Post di Eurac Research

I pini mediterranei, che caratterizzano il Mare Nostrum dalla fascia retrodunale fino ai picchi montuosi più elevati, rappresentano un asset ecologico fondamentale, fornendo numerosi, variegati servizi ecosistemici: dalla protezione delle coste dall’erosione e dagli effetti dei venti ai deliziosi e pregiati pinoli, elementi di rilievo della dieta mediterranea, dai prodotti legnosi come, ad esempio, il parquet di pino marittimo, all’importante funzione ricreativa delle zone ombreggiate costiere oppure di luoghi meravigliosi come il Giardino degli Dei, nel Parco Nazionale del Pollino, dove il pino loricato supera, e non di poco, i mille anni di età. Al fine di tutelare tali risorse forestali, il progetto Marie-Curie MedForAct e il National Biodiversity Future Center (Task 4.3.1) indagheranno le caratteristiche genetiche delle pinete italiane e cercheranno di capire come questi preziosi boschi si adatteranno al clima del futuro. In particolare, i ricercatori dell’Istituto di Bioscienze e BioRisorse del CNR di Sesto Fiorentino studieranno oltre 100 boschi di pino d’Aleppo (Pinus halepensis), pino marittimo (P. pinaster), pino domestico (P. pinea) e pino loricato (P. heldreichii), monitorandone le caratteristiche genetiche in cerca di segnali di maladattamento che possano indicare l’esigenza di “assistere” la migrazione di queste importantissime specie forestali negli anni a venire. Durante il primo anno, l’attività di entrambi i progetti si è concentrata nel ricercare e campionare popolazioni naturali delle quattro specie dalla Liguria a Pantelleria, e le esplorazioni e attività di campo si prevede continueranno a spron battuto nel 2024. Sono stati recentemente campionati oltre 10 nuclei di pino d’Aleppo in Umbria, popolazioni dall’origine misteriosa, forse naturali oppure importate in tempi storici dal Medio Oriente. A breve partiranno due campagne di raccolta sulla costa tirrenica, dal basso Lazio fino al Cilento, e in Puglia. I dati ottenuti saranno compatibili con quelli in corso di raccolta in attività con finalità simili a scala europea (es. progetti Forgenius e OptForests), permettendo così di ragionare sulla conservazione di queste specie a scala di intero areale e di prevedere le loro future migrazione verso climi più favorevoli. #nbfc #biodiversity #spoke4 #cnr #maritimepines #research

I ricercatori Università degli Studi dell'Aquila sulla riperimetrazione della Riserva Naturale del #Borsacchio La preoccupazione deriva dal fatto che il drastico taglio dell’area inclusa nella suddetta #Riserva, che passa da oltre 1100 ettari ad appena 24.7, ➡️➡️ è stato effettuato #senza alcuna preventiva valutazione di natura tecnico-scientifica che ne corroborasse la necessità e l’opportunità, anche in relazione agli impatti sugli obiettivi di tutela della #biodiversità nazionali e comunitari e previsti dal quadro di riferimento globale dell’Agenda 2030 dell’ United Nations .⬅️⬅️ La nuova perimetrazione include esclusivamente la fascia litoranea compresa tra gli urbanizzati di Roseto degli Abruzzi e Cologna Spiaggia, che rappresenta un’importante area di nidificazione del fratino (Charadrius alexandrinus), specie ornitica riportata come ‘Minacciata’ (EN) nella rossa dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN), e ospita numerose piante caratteristiche degli habitat dunali e retrodunali come il giglio di mare (Pancratium maritimum), l’euforbia marittima (Euphorbia paralias) e la gramigna delle spiagge (Thinopyrum junceum). Non da ultimo, sono da ricordare le recenti frequentazioni da parte di esemplari della tartaruga marina Caretta caretta, che hanno portato anche a fenomeni di nidificazione sulle spiagge della Riserva Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica 🙈🙉🙈 Legambiente WWF Greenpeace Sea Shepherd Italia Marevivo https://lnkd.in/dR2ku4b8

𝟮𝟭 𝗠𝗮𝗿𝗰𝗵 - 𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘁𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹 𝗗𝗮𝘆 𝗼𝗳 𝗙𝗼𝗿𝗲𝘀𝘁𝘀 𝗪𝗵𝘆 𝗱𝗼𝗻'𝘁 𝘆𝗼𝘂 𝗮𝗻𝗱 𝘆𝗼𝘂𝗿 𝗯𝘂𝘀𝗶𝗻𝗲𝘀𝘀 𝗯𝗲𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗳𝗿𝗶𝗲𝗻𝗱𝘀 𝗼𝗳 𝗔𝗺𝗮𝘇𝗼𝗻𝗶𝗮 𝗿𝗮𝗶𝗻𝗳𝗼𝗿𝗲𝘀𝘁? #AmbassadorAmazôniabr_org Festeggiamo questa meravigliosa giornata ricordando il fondamentale ruolo delle foreste, soprattutto quelle primarie come quella amazzonica, con le parole di 𝗦𝘁𝗲𝗳𝗮𝗻𝗼 𝗠𝗮𝗻𝗰𝘂𝘀𝗼, botanico e neurobiologo vegetale di fama internazionale: “𝗟𝗲 𝗳𝗼𝗿𝗲𝘀𝘁𝗲 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮𝗿𝗶𝗲 𝘀𝗼𝗻𝗼 le foreste ancora intoccate del pianeta e il luogo che ospita la maggior parte delle specie viventi. Potremmo descriverle come la casa della vita … Tendiamo a dimenticarlo ma, la nostra specie, come tutte le altre specie animali, dipende direttamente dalla vita delle piante. 𝗧𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗲 𝗳𝗼𝗿𝗲𝘀𝘁𝗲 𝘀𝗶𝗴𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮 tagliare il ramo su cui siamo seduti … In particolare, 𝗹𝗲 𝗳𝗼𝗿𝗲𝘀𝘁𝗲 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮𝗿𝗶𝗲 𝘀𝘃𝗼𝗹𝗴𝗼𝗻𝗼 un ruolo fondamentale nel garantire: ✅  il clima e la qualità dell’aria, ✅  la salute del suolo, ✅  il ciclo dell’acqua, ✅  l’habitat a innumerevoli specie animali e vegetali, ✅  oltre che nell’assorbire significative quote di CO2 dall’atmosfera.” da La Repubblica - 02 gennaio 2021 Per informazioni su come diventare supporter o sponsor di #Amazôniabr_org, contattami: Elisabetta Pircher, #AmbassadorAmazôniabr_org #flipyourparadigma #NaturalIntelligence #realsustainability #FLIPreadytoyousolutions

L’Università degli Studi di Milano ha guidato uno studio internazionale, condotto su 46 ghiacciai in fase di ritiro in tutto il mondo, sullo sviluppo della vegetazione dopo il ritiro del ghiacciaio: passata una prima fase in cui solo poche piante pioniere crescono su un suolo povero e instabile, a distanza di 50 anni nuove specie avanzano per sostituire le pioniere. Il lavoro, pubblicato su Nature Plants, rappresenta un modello per comprendere l’evoluzione dei nuovi ecosistemi. In tutto il mondo, i ghiacciai si stanno ritirando rapidamente. Le aree che si liberano dopo il loro ritiro sono rapidamente colonizzate da una moltitudine di organismi. Tra questi, le piante sono sicuramente gli organismi più visibili. Dopo la colonizzazione di queste aree, le comunità di piante cambiano nel tempo, in un processo chiamato successione ecologica. Quali meccanismi determinano queste successioni? Negli anni, sono stati proposti due meccanismi: nuove specie possono arrivare senza escludere quelle che erano già presenti (aggiunta), oppure le nuove arrivate possono sostituire le specie già presenti (sostituzione). L’importanza di questi due processi è stata molto dibattuta nell’ultimo secolo, anche perché il loro ruolo potrebbe variare nel tempo e a seconda del contesto ambientale. Le aree che si formano dopo il ritiro dai ghiacciai sono un laboratorio formidabile per testare queste ipotesi, perché permettono di raccogliere misure accurate di come la diversità delle comunità cambia nel tempo. Per capire l’evoluzione di questi ecosistemi i ricercatori dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con numerosi colleghi di 13 paesi diversi, hanno visitato ed analizzato con diverse tecniche ben 46 ghiacciai in fase di ritiro in tutto il mondo. Per ogni ghiacciaio, hanno analizzato le aree lasciate libere dai ghiacciai negli ultimi secoli, confrontando siti in cui il ghiacciaio si è ritirato recentemente (nell’ultimo decennio) con siti in cui i ghiacciai si sono ritirati diversi decenni fa. Confrontando questi siti, hanno misurato come le comunità di piante cambiano del tempo e quantificato l’importanza relativa di “addizione” e “sostituzione” delle specie. Lo studio ha confermato che le comunità di piante cambiano rapidamente nel tempo, ma i due meccanismi hanno un’importanza variabile >>> https://lnkd.in/djfg_UHu . #NaturePlants #vegetazione #ghiacciai #piante #pioniere #competitive #studio #Università #Milano #sviluppo #primula #glutinosa #ranuncolo #tutela #ecologia #natura #biosfera

L’Università Statale di Milano ha guidato uno studio internazionale, condotto su 46 ghiacciai in fase di ritiro in tutto il mondo, sullo sviluppo della vegetazione dopo il ritiro del ghiacciaio: passata una prima fase in cui solo poche piante pioniere crescono su un suolo povero e instabile, a distanza di 50 anni nuove specie avanzano per sostituire le pioniere. Il lavoro, pubblicato su Nature Plants, rappresenta un modello per comprendere l’evoluzione dei nuovi ecosistemi. In tutto il mondo, i ghiacciai si stanno ritirando rapidamente. Le aree che si liberano dopo il loro ritiro sono rapidamente colonizzate da una moltitudine di organismi. Tra questi, le piante sono sicuramente gli organismi più visibili. Dopo la colonizzazione di queste aree, le comunità di piante cambiano nel tempo, in un processo chiamato successione ecologica. Quali meccanismi determinano queste successioni? Negli anni, sono stati proposti due meccanismi: nuove specie possono arrivare senza escludere quelle che erano già presenti (aggiunta), oppure le nuove arrivate possono sostituire le specie già presenti (sostituzione). L’importanza di questi due processi è stata molto dibattuta nell’ultimo secolo, anche perché il loro ruolo potrebbe variare nel tempo e a seconda del contesto ambientale. Le aree che si formano dopo il ritiro dai ghiacciai sono un laboratorio formidabile per testare queste ipotesi, perché permettono di raccogliere misure accurate di come la diversità delle comunità cambia nel tempo. Per capire l’evoluzione di questi ecosistemi i ricercatori dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con numerosi colleghi di 13 paesi diversi, hanno visitato ed analizzato con diverse tecniche ben 46 ghiacciai in fase di ritiro in tutto il mondo. Per ogni ghiacciaio, hanno analizzato le aree lasciate libere dai ghiacciai negli ultimi secoli, confrontando siti in cui il ghiacciaio si è ritirato recentemente (nell’ultimo decennio) con siti in cui i ghiacciai si sono ritirati diversi decenni fa. Confrontando questi siti, hanno misurato come le comunità di piante cambiano del tempo e quantificato l’importanza relativa di “addizione” e “sostituzione” delle specie. Lo studio ha confermato che le comunità di piante cambiano rapidamente nel tempo, ma i due meccanismi hanno un’importanza variabile >>> https://lnkd.in/dmXJHFQK . #NaturePlants #vegetazione #ghiacciai #piante #pioniere #competitive #studio #Università #Milano #sviluppo #primula #glutinosa #ranuncolo #tutela #ecologia #natura #biosfera

🟢 Qual è lo stato della biodiversità a livello globale? Quali specie rientrano nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN)? “I dati illustrati nel corso della conferenza mondiale sulla biodiversità che si è tenuta a Marsiglia nel settembre del 2021 dimostrano come delle 138.374 specie valutate, 902 sono ufficialmente estinte. Di queste, 711 sono vertebrati, di cui 181 uccelli, 113 mammiferi e 171 anfibi. Per le piante i numeri sono paragonabili.” scrive Valeria Barbi, politologa, naturalista e autrice nel suo libro "Che cosa è la biodiversità oggi". ➡️ Leggi l'articolo completo: https://shorturl.at/DHRVY #Biodiversità #Estinzione #CrisiClimatica #Ecosistemi

𝐇𝐚𝐢 𝐦𝐚𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐨 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐛𝐢𝐨𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐭𝐚̀❓ Si riferisce alla varietà di geni, specie, individui all'interno di comunità biologiche in un'area definita. 🔎Per preservare la biodiversità sono state sviluppate dall’International Union for the Conservation of Nature (IUCN) le "𝐿𝑖𝑛𝑒𝑒 𝐺𝑢𝑖𝑑𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝐶𝑜𝑛𝑠𝑒𝑟𝑣𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝐶𝑜𝑛𝑛𝑒𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡𝑎̀ 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑅𝑒𝑡𝑖 𝐸𝑐𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐ℎ𝑒 𝑒 𝐶𝑜𝑟𝑟𝑖𝑑𝑜𝑖". 🌎Queste linee guida promuovono le migliori pratiche per proteggere le reti ecologiche che mantengono, migliorano e ripristinano la connettività sia nei sistemi intatti che in quelli dominati dall'uomo. 𝐋𝐞𝐠𝐠𝐢 𝐢𝐥 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐚 𝐜𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐆𝐚𝐛𝐫𝐢𝐞𝐥𝐞 𝐒𝐚𝐩𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚! ➡ https://lnkd.in/d5Rrfj2t #biodiversità #preservazionespecie #salvaguardiaambiente #retiecologiche #corridoiecologici

Le differenze tra specie autoctone e specie alloctone giocano un ruolo cruciale nella comprensione della dinamica degli ecosistemi. Un’analisi. #scienza #specieautoctone #speciealloctone #speciealiene #biodiversity #biodiversità #ecosistema

🌿Credete che le specie aliene siano solo animali? E invece no, esistono anche specie aliene di piante, funghi e… alghe! E quale nome migliore per una specie di alga invasiva se non quello di alga killer? La specie aliena di oggi è Caulerpa taxifolia, una piccola alga verde originaria dei mari tropicali e diffusa nel nord-ovest del Mediterraneo a partire dagli anni Ottanta.   ⚓️Tra le specie aliene marine, una grossa porzione è da sempre costituita dalle alghe, la cui diffusione è favorita dai crescenti trasporti marittimi e dagli impianti di acquacoltura di crostacei e molluschi. Ma la nostra alga killer ha una storia tutta sua.   🔎I primi avvistamenti di Caulerpa taxifolia nel Mediterraneo provengono dalle coste del Principato di Monaco, negli stessi anni in cui alcuni istituti scientifici europei si stavano scambiando esemplari di questa specie. E guarda caso, il museo oceanografico di Monaco ne aveva acquisito da poco una nuova linea. Che le due cose fossero collegate? La risposta è arrivata presto: sono bastate delle analisi genetiche per confermare che la popolazione aliena dell’alga discendeva direttamente da quella del museo di Monaco, probabilmente a causa di una introduzione accidentale attraverso dei cambi d’acqua.   🧑🔬Oggigiorno, in seguito a una aumentata sensibilità per le tematiche ambientali e memori anche di simili incidenti, i centri zoologici e botanici di ogni genere sono molto più attenti al corretto mantenimento delle specie che ospitano. Infatti zoo, acquari e orti botanici non sono solo luoghi di svago, ma anche importanti istituti di ricerca, la cui attività è fondamentale per lo sviluppo delle pratiche di conservazione delle specie.   💀E infine la domanda che aspettavate: perché alga killer? Niente panico, non c’è nessuna scena apocalittica da Little Shop of Horrors. Il nome deriva da una molecola prodotta dall’alga, la caulerpenina, che se ingerita risulta tossica per molti animali.   #GliAlieniGliAlieni ✍️Filippo Nicolini e Valentina Guidi  📚Caulerpa taxifolia - Center for Invasive Species Research. 📚Jongma et al 2013. Botanica Marina, 6(1). 📚Jousson et al 1998. Mar Ecol Prog Ser, 72.

Grazie Valeria Barbi per averci dedicato del tempo e averci fatto conoscere il tuo punto di vista sull'argomento! Il costante confronto con professioniste e professionisti in biodiversità è fondamentale sia per #timehive che per Taller delle terre, nella misura in cui ci aiuta a valutare l’impatto del progetto e a meglio comprendere la direzione che abbiamo intrapreso. Tra febbraio ed aprile pubblicheremo altri interessanti "interviste" a realtà e professionisti che si occupano di #biodiversità!