻𝗱 𝗦𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗛𝘆𝗽𝗲𝗿𝗰𝗼𝗻𝗻𝗲𝗰𝘁𝗶𝗼𝗻 𝗛𝗮𝘃𝗲 𝗛𝗮𝗿𝗺𝗲𝗱 𝗔𝗱𝗼𝗹𝗲𝘀𝗰𝗲𝗻𝘁𝘀’ 𝗥𝗲𝗹𝗮𝘁𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹 𝗮𝗻𝗱 𝗣𝘀𝘆𝗰𝗵𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗪𝗲𝗹𝗹-𝗕𝗲𝗶𝗻𝗴 𝘀𝗶𝗻𝗰𝗲 𝘁𝗵𝗲 𝗖𝗢𝗩𝗜𝗗-𝟭𝟵 𝗣𝗮𝗻𝗱𝗲𝗺𝗶𝗰, pubblicato sulla rivista Social Sciences, Antonio Tintori, Giulia Ciancimino e Loredana Cerbara, hanno analizzato i dati di due indagini trasversali rappresentative condotte tra gli adolescenti italiani nel 2019 e nel 2022. I risultati rivelano il profondo impatto della pandemia sull’uso quotidiano dei social media, mostrando un aumento significativo in tutti i gruppi sociali, indipendentemente dalle caratteristiche socio-demografiche, con le ragazze che mostrano livelli più elevati di iperconnessione. Inoltre, i risultati indicano che gli individui iperconnessi hanno una probabilità 1,4 volte maggiore di sperimentare stati psicologici negativi rispetto ai loro coetanei. Gli effetti dell’iperconnessione variano a seconda del genere, influenzando le interazioni sociali sia orizzontali che verticali, riducendo la fiducia nelle figure adulte, aumentando la probabilità di vittimizzazione da cyberbullismo, phubbing e preoccupazioni per l’immagine corporea e favorendo la convinzione che le relazioni online possano sostituire quelle offline. Nel complesso, lo studio evidenzia l’urgente necessità di strategie di prevenzione, sensibilizzazione ed educazione più efficaci rivolte a educatori, genitori e adolescenti. 👉 https://lnkd.in/dCcSFMmY #iperconnessione #adolescenti #salute
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L'impatto dei social media sulla salute mentale dei giovani Negli ultimi anni stiamo assistendo a un allarmante aumento dei disturbi mentali tra giovani e adolescenti. Studi recenti evidenziano un incremento significativo, in particolare di ansia e depressione, che superano il 20% tra gli studenti universitari. Anche altri disturbi, come l'ADHD e il disturbo bipolare, sono forte in crescita. La Generazione Z sembra essere particolarmente colpita, con un aumento dell'ansia più marcato rispetto alle generazioni precedenti. Si tratta sicuramente di un trend preoccupante: i giovani di oggi stanno vivendo un cambiamento profondo nella loro salute mentale. Le cause di questo fenomeno sono molteplici, ma un fattore che emerge con sempre maggiore chiarezza è l'uso intensivo di internet e dei social media. Dal 2010 il tempo medio passato sui social media è cresciuto a livello esponenziale. L 'avvento di Internet, smartphone e social media ha perciò costituito una vera e propria rivoluzione, fornendo da un lato nuove opportunità e dall’ altro molti rischi connessi, fra cui il possibile iper-utilizzo degli stessi, che si correla con un visibile aumento del disagio giovanile. L'uso intensivo di piattaforme di intrattenimento come YouTube, Netflix e TikTok ha infatti spostato la attenzione verso forme di consumo più immediate e visive, sostituendo progressivamente altre attività, come ad esempio la lettura di libri e riviste. La disponibilità costante di informazioni e stimoli digitali ha così portato a una riduzione della capacità di concentrarsi a lungo su una singola attività e a un abbassamento della capacità di attenzione sostenuta. Il tutto con enormi ripercussioni sulle attività quotidiane, il rendimento scolastico, l’autostima e la qualità di vita. in questo senso internet può divenire lo scenario in cui si manifestano possibili blocchi nello sviluppo evolutivo dell’adolescente: come ha dimostrato Jean Iwenge, infatti, gli adolescenti che trascorrono più tempo utilizzando i social media hanno maggiori probabilità di soffrire di depressione, ansia e altri disturbi. Il disagio psichico non si manifesta con comportamenti asociali e trasgressivi fuori dalle mura di casa, ma con un ripiegamento depressivo e un sentimento pervasivo di vergogna che si riflettono sulle modalità di utilizzo del Web e che possono comportare l’incremento di una dipendenza dal mezzo Internet. L'uso eccessivo di internet può infatti attivare meccanismi cerebrali simili a quelli delle dipendenze da sostanze, con visibili effetti negativi anche nell’ambito dello sviluppo emotivo e relazionale. È importante quindi educare tutte le persone, soprattutto i più giovani, a un uso critico e consapevole dei social media, consci dei rischi e dei benefici di questi strumenti ormai per noi così indispensabili. da Carlo Trionfi , CSF
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Secondo il recente Report dell'ISS in Italia, il 10% degli adolescenti si trova in una situazione di rischio legata all'uso eccessivo dei social media. Questo studio ha coinvolto oltre 89.000 ragazzi tra gli 11 e i 17 anni, mettendo in luce una serie di problematiche legate alla dipendenza e all'ansia causate dall'utilizzo smodato di piattaforme online. I dati rivelano che circa 4 adolescenti su 5 trascorrono del tempo sui social media ogni giorno, con uno su 10 a rischio di sviluppare un "uso problematico". Le conseguenze di questa dipendenza includono ansia, difficoltà nel controllare il tempo online e tensioni nelle relazioni con genitori e coetanei. Questi risultati ci pongono di fronte a una realtà complessa e in continua evoluzione, dove l'impatto delle tecnologie digitali sulla salute mentale dei giovani è sempre più evidente, al punto da generare ansia, dipendenza ed isolamento sociale. Per affrontare questa problematica, è fondamentale un approccio che coinvolga famiglie, scuole e istituzioni. La consapevolezza del problema è il primo passo: genitori e educatori devono essere informati sui rischi associati all'uso eccessivo dei social media e dei videogiochi, e devono essere in grado di guidare i giovani verso un utilizzo consapevole e responsabile di queste tecnologie. Inoltre, è importante promuovere alternative sane e bilanciate alle attività online, incoraggiando gli adolescenti a dedicare del tempo alla socializzazione offline, all'attività fisica e alla creatività. Infine, è essenziale garantire l'accesso a risorse e supporto psicologico per coloro che stanno lottando con la dipendenza dai media digitali. Offrire spazi sicuri dove gli adolescenti possano esprimere le proprie preoccupazioni e ricevere aiuto è fondamentale per il loro benessere emotivo e psicologico. Se vivi un disagio non esitare, chiedi aiuto. 📞Contattaci dal lunedì al venerdì dalle ore 10.30 alle ore 20.30 al 338 565 1723. #CentroNoesis #dipendenze #cocaina #ansia #depressione #attacchidipanico #disagiomentale #terapiaperledipendenze #disturbialimentari #benesserementale #benesserepsicologico #saluteemotiva #salutecomportamentale #disturbimentali
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🤳🏼 Gli adolescenti trascorrono circa 𝟱 𝗼𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 soltanto sulle piattaforme di 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮. Allora 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗺𝗮𝗶 𝗶𝗹 𝟱𝟳% 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗱𝗼𝗹𝗲𝘀𝗰𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗳𝗲𝗿𝗶𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗼 𝗮𝗳𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼? Lo rivela il libro 𝐿𝑎 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑛𝑠𝑖𝑜𝑠𝑎 dello psicologo statunitense Jonathan Haidt, che ha raccolto molti studi sul 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝘁𝗿𝗮 𝗹’𝘂𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗲 𝗹’𝗮𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗱𝗶𝘀𝘁𝘂𝗿𝗯𝗶 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗶 𝗻𝗲𝗶 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶. 👉🏼 In Italia la situazione è decisamente simile. I ragazzi molto giovani si trovano a coltivare le proprie relazioni nel mondo virtuale, con una 𝗻𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗳𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮 𝗮 𝗳𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮 e delle opportunità di accrescere il senso di responsabilità e di assunzione di rischi. Si perdono anche 𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗴𝗶𝗼𝗰𝗼, 𝗽𝗲𝗿 𝗹’𝗲𝘀𝗽𝗹𝗼𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗺𝗽𝗮𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗮 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝘀𝗶 𝗰𝘂𝗿𝗮 𝗴𝗹𝗶 𝘂𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶. 👉🏼 I ragazzi hanno 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗼𝗰𝗰𝗮𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗶𝗻𝗰𝗮𝗿𝗻𝗮𝘁𝗲, 𝘂𝗻𝗼-𝗮-𝘂𝗻𝗼, e sempre più esposti a 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝘃𝗶𝗿𝘁𝘂𝗮𝗹𝗶 𝘂𝗻𝗼-𝗮-𝗺𝗼𝗹𝘁𝗶, 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝗽𝗼𝗻𝗲 𝗮 𝗳𝗼𝗿𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶: 𝗹𝗮 𝗿𝗲𝗽𝘂𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲̀ 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗴𝗶𝗼𝗰𝗼, basta un solo errore per rovinare la reputazione sociale. Questi non sono gli unici aspetti da tenere in considerazione. 𝗟’𝗮𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗽𝗿𝗲𝗺𝗮𝘁𝘂𝗿𝗼 𝗮𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗻𝗲𝘁𝘄𝗼𝗿𝗸, 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗹𝗲 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗲 𝗶𝗻𝗱𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶, 𝗽𝗿𝗼𝗱𝘂𝗰𝗲 𝘂𝗻 𝗽𝗲𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶. 👉🏼 Guarda il video per scoprire di più! #smartphone #DisagioGiovanile #SaluteMentale #BenessereDigitale #DigitalWellbeing #DipendenzeTecnologiche #AssociazioneDiTe
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🤳🏼 Gli adolescenti trascorrono circa 𝟱 𝗼𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 soltanto sulle piattaforme di 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮. Allora 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗺𝗮𝗶 𝗶𝗹 𝟱𝟳% 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗱𝗼𝗹𝗲𝘀𝗰𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗳𝗲𝗿𝗶𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗼 𝗮𝗳𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼? Lo rivela il libro 𝐿𝑎 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑛𝑠𝑖𝑜𝑠𝑎 dello psicologo statunitense Jonathan Haidt, che ha raccolto molti studi sul 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝘁𝗿𝗮 𝗹’𝘂𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗲 𝗹’𝗮𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗱𝗶𝘀𝘁𝘂𝗿𝗯𝗶 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗶 𝗻𝗲𝗶 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶. 👉🏼 In Italia la situazione è decisamente simile. I ragazzi molto giovani si trovano a coltivare le proprie relazioni nel mondo virtuale, con una 𝗻𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗳𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮 𝗮 𝗳𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮 e delle opportunità di accrescere il senso di responsabilità e di assunzione di rischi. Si perdono anche 𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗴𝗶𝗼𝗰𝗼, 𝗽𝗲𝗿 𝗹’𝗲𝘀𝗽𝗹𝗼𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗺𝗽𝗮𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗮 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝘀𝗶 𝗰𝘂𝗿𝗮 𝗴𝗹𝗶 𝘂𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶. 👉🏼 I ragazzi hanno 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗼𝗰𝗰𝗮𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗶𝗻𝗰𝗮𝗿𝗻𝗮𝘁𝗲, 𝘂𝗻𝗼-𝗮-𝘂𝗻𝗼, e sempre più esposti a 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝘃𝗶𝗿𝘁𝘂𝗮𝗹𝗶 𝘂𝗻𝗼-𝗮-𝗺𝗼𝗹𝘁𝗶, 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝗽𝗼𝗻𝗲 𝗮 𝗳𝗼𝗿𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶: 𝗹𝗮 𝗿𝗲𝗽𝘂𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲̀ 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗴𝗶𝗼𝗰𝗼, basta un solo errore per rovinare la reputazione sociale. Questi non sono gli unici aspetti da tenere in considerazione. 𝗟’𝗮𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗽𝗿𝗲𝗺𝗮𝘁𝘂𝗿𝗼 𝗮𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗻𝗲𝘁𝘄𝗼𝗿𝗸, 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗹𝗲 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗲 𝗶𝗻𝗱𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶, 𝗽𝗿𝗼𝗱𝘂𝗰𝗲 𝘂𝗻 𝗽𝗲𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶. 👉🏼 Guarda il video per scoprire di più! #smartphone #DisagioGiovanile #SaluteMentale #BenessereDigitale #DigitalWellbeing #DipendenzeTecnologiche #AssociazioneDiTe
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🌐💭 L'uso problematico dei social media è un tema caldo tra gli adolescenti. Sempre più ragazzi vivono in uno stato di ansia per essere online, si sentono in astinenza quando sono offline, e faticano a controllare il tempo che passano sui social. Questo comportamento può portare a trascurare altre attività importanti e creare tensioni con genitori e amici. 📊 Un recente report dell'Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l'OMS, ha rivelato che 4 adolescenti su 5 usano i social media ogni giorno, e 1 su 10 rischia di sviluppare un uso problematico con gravi ricadute sul benessere psicofisico. 👧👦 Le ragazze sono particolarmente a rischio, soprattutto tra i 13, 15 e 17 anni, dove il tasso di uso problematico è doppio rispetto ai ragazzi. Per i maschi, il picco di rischio si verifica a 11 anni e diminuisce gradualmente. Invece, i ragazzi sono più propensi a comportamenti a rischio legati ai videogiochi, con quattro su cinque che ne fanno un uso frequente. 📉 La consapevolezza è il primo passo per affrontare questi problemi. Condividi questo post per diffondere l'informazione e aiutare i nostri giovani a vivere in modo più equilibrato e sano. 💪📱 #Adolescenti #SocialMedia #SaluteMentale #Benessere #OMS #ISS #TecnologiaResponsabile #pubblicitaprogresso
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LA GENERAZIONE ANSIOSA Bambini e adolescenti manifestano ansia, depressione e altri disturbi mentali in maniera esponenziale in relazione alla loro esposizione a schermi e #socialnetwork. È quanto sostiene Jonathan Haidt – specializzato in psicologia morale e docente di leadership etica alla Stern School of Business dell’Università di New York – nel recente saggio, bestseller negli Stati Uniti, La generazione ansiosa (Rizzoli 2024, pp. 456), nel quale esplora l’impatto di #smartphone e social sulla salute mentale dei ragazzi della Generazione Z (nati a partire dal 1995). Nati e cresciuti tra #Instagram e #TikTok, tali giovani pagano le conseguenze di un’adolescenza sempre più virtuale, che rafforza il sentimento di pressione sociale, confronto e isolamento. [...] Tali effetti drammatici sul benessere psicofisico degli adolescenti si riscontrano in particolar modo nella Generazione Z, dal momento che l’introduzione della possibilità di like e condivisione di contenuti risale al 2009 e quella delle fotocamere frontali per i selfie al 2010. Diventa allora necessario e virale «ottenere l’approvazione dei coetanei, ossigeno dell’adolescenza, ed evitare lo shaming online, incubo dell’adolescenza», constata lo psicologo newyorkese. [...] Privazione del sonno, deprivazione sociale, frammentazione dell’attenzione e dipendenza sono dunque, secondo Haidt, i principali danni della rivoluzione #digitale, che ha reso di fatto «più difficile pensare, concentrarci, dimenticare noi stessi quel tanto che serve per occuparci degli altri e costruire relazioni intime». [...] Schemi e modelli sociali, relazioni, attività fisiche e persino i ritmi del sonno vengono completamente rimodulati nell’era dei social a portata di smartphone. Se infatti nel mondo reale le interazioni fisiche, a tu per tu e sincronizzate, sono fondamentali per crescita e sviluppo della persona, nel mondo virtuale tali interazioni sono al contrario non corporee, asincrone e tra uno e molti. Sui social, poi, ogni azione è pubblica, per cui non viene più fatta magari per il semplice gusto di farla, ma diventa una strategia per comunicare sé stessi alla stregua di un brand. I social hanno poi «violato uno dei più importanti meccanismi di apprendimento degli adolescenti, distogliendo tempo, attenzione e comportamento imitativo da una serie di modelli che avrebbero potuto fare loro da mentori per aiutarli ad avere successo nelle comunità del mondo reale», laddove invece i punti di riferimento da emulare sono divenuti coloro «la cui dote principale è quella di accumulare follower da influenzare». [...] Haidt avanza quattro proposte concrete, come consigli ai genitori, per invertire la rotta e proteggere il benessere psicologico dei giovani: niente smartphone prima delle scuole superiori; niente social media prima dei 16 anni; a scuola senza cellulare e molto più gioco in indipendenza, per consentire ai bambini «di sviluppare in modo naturale le abilità sociali». (articolo nel commento)
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Lo studio, Health Behaviour In School-aged Children (HBSC), ha rilevato che, in media, l’11% dei partecipanti ha utilizzato i social media in modo problematico nel 2022, rispetto al 7% nel 2018. Gli autori del rapporto affermano che i risultati sollevano “urgenti preoccupazioni sull’impatto della tecnologia digitale sulla salute mentale e il benessere dei giovani in Europa”. Sottolineano poi la necessità di maggiori azioni per “promuovere comportamenti online sani”. “Il comportamento problematico è più comune tra i tredicenni e ragginge il picco durante l’adolescenza, le ragazze tendono a segnalare un uso problematico dei social media più dei ragazzi,” ha dichiarato la coordinatrice internazionale dello studio, la Dr.ssa Jo Inchley dell’Università di Glasgow La ricerca ha anche rivelato quanto tempo i giovani trascorrono online. “Nel complesso dello studio, abbiamo trovato che poco più di un terzo degli adolescenti riferisce di avere un contatto online continuo con amici e altre persone,” ha detto la Inchley. “Questo significa che durante tutto il giorno sono quasi sempre connessi con amici e altri.” Il rapporto non conclude che tutto questo tempo online sia dannoso. Infatti, gli adolescenti che erano utenti intensivi ma non problematici dei social media hanno riportato connessioni sociali più forti Per la minoranza “problematica,” l’uso dei social media è stato associato a sintomi simili a quelli della dipendenza, tra cui: Trascurare altre attività a favore dei social media Frequenti discussioni sull’uso Mentire sul tempo trascorso online Incapacità di controllare l’uso dei social media e sintomi di astinenza Lo studio evidenzia anche preoccupazioni riguardo alla proporzione di adolescenti a rischio di “gaming problematico” un fenomeno che sembra coinvolgere maggiormente i ragazzi rispetto alle ragazze.. Il 46% dei ragazzi gioca quotidianamente L’uso problematico dei social media è più diffuso tra le ragazze in tutte le fasce d’età. La differenza è particolarmente pronunciata tra i 13enni e i 15enni, in cui la prevalenza di uso problematico tra le ragazze supera quella dei ragazzi di quasi dieci punt percentuali. Nelle regioni del Sud (in particolare in Campania, Puglia, Basilicata e Calabria) si rilevano le prevalenze più elevate, mentre il fenomeno appare meno diffuso nelle regioni del Nord Italia (Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia) e nelle province autonome di Trento e Bolzano. Rispetto ai dati del 2017/2018, si può osservare un incremento dell’uso problematico dei social media, soprattutto tra le ragazze, per cui la prevalenza aumenta del 5% (da 11,8% a 16,9%, rispetto ai ragazzi che passano dal 7,8% al 10,3%). Tale aumento risulta inoltre particolarmente marcato tra le ragazze di 15 e i ragazzi di 11 anni “È chiaro che abbiamo bisogno di un’azione immediata e continua per aiutare gli adolescenti a contrastare l’uso potenzialmente dannoso dei social media, che può portare a depressione, bullismo, ansia e scarse prestazioni accademiche,”
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Se il 46% degli adolescenti si sente peggio a causa dei social media, c'è un problema urgente da affrontare. Uno studio della Florida State University ha dimostrato che SOLI 20 minuti su Facebook possono aumentare l'insoddisfazione riguardo al proprio aspetto fisico nelle ragazze adolescenti. Questo solleva una domanda cruciale: come possono i genitori aiutare i giovani a superare i problemi legati all'autostima? I social media sono il principale sistema di comunicazione tra i giovani di oggi. Ma… anche una fonte significativa di stress e ansia. Il ruolo dei genitori è cruciale nel trovare un equilibrio. È fondamentale per i genitori: - comprendere l'impatto di queste piattaforme sulla salute mentale dei loro figli e delle loro figlie, - ricevere risorse preziose e un sostegno costante per affrontare le sfide quotidiane. Ed è esattamente questo il supporto che offriamo alle famiglie in azienda con Parentsmile.
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“Dopo la pandemia di Covid-19, poi, il numero di quelli affetti da depressione o disturbi d'ansia è quintuplicato, e quello di chi soffre di disturbi del comportamento alimentare è aumentato del 30 per cento. Qual è la causa? Se date retta ai giornali o alla tv non avete dubbi: è tutta colpa dei social e dei telefonini. I giovani passano troppo tempo attaccati allo schermo, si isolano, gli influencer gli propongono ideali di successo e di bellezza irraggiungibili, così si incupiscono, si deprimono, e si tolgono la vita.” “Peccato - sostiene la studiosa- che non esista una sola ricerca scientifica che dimostri in maniera chiara e inequivocabile che i social fanno male alla salute mentale dei giovani. Sembra incredibile, ma gli scienziati che sostengono che il malessere mentale dei giovani è provocato dall'eccesso di tempo trascorso attaccati ai telefonini a guardare pagine social (il cosiddetto "screentime") sono pochissimi, una esigua minoranza.” […] Candice Odgers - professoressa di psicologia dell'Università di California a Irvine - […] ha scritto un rovente articolo su Nature: […] «Centinaia di ricercatori - me compresa - hanno condotto ricerche per capire se il tempo passato sui social abbia effetti pesanti. I nostri sforzi hanno dimostrato che o non c'è nessun effetto, o l'effetto è minuscolo, o molto dubbio. E quando questi studi si sono protratti nel tempo hanno suggerito non che l'uso dei social media predice o causa la depressione, bensì che i giovani che già soffrono di disturbi mentali utilizzano queste piattaforme più spesso o in modi diversi rispetto ai loro pari».” Il quotidiano Domani ha dato spazio la tesi della professoressa Candice Odgers, che con la sua pubblicazione su Nature ha cercato di ridimensionare il ruolo dei social media nelle cause del disagio psicologico tra i giovani. Infatti, dai dati a disposizione, sembra emergere che le piattaforme online non siano fonte di disagio, bensì che abbiano un ruolo “peggiorativo” nelle situazioni di disagio. Al di là del dibattito in corso, che andrebbe basato sulle evidenze, è importante rafforzare il ruolo della prevenzione per dare gli strumenti a tutti, soprattutto ai giovani, per poter affrontare al meglio il complicato mondo dei social media.
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