Tridènte, i valori dell’identità TRIADE DIVINA STORIA, ARTE E MITOLOGIA Un'eredità agricola fatta di amore, cura e segrete maestrie per rendere inconfondibili l'identità e l’essenza di una produzione, come comune denominatore e segno distintivo di oltre 60 anni di storia, incentrata sulla valenza della manodopera, sul potere della passione e sulla meticolosa custodia dei valori tramandati di padre in figlio. Di generazione in generazione con un senso di familiare autorevole in stile e sentimenti. Le uve che danno origine ai vini della nuova linea Tridènte vengono coltivate nel cuore di quella Valsellustra, patrimonio dell’Unesco, che si estende proprio ai piedi di Dozza. Un paese noto in tutto il mondo per i suoi murales dipinti sulle case del centro storico, e uno dei Borghi più Belli d’Italia da poco Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, dove ha sede l’Enoteca Regionale dell’Emilia-Romagna. Albana e Sangiovese sono due vitigni antichissimi ai quali sono legate storie, leggende e passaggi, importanti rintracciabili in diverse opere letterarie. L’Albana, di fatto, è la regina di queste colline dalle terre rosse come in un autentico Cru. Un vitigno versatile dalle grandi potenzialità evolutive, il più rappresentativo della nostra regione ed il primo bianco in Italia ad ottenere, nel 1987, la denominazione di D.O.C.G.. Perfetto il binomio con le uve di Sangiovese che incarnano l’indole sanguigna della gente di Romagna dalle radici profonde ancorate alle tradizioni ed ai tratti storici fortemente identitari della produzione enologica territoriale. I tre vini della linea Tridènte, affinati per tre anni, rimandano ai tre rebbi del tridente di Nettuno, dio delle acque, figura alla quale colleghiamo gli elementi pittorici rinvenuti e conservati nell’antica casa padronale della famiglia Minzolini a pochi passi dalla sede della cantina Merlotta. L’attenzione non è rivolta, quindi, solo a queste tre straordinarie etichette. Ma anche alla componente storica della genesi aziendale legata indissolubilmente ad un territorio dal passato ricco di storia, arte e cultura. Elementi in grado di restituire ai vini un’identità ricca, raffinata e consapevole.
Post di MERLOTTA Vignaioli dal 1962
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Dal 20 dicembre al museo romano un percorso ripercorre le tappe più salienti della specialità di Alba diventata un’icona globale
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Amaro Lucano 1894 - 2024 Da 130 anni niente di più dalla vita La storia di #AmaroLucano inizia nel 1894 a Pisticci, quando Pasquale Vena, pasticcere con una passione per l’erboristica, crea la miscela perfetta per il celebre #Amaro Lucano 1894 La sua dedizione porta il prodotto fino alla Reale Casa Savoia, conferendogli grande notorietà. Nonostante le difficoltà della Seconda Guerra Mondiale, Pasquale e la sua famiglia non si arrendono. Con il supporto dei figli Leonardo e Giuseppe, la produzione riprende nel sottoscala di casa, raggiungendo negli anni '50 una produzione annua di 3000 bottiglie. Nel 1965, la produzione si sposta nel nuovo stabilimento di Pisticci Scalo, raggiungendo i 117.000 litri annui. La terza generazione dei Vena, con Pasquale Vena attuale presidente, continua a guidare l’azienda, preservando la ricetta segreta e i valori di “Lavoro e Onestà”. A partire dagli anni ‘90, la storia di Amaro Lucano, con il suo mix di valori tipicamente #madeinitaly, s’intreccia con quella del Belpaese. Questo è reso possibile grazie allo slogan geniale "Che cosa vuoi di più dalla vita?", che entra nelle case e nelle menti degli italiani, diventando una domanda iconica con risposte sempre diverse, riflettendo sogni e ambizioni personali. La domanda è esistenziale; la risposta è pratica e filosofica al tempo stesso: un Lucano, una cosa buona che va bene in ogni circostanza. L’irripetibile vicenda di questa realtà è raccontata, in chiave #corporateheritage, nel libro “Cosa vuoi di più dalla vita? Amaro Lucano: storia di un’Italia dal bicchiere mezzo pieno", scritto da Francesco Vena ed Emiliano Maria Cappuccitti ed edito nel 2020 da Rubbettino Editore. Il libro narra la storia dello slogan e dell'azienda, intrecciando racconti di una Lucania di fine '800 con le vicende moderne della famiglia Vena. Esplora l'evoluzione del marchio #AmaroLucano, dai tempi difficili delle guerre fino alle sfide contemporanee, evidenziando come l'azienda sia riuscita a mantenere viva la propria tradizione innovando costantemente. L’attenzione per il #corporateheritage è testimoniata anche dalla costituzione del #MuseoEssenzaLucano, dove la storia dell’azienda si rivive e si tocca con mano. Il museo offre un'esperienza immersiva attraverso cinque aree tematiche che celebrano la Lucania, il Lucano, la Storia, l'Amaro e la Pacchiana (la figura femminile che incarna l'abbigliamento tradizionale delle donne di Lucania). Amaro Lucano rappresenta una storia di passione, dedizione e successo, condotta con orgoglio familiare che continua a evolversi e innovare, affinché alla classica domanda "Cosa vogliamo di più dalla vita?" si possa continuare a rispondere "un #Lucano", senza tradire le aspettative di generazioni di appassionati. #madeinheritage
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Mangiare sano ed equilibrato, include anche fare delle scelte.
La sua presenza come testimonial è una celebrazione delle nostre nobili origini e dei valori che ci guidano: autenticità, qualità e passione. Andrea Lo Cicero è proprio l’emblema della tradizione siciliana e della dedizione a una vita sana e ricca di gusto. #qs #qualitasicurasiciliana #suinobianco #suinosiciliano #andrealocicero #regionesiciliana
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Luigi Veronelli, gastronomo, giornalista, editore, conduttore televisivo e filosofo, una delle figure centrali nella valorizzazione e nella diffusione del patrimonio enogastronomico italiano, considerato il padre del giornalismo di settore, viene ricordato su Virtù Quotidiane da antonio paolini in occasione del ventennale della sua scomparsa, il 29 novembre 2004. Leggi l'articolo completo su virtuquotidiane.it #virtùquotidiane #LuigiVeronelli
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E’ dal nome etrusco per il Dio Bacco Fufluns che prende vita una figura immaginaria dal volto femminile che racchiude l’essenza della Maremma, tra colline ed azzurro del mare: Flunia. Capalbio è l’ultima città dell’entroterra della Maremma, proprio sul confine con il Lazio. In un regime di agricoltura biologica dove il rispetto per l’ecosistema è alla base di tutto, all’interno di una fattoria agricola dove si estendono 50 ettari di bosco popolati da Chianine, Maremmane, Cinghiali, Istrici, nascono vini straordinari. Freschezza e bevibilità sono le caratteristiche comuni a queste quattro etichette. Due varietali Merlot e Cabernet, affiancano due assemblaggi che già nel nome rendono omaggio al territorio di appartenenza: VETTARIVA e CIMACOSTA. Un eterno contrasto quello tra la terra ed il mare, che trova pace nell’unione tra vitigni autoctoni e grandi espressioni internazionali: 📌 vermentino toscano e viognier per il bianco 📌 sangiovese, cabernet sauvignon, cabernet franc e merlot per il rosso Un terroir unico, capace di regalare emozioni uniche.
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Simbolica per gli egiziani, incorruttibile per gli ebrei, se ne trovano i sentori in molti bianchi secchi e nel cacao pregiato Su #Vendemmie la puntata della nostra rubrica Fiori & Vini a cura di Irma D'Alessandro dedicata all’acacia.
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Paestum e tutte le realtà della famiglia Pagano raccontate su Vanity Fair Italia dalla penna elegante di Beba Marsano
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GRAZIE...EROE DEI DUE MONDi P.S. da ricordare il reale setificio di San Leucio le cui sete erano apprezzate mondialmente, adoperate come parati nella Reggia e nella Casa Bianca ,La bandiera degli Stati Uniti alle spalle della scrivania è in seta di San Leucio.e i prodotti caseari dellaVaccheria Reale di Caserta ove si produceva un formaggio con le stesse qualità del Parmigiano... MRS Le regioni più industrializzate d’ Italia, prima del 1860, erano la Campania, la Calabria e la Puglia: le Due Sicilie si collocavano ai primi posti in Europa. In Calabria erano famose le acciaierie di Mongiana, con due altiforni per la ghisa, due forni Wilkinson per il ferro e sei raffinerie, occupava 2.500 operai. L’industria decentrata della seta occupava oltre 3.000 persone. La piu’ grande fabbrica metalmeccanica del Regno era quella di Pietrarsa, (fra Napoli e Portici), con oltre 1200 addetti: un record per l’Italia di allora. Dietro Pietrarsa c’era l’Ansaldo di Genova, con 400 operai. Lo stabilimento napoletano produceva macchine a vapore, locomotive, motori navali, precedendo di 44 anni la Breda e la Fiat. A Castellammare di Stabia, dalla fine del XVIII sec, operavano i cantieri navali più importanti e avanzati d’Italia. In questo cantiere nacque la prima nave a vapore, il Real Ferdinando, 4 anni prima do quella inglese e la prima nave a elica d’ Italia e in ferro. La tecnologia era entrata anche in agricoltura, dove per la produzione dell’olio in Puglia erano usati impianti meccanici che sumentarono la produzione. L’Abruzzo era importante per le cartiere (come della Penisola Amalfitana)le industrie tessili. La Sicilia esportava zolfo, preziosissimo allora, specie nella provincia di Caltanissetta, all’ epoca una delle città più ricche e industrializzate d’ Italia. In Sicilia c’erano porti commerciali da cui partivano navi per tutto il mondo, Stati Uniti ed Americhe specialmente. Importante, infine era l’ industria chimica della Sicilia che produceva i materiali sintetici conosciuti allora, acidi, vernici, vetro. Puglia e Basilicata erano importanti per i lanifici e le industrie tessili, molte delle quali gia’ motorizzate. La tecnologia era entrata anche in agricoltura, dove per la produzione dell’olio in Puglia erano usati impianti meccanici che accrebbero la produzione. Le macchine agricole pugliesi erano considerate fra le migliori d’Europa. La Borsa più importante del regno era, infine, quella di Bari. Una volta occupate le Due Sicilie, il governo di Torino iniziò lo smantellamento "cinico e sistematico" del tessuto industriale di quelle che erano divenute le “province meridionali”. Pietrarsa fu condannata a un inarrestabile declino. Nei cantieri di Castellammare furono licenziati in tronco 400 operai. Le acciaierie di Mongiana furono rapidamente chiuse, mentre la Ferdinandea di Stilo (con ben 5000 ettari di boschi circostanti) fu venduta per pochi soldi a un "colonnello garibaldino", giunto in Calabria al seguito dei “liberatori”. Franco Anelli
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Su Artribune una splendida intervista a Luigia Sergio nella quale si racconta e spiega come siamo arrivati ed in cosa consiste il progetto #statidiagitazionecreativa di Barone Sergio. #zancleartproject #baronesergio #noto #sicilia #artecontemporanea ⤵️⤵️⤵️
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Consulente amministrativo, di finanza e controllo
5 mesimolto interessante e molto bella l'etichetta Complimennti! 👏