Uno dei colpi di mercato più clamorosi e discussi di questa stagione estiva, è stato l’ingaggio della calciatrice svizzera Alisha Lehmann, approdata alla Juventus Women dall’Aston Villa circa due settimane fa. Una notizia tanto clamorosa quanto rumorosa e, il nostro paese, ha nuovamente messo in luce, nel corso di queste settimane, il lato oscuro della passione che riserviamo nei confronti del calcio femminile: così poco compreso, quanto screditato. “La calciatrice più seguita al mondo“, “la fidanzata di Douglas Luiz“, “la Juve si fa bella“, “la calciatrice più social del mondo“: così titolano alcuni dei principali quotidiani nazionali, mettendo in risalto la bellezza e il numero di follower su Instagram di Lehmann, piuttosto che il suo rendimento sportivo. Durante la sua esperienza in Premier League, Lehmann ha segnato 19 reti e fornito 10 assist, numeri certamente non esagerati, ma comunque significativi per il livello del campionato inglese; prestazioni, quella della svizzera, poste in secondo piano a fronte della bella presenza e dall’account social. Questa tipologia di narrativa, non solo perpetua stereotipi di genere, ma alimenta anche una percezione distorta tra i famigerati “tifosi medi”; alcuni dei quali, commentano su Instagram con frasi come “Comunque è bona” o “Non sai giocare, ma va bene lo stesso!“. Durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo tecnico delle bianconere Massimiliano Canzi, il Direttore Generale della Juventus Women, Stefano Braghin, ha delineato gli obiettivi stagionali e sottolineato la volontà della società di creare un nuovo ciclo vincente. La preoccupazione, è che la narrazione dominante possa alimentare il falso mito dell’atleta bella e famosa che gioca anche a calcio, ponendo l’inclusione di Lehman nei piani della Juventus non come una strategia per migliore la squadra, quanto piuttosto una mossa legata al marketing e alla visibilità del brand Juventus FC. Visibilità, che la Serie A femminile certamente necessita, ma la scelta di inserire la giocatrice svizzera nella Rosa bianconera, con tali narrazioni, distorce l’immagine di tutto il calcio femminile italiano. La popolarità che il nostro campionato deve ricercare, deve porre le sue fondamenta sulla base delle competenze sportive e dei successi ottenuti sul campo, piuttosto che sull’estetica e il numero di follower sulle piattaforme social delle calciatrici. https://lnkd.in/euw7FJSm #calciofemminile #calcio #Juventus #alishalehmann
Post di Federica Fossi
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La cronaca continua a sottovalutare l’Atalanta? “Nel calcio ci sono la categorie”. Una manciata di anni fa Massimiliano Allegri si rendeva protagonista con questa dichiarazione, volta a sottolineare in modo chiaro ed esplicito come, alla fine, vuoi o non vuoi vincano sempre i più bravi. Ma cosa vuol dire essere più bravi? Cosa rende un club o una squadra migliore di un’altra? Istintivamente verrebbe da dire il gioco mostrato sul campo e gli annessi risultati raccolti, ma pare che non sia un concetto poi così ovvio per tutti. Ne è un esempio lampante l’Atalanta B.C. Da anni la #Dea è per distacco una delle realtà più esaltanti del #calcio italiano, prodotto di un progetto straordinario della famiglia #Percassi, capace di sfornare, scoprire e acquistare #talento. Ma soprattutto di vendere i propri giocatori migliori a prezzi esorbitanti, sostituendoli poi con atleti inizialmente molto più economici, sino a diventare anche loro stessi crack e protagonisti di mercato. Per una giostra costante ed inesorabile. Talmente florida da permettere ai bergamaschi di raccogliere tre 3° posti in Lega Serie A, 3 finali di #CoppaItalia e 1 finale di UEFA Europa League, sommati a tre partecipazioni alla UEFA #ChampionsLeague passando il girone per ben due volte da quando Giampiero Gasperini siede sulla panchina degli Orobici. Eppure, ogni singola volta in cui l’Atalanta si accinge a giocare una #finale il pensiero medio finisce col catechizzarla come la sfavorita di turno, costretta al miracolo sportivo per portare a casa un trofeo. Pensiero diffuso anche alla vigilia della finale di #CoppaItalia contro la Juventus Football Club. La Vecchia Signora, chiaramente, è cliente scomodo per definizione, vantando una storia seconda a pochi e primeggiante in Italia. Ma davvero basta la storia per fare un pronostico? Davvero ci siamo già dimenticati di come la Dea abbia scaraventato fuori dall’Europa un gigante come il Liverpool Football Club e del fatto che si stia apprestando a vivere due finali in una settimana? Se davvero tutto questo non basta, se sul serio gli appena 4 punti di distanza con i bianconeri in campionato non permettono di catalogare la sfida come una finale tra due big forse può risultare utile riportare qualche numero di Transfermarkt per creare un confronto: ATALANTA: · Valore rosa: 349,60 milioni; · Età media: 26,7 anni; · Giocatore più costoso: Giorgio Scalvini (45 milioni); · Giocatori nelle rispettive nazionali: 16 JUVENTUS: · Valore rosa: 490 milioni · Età media: 26.7 anni; · Giocatore più costoso: Dušan Vlahović (65 milioni); · Giocatori nelle rispettive nazionali: 15. Numeri che, lo si voglia ammettere o meno, accolgono di diritto l'Atalanata nella cerchia delle categorie più lussuose del nostro calcio. Quindi la domanda che sorge spontanea è: quando la smetteremo di considerarla un outsider e daremo all’Atalanta il rispetto che merita in quanto big del movimento italiano?
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Doppio colpo Juventus! 💥💥 Douglas Luiz, il centrocampista Verdeoro, è un nuovo giocatore della Juventus. Un ottimo acquisto che rafforza le linee bianconere. ⚽️ Ovviamente non siamo qui per parlare di questo, perché il vero grande colpo per la Juventus è Alisha Lehmann, fidanzata di Luiz. Parliamo in questo caso di un colpo a livello mediatico: Alisha Lehmann, 16.9 MLN di follower su Instagram. 🤩 Ma quali vantaggi può trarre la Juventus da tutto questo? •Nuovi Mercati 🌎 Lehmann, essendo svizzera e avendo un vasto seguito internazionale, può aiutare la Juventus ad entrare in mercati internazionali, attirando nuovi tifosi globali. •Collaborazioni sui Social Media 📱 Creazione di contenuti in collaborazione tra i canali social ufficiali della Juventus e quelli personali della Lehmann, aumentando il reach e l’engagement (la Juventus ha 500k di follower, una briciola a confronto con la Lehmann). •Video e Storytelling 📹 Produzione di video e storie dietro le quinte che mostrano la vita della Lehmann come calciatrice della Juventus, migliorando l’immagine del club e offrendo contenuti esclusivi ai tifosi. •Attrattiva per altre giocatrici 🏃♀️ La presenza di una figura influente come quella della Lehmann potrebbe attirare altre giocatrici di talento che desiderano far parte di un progetto ambizioso e mediaticamente rilevante. •Miglioramento dell’Immagine della squadra📈 Aumenta la percezione del valore della squadra femminile della Juventus, sia agli occhi dei tifosi che dei potenziali sponsor. •Promozione dell’inclusione 🫂 La Lehmann può diventare una testimonial per campagne di inclusione e parità di genere nel calcio, rafforzando l’impegno sociale della Juventus. Cosa si potrebbe inoltre fare? •Webinar e Incontri Virtuali 🛜 Organizzazione di webinar o incontri virtuali con i fan, dove la Lehmann può condividere esperienze e rispondere a domande, offrendo un’esperienza unica ai tifosi. •Edizioni Limitate ⌛️ Creazione di edizioni limitate di merchandising che includano il coinvolgimento diretto della Lehmann, aumentando l’esclusività e il desiderio dei tifosi di acquistare. Insomma se questo non si può definire un COLPO MEDIATICO allora cos’è? Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti?
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Juve, il progetto Motta e il mercato ambizioso per vincere subito Vedi anche il sito ilcorriereblog.it La fiducia nel tecnico e l’impegno finanziario per competere di nuovo in Italia e in Europa già da questa stagione Anche se la terza prestazione è stata meno efficace delle prime due, com’era prevedibile visto il livello superiore dell’avversaria, la sensazione che la rivoluzione della Juventus poggi su basi solide resta forte. Tre anni fa Andrea Agnelli aveva convinto Max Allegri a tornare chiedendogli soltanto la zona Champions, perché c’era un risanamento da curare dopo gli anni di Ronaldo e il mercato non avrebbe garantito grandi aggiunte a una rosa già un po’ depressa. Non fu una grande idea — la Juve non può dichiarare un quarto posto come traguardo — e la rivoluzione tecnica di quest’estate è la logica prosecuzione di quella societaria del 2023. Possiamo discutere a lungo se lo strappo con Allegri, considerato il ruolo ormai acquisito nella storia del club, avrebbe potuto essere meno brutale (la lite di Roma fu la conseguenza di mesi di incomunicabilità e tensione, e non tutto era ascrivibile al caratteraccio del tecnico). Non si discute invece la necessità di resettare la guida tecnica, e di evolverla in senso opposto al situazionismo di Max: Thiago Motta è talmente il suo contrario, non soltanto alla lavagna ma anche davanti a un microfono, da rendere evidente il cambiamento in ogni sua espressione. Che poi gli approcci diversi portino in alcuni casi agli stessi effetti — tipo la difesa che riesce a non farsi tirare in porta quasi mai — è il senso del calcio troppo spesso ignorato per spirito di fazione. Tutti vogliono segnare, nessuno vuole subire, ma ci sono molti modi per realizzare questi proponimenti. Quando sentite dire, spesso in tono sarcastico, che uno “predica il bel gioco ma intanto blinda la difesa”, cambiate canale: il bel gioco certo non presuppone una difesa allegra. La scelta di Giuntoli è caduta su Thiago per il più semplice dei motivi: il suo Bologna giocava magnificamente e otteneva risultati, visto che era dal 1964 che non si qualificava per la competizione europea più importante (né l’aveva mai sfiorata nella modernità delle due, e poi tre, e poi quattro ammesse per Paese). Motta è stato contattato ben prima che il Bologna vidimasse il suo passaporto, diciamo sulla fiducia che ispiravano le partite di Zirkzee & Co.: un’apertura di credito alla quale ne hanno fatto seguito delle altre, tutt’altro che abituali e che dunque vanno riconosciute al club. Ne abbiamo contate tre, e la prima gli si potrebbe pure ritorcere contro perché la liquidazione di una Next Gen (Soulé, Huijsen, Miretti, Nicolussi, Iling-Junior, Barrenechea) ha portato denari ma aperto a possibili rimorsi. Che succede se Soulé, che è certamente bravo, alla Roma diventa una star? Si è deciso di correre questo rischio, ed è un calcolo (...) Paolo Condò – la Repubblica – 3 settembre 2024 Continua la lettura sulla pagina facebook de Il giornale dei giornali
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Siamo tornati con un articolo dedicato al mondo del diritto sportivo. La società Juventus, a seguito della finale di coppa Italia vinta, ha deciso di sollevare dall'incarico l'allenatore Massimiliano Allegri per i comportamenti tenuti nel corso della gara. Scoprite come è andata a finire! #dirittosportivo #Juventus #risoluzioneconsensuale
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Scriviamo queste righe prima di Atalanta-Real Madrid (partita presentata come l’ennesimo esame di maturità al massimo livello e persa, ma solo con uno spettacolare 2-3). Prima, perché non ci interessava il risultato specifico di una sfida comunque dall’enorme fascino, ma sottolineare il valore calcistico e non solo del lavoro portato avanti a Bergamo da una società e da una conduzione tecnica che non esitiamo a definire modello per molti. Il concetto abusato e in questo caso del tutto errato di “miracolo sportivo” poteva avere un senso ai tempi dei quarti di finale di Champions League raggiunti nell’anno disgraziato del Covid, quando l’impresa sfiorata di eliminare il Psg di Neymar apparve anche un segno di riscatto per una città ferita come nessun’altra dalla pandemia. In realtà, già allora si stava costruendo in prospettiva e con razionalità un organismo in cui nessun aspetto è stato lasciato indietro. Squadra e società, settore tecnico e gestionale sono cresciuti in splendido parallelismo garantendo solidità economica e futuro all’area tecnica, mentre - in tempi sconosciuti al nostro Paese - la società si è garantita una casa all’avanguardia europea, ristrutturando il vetusto e glorioso stadio comunale “Atleti Azzurri d’Italia”, potendo contare su un socio forte e intelligente arrivato dagli Stati Uniti d’America. Finanziariamente solido, quest’ultimo, e altrettanto capace di lasciare la gestione in mano a chi conosce l’ambiente e sa cosa fare, la famiglia Percassi. Questa è una squadra che ha dominato l’Europa League, torneo che solo la prosopopea di un certo calcio italiano ha considerato negli anni “minore“ per motivi del tutto oscuri, considerato che prima dell’Atalanta non lo vincevamo dai tempi ormai arcaici della Coppa Uefa. Poi, il trionfo europeo è stato visto dagli osservatori più superficiali come il canto del cigno, il passo d’addio di Gasperini tentato dal Napoli e invece da lì si è ripartiti per l’ennesima, parziale ricostruzione di un gruppo che può contare su un’idea tattica che diventa personalità, un meccanismo che fa da volano alle prestazioni di giocatori trasformati dagli anni passati con Gasperini. Non può essere un caso che tanti dei protagonisti delle stagioni nerazzurre altrove non abbiano saputo garantire lo stesso livello e costanza di performance. Restando al campo, aspetto che trattiamo per ultimo perché lo consideriamo fondamentale, l’Atalanta non è moderna solo nel vestito tattico - in quell’ossessivo giocare uomo su uomo a ritmi sconosciuti alla Serie A - che ne ha garantito un’evoluzione continua e spesso irrisolvibile per gli avversari. L’Atalanta è moderna nella bellezza applicata all’efficacia. Un modo di intendere il calcio che oggi come oggi appare irrinunciabile, mentre le tattiche speculative così care ad alcuni allenatori ancora inchiodati alle idee utilitaristiche del “prima non prenderle“ non riescono letteralmente a star dietro a chi gioca nel futuro. La Ragione
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Scriviamo queste righe prima di Atalanta-Real Madrid (partita presentata come l’ennesimo esame di maturità al massimo livello e persa, ma solo con uno spettacolare 2-3). Prima, perché non ci interessava il risultato specifico di una sfida comunque dall’enorme fascino, ma sottolineare il valore calcistico e non solo del lavoro portato avanti a Bergamo da una società e da una conduzione tecnica che non esitiamo a definire modello per molti. Il concetto abusato e in questo caso del tutto errato di “miracolo sportivo” poteva avere un senso ai tempi dei quarti di finale di Champions League raggiunti nell’anno disgraziato del Covid, quando l’impresa sfiorata di eliminare il Psg di Neymar apparve anche un segno di riscatto per una città ferita come nessun’altra dalla pandemia. In realtà, già allora si stava costruendo in prospettiva e con razionalità un organismo in cui nessun aspetto è stato lasciato indietro. Squadra e società, settore tecnico e gestionale sono cresciuti in splendido parallelismo garantendo solidità economica e futuro all’area tecnica, mentre - in tempi sconosciuti al nostro Paese - la società si è garantita una casa all’avanguardia europea, ristrutturando il vetusto e glorioso stadio comunale “Atleti Azzurri d’Italia”, potendo contare su un socio forte e intelligente arrivato dagli Stati Uniti d’America. Finanziariamente solido, quest’ultimo, e altrettanto capace di lasciare la gestione in mano a chi conosce l’ambiente e sa cosa fare, la famiglia Percassi. Questa è una squadra che ha dominato l’Europa League, torneo che solo la prosopopea di un certo calcio italiano ha considerato negli anni “minore“ per motivi del tutto oscuri, considerato che prima dell’Atalanta non lo vincevamo dai tempi ormai arcaici della Coppa Uefa. Poi, il trionfo europeo è stato visto dagli osservatori più superficiali come il canto del cigno, il passo d’addio di Gasperini tentato dal Napoli e invece da lì si è ripartiti per l’ennesima, parziale ricostruzione di un gruppo che può contare su un’idea tattica che diventa personalità, un meccanismo che fa da volano alle prestazioni di giocatori trasformati dagli anni passati con Gasperini. Non può essere un caso che tanti dei protagonisti delle stagioni nerazzurre altrove non abbiano saputo garantire lo stesso livello e costanza di performance. Restando al campo, aspetto che trattiamo per ultimo perché lo consideriamo fondamentale, l’Atalanta non è moderna solo nel vestito tattico - in quell’ossessivo giocare uomo su uomo a ritmi sconosciuti alla Serie A - che ne ha garantito un’evoluzione continua e spesso irrisolvibile per gli avversari. L’Atalanta è moderna nella bellezza applicata all’efficacia. Un modo di intendere il calcio che oggi come oggi appare irrinunciabile, mentre le tattiche speculative così care ad alcuni allenatori ancora inchiodati alle idee utilitaristiche del “prima non prenderle“ non riescono letteralmente a star dietro a chi gioca nel futuro. di Fulvio Giuliani
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Si chiude in pace l’esperienza di Stefano Pioli sulla panchina milanista. Nonostante avesse diritto a una stagione in più, il tecnico rossonero firma la risoluzione e si fa da parte, facendo tirare un sospiro di sollievo alla società. È sul suo successore, però, che si accendono le tensioni. Sarebbe Paulo Fonseca, secondo le indiscrezioni, il prescelto cui la dirigenza avrebbe già fatto una ghiotta offerta per la stagione 2024/2025. Nel frattempo, l’AC Milan Fan Token, la criptovaluta dei fan del club, cresce del 13% in 24 ore, ma continua a perdere il 23% su appena un mese e mezzo fa. Una rappresentazione accurata dello stato d’animo dei tifosi, insoddisfatti per la passività della dirigenza. La Curva Sud ha avviato uno sciopero che interromperà solo per il matchday di domani contro la Salernitana. Ma sul futuro tecnico non si muove di un centimetro: «Vogliamo un progetto vincente» dice un comunicato. L’ipotesi Antonio Conte, sognata negli ultimi mesi, sembrata essere del tutto scartata, nonostante l’insistenza del tifo. Un’esclusione forse dettata anche dall’esorbitante cachet del pugliese, che nell’ultima stagione in Premier League avrebbe preso ben 8,5 milioni di euro netti. A dire il vero, però, non mancano le alternative che potrebbero fare al caso del Milan per un rilancio soprattutto internazionale. Uno star coach in palio è la leggenda Xavi, la cui uscita dal Barcellona è stata ufficializzata proprio in queste ore. Il blaugrana, che vanta 4 Champions League da giocatore, potrebbe essere un nome blasonato per puntare all’Europa. Guardando all’Italia, un altro potenziale candidato potrebbe essere Maurizio Sarri, fresco di addio dalla Lazio, dopo un’esperienza al Chelsea e una alla Juventus. Spesso avvicinato ai rossoneri nelle ultime settimane è invece Sérgio Conceição, che dopo sette stagioni al Porto starebbe considerando l’addio. E tu, chi pensi che sarà ingaggiato per rimpiazzare l’allenatore dello scudetto? Scrivici cosa ne pensi nei commenti! ✍️ Marco Battistone #milan #fonseca #antonioconte
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Licenziamento di Allegri ovvero quando la Juventus deve prendere decisioni dure per il bene del club e degli azionisti Il recente licenziamento per giusta causa di Massimiliano Allegri dalla Juventus ha scosso il mondo del calcio italiano. Nonostante i successi ottenuti, tra cui la recente vittoria in Coppa Italia, la società bianconera ha ritenuto necessario prendere una decisione drastica. Questa situazione evidenzia come, quando girano soldi e fama, anche le società quotate in borsa devono ponderare attentamente decisioni dure ma necessarie. Il club, partecipato da investitori e scrutinato dai mercati, deve bilanciare risultati sportivi con una gestione responsabile e trasparente. Massimiliano Allegri, dal canto suo, ha già annunciato il ricorso, segnalando che la questione è tutt'altro che chiusa. Tuttavia, la Juventus ha mostrato che, di fronte a comportamenti inaccettabili, è pronta a fare scelte difficili per proteggere i propri valori e la propria reputazione. Tifo e soldi non vanno molto d’accordo non trovate? My two cents #juventus #massimilianoallegri #serieA #calcioitaliano #decisionidifficili #licenziamento #integritàsportiva #businesssportivo #clubquotato #reputazioneaziendale
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Calciomercato, Morata al Milan: ha scelto la maglia numero 7. Firma di quattro anni con opzione per il quinto, e maglia numero 7 per lo spagnolo (concessa da Adli). #calciomercato #calcio #alvaromorata #milan #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Leggi articolo completo su La Milano
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Si è chiusa anche questa sessione di calciomercato italiano e tutti noi come ogni anno (in concomitanza con l’inizio del campionato), cerchiamo di fare le nostre considerazioni e supposizioni future; sia in base a come sono cambiati gli 11 sopratutto delle big, sia sull’andamento delle prime giornate e qualche impronta decisiva nel lavoro da parte di alcuni allenatori si riesce già ad intravvedere. Concordo con Christian Recalcati quando si sofferma non sul valore degli acquisti dei campioni d’Italia, bensì sull’utilità in questo momento di prendere delle alternative che non vanno ad aggiungere imprevedibilità ad un organico già collaudato e forte come quello dei nerazzurri. A mio modo di vedere l’Inter avrebbe avuto bisogno in talune circostanze, di avere un quinto a destra tecnico ( se no non si giustifica l’acquisto di cuadrado l’anno scorso) e di un giocatore capace di giocare tra le linee e forte nell’ 1vs 1; che forse è il pelo nell’uovo di una rosa molto competitiva. Il Milan penso abbia fatto l’acquisto migliore , rapporto qualità- prezzo (13 milioni di clausola rescissoria) di forse tutta Europa Ovviamente Álvaro Morata Però a mio avviso ha sbagliato condottiero per una serie di motivi… in un gruppo giovane, dove manca spirito d’unione nello spogliatoio e di mentalità per primeggiare; Appena entrato fai sentire importante chi sono i più forti senza sminuire nessuno; dandogli responsabilità! Non mettere la fascia sinistra in discussione. Tutto ciò, insieme a confusione tattica, porta a queste meschine prestazioni con annessi risultati. Napoli e Juventus capaci di prendersi il palcoscenico; soprattutto i bianconeri a mio avviso che con grandissimo coraggio hanno iniziato un percorso inedito, con un grande allenatore in prospettiva Ottime idee, personalità e intuito Affiancato da un direttore sportivo che l’ha voluto fortemente e senza timore si sta fidando ( soprattutto sul mercato e sui giocatori fuori dal progetto) E vediamo dove porterà la Juve Thiago Motta… Perché 67 punti con il Bologna non li fa chiunque Lo spauracchio che fosse Luigi Maifredi,era solo dei più scaramantici Conte invece è stata la grande mossa di De Laurentis, voglia di rivalsa e grande umiltà non mostrata a parole ma con i fatti; Dopo gli errori dell’anno scorso sulla scelta tecnica, opta per il migliore a cambiare brevemente la mentalità di una squadra, Colui che pretende prima tanto da se stesso e poi dagli altri inculcando spirito di sacrificio in fase difensiva e dedizione al lavoro Armi vincenti per fare la differenza nel panorama italiano. Penso che alla fine sono gli interpreti, i giocatori che entrano in campo e fanno la differenza! Sono loro che decidono le partite ma sostengo sempre che in questo calcio, La figura del direttore sportivo e la scelta dell’allenatore, sono un aspetto troppo fondamentale nel calcio di oggi; I risultati in campo sono spesso lo specchio della mentalità, del clima e delle competenze degli uomini cardine di ogni società.
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