L'#economia domestica italiana vive un momento di chiaroscuro: mentre si parla di aumento di #occupazione e #stipendi, il #carovita continua a pesare sulle famiglie. Al #Nord, in particolare in #Lombardia, le retribuzioni crescono, ma l'ombra dell'#inflazione rende difficile goderne i frutti. Nonostante piccoli miglioramenti nel 2024, il potere d'acquisto rimane fragile e i #risparmi degli italiani ne soffrono. La panoramica su #ultimabozza ⬇
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Gli Italiani sono affetti da una "sindrome del galleggiamento" , una sorte di immobilismo economico e sociale, con redditi reali sono calati del 7% in 20 anni. "Ci muoviamo intorno a una linea di galleggiamento, senza incorrere in capitomboli rovinosi, nelle fasi recessive, e senza compiere scalate eroiche nei cicli positivi". A dirlo è il Censis nel 58º Rapporto sulla Situazione Sociale del Paese. Negli ultimi vent'anni (2003-2023) il reddito disponibile lordo pro-capite si è ridotto in termini reali del 7,0%. E nell'ultimo decennio (tra il secondo trimestre del 2014 e il secondo trimestre del 2024) anche la ricchezza netta pro-capite è diminuita del 5,5%. La sindrome italiana, dunque, "nasconde non poche insidie", perchè potrebbe condurre a una fase di immobilismo economico e sociale
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Credo che in tanti se ne erano già accorti. La carenza di personale in diversi settori è la conseguenza anche di questa situazione. Sarà difficile modificare questa tendenza ormai in atto da anni. Ma anche per questo diventa sempre più importante la necessità di strategie personali di pianificazione economica e finanziaria mirata bilanciare inflazione ed a recupare il potere d’acquisto perduto.
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ISTAT, REPORT DA BRIVIDI. ECCO PERCHÉ I NOSTRI PADRI MANTENEVANO UNA FAMIGLIA CON UNO STIPENDIO. MENTRE A NOI NON NE BASTANO DUE L’ultimo rapporto completo pubblicato dall’Istat sulla salute del nostro Paese e dei suoi abitanti ha portato alla luce dinamiche evidenti, dipingendo un ritratto d’Italia e degli italiani che lascia poco spazio all’ottimismo. Le difficoltà sempre crescenti che incontrano per vivere e le dinamiche sociali ammantano il futuro di ombre e preoccupazioni. I numeri non mentono e mostrano un quadro con molte ombre e poche luci: siamo più poveri, più vecchi e a pagare il conto di tutte le crisi sono stati il ceto medio e le classi povere. Siamo un Paese che va all’indietro, come i gamberi. Uno dei problemi principali che si riscontrano in Italia è dato dai cattivi contratti e dalle basse retribuzioni. È il dato che spaventa di più: l’incidenza di povertà individuale fra gli occupati è aumentata dal 4,9% del 2014 al 7,6% del 2024. Questo dato considera solo le persone che, pur avendo un lavoro, si trovano sotto la soglia di povertà. Il numero aumenta considerevolmente se vengono compresi tutti quelli che con lo stipendio riescono a stento a sopravvivere. Il costo della vita, rispetto ai tempi del passaggio fra Lira ed Euro, in Italia segna mediamente un +100%. Per alcuni prodotti e servizi, si arriva addirittura al triplo. A fronte di un aumento dei salari che in 23 anni è stato del 50%. In pratica, i 100 Euro guadagnati nel 2002 valevano 100, mentre i 100 Euro guadagnati oggi valgono (a essere ottimisti) il 50% in meno. [...] Le dinamiche economiche e le crisi le hanno pagate soprattutto i ceti medi, i poveri e in generale i lavoratori. Non a caso, la “propensione al #risparmio” per cui gli italiani erano famosi nel mondo continua a scendere: -6,3% nel 2023, per un totale di circa 80 miliardi annui. Per avere un’idea, nel 2001 questa cifra era pari a 106 miliardi. E gli 80 miliardi di oggi, come potere d’acquisto, valgono il 50% in meno rispetto ad allora. (molto di più nell'articolo ... 👇🏻) https://lnkd.in/e8Kq-86Q
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L’occupazione in Italia cresce a livelli record. Ma il grande problema restano i salari. Nonostante il rallentamento della spinta inflazionistica, il nostro Paese è quello che ha registrato il maggior calo dei salari reali – quelli parametrati al costo della vita – tra le maggiori economie dell’Ocse. Che vuol dire, in pratica, perdita del potere d’acquisto per i lavoratori italiani.
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... come dire... un bel "problemino" strutturale sulle spalle di tutti gli italiani... Dal Corriere della Sera La rincorsa prezzi-salari — che innescherebbe una preoccupante spirale inflattiva che ricorda tanto gli anni della «scala mobile» — è da evitare, certo. L’Italia però è inviluppata da anni in una storia di salari troppo bassi, come plasticamente evidenziato da questa classifica dell’Ocse su dati Eurostat che vede i redditi medi italiani sotto ai livelli degli anni ’90 (vedi tabella in alto). D’altronde c’è una vasta area di povertà fatta di chi non ha un contratto fisso, spesso finisce travolto — è il caso dei giovani — nel girone dantesco dei tirocini. L’Inps, registrò l’allora presidente Pasquale Tridico, ritiene che questa area sia composta da «due milioni di lavoratori», fatta anche di contratti stagionali nel turismo e nei servizi in cui la dimensione del «nero» non è irrilevante e le cornici contrattuali scavalcate da illegalità e difese malamente dai pochi controlli. Il salario reale: la discesa inesorabile dal 1990 La vera misura di quanto guadagnano le persone è quello che in economia si chiama salario reale, cioè il salario rapportato ai prezzi. Secondo i dati Ocse, l’Italia è tra le grandi economie il Paese in cui i salari reali sono diminuiti di più. Meno 7,3% solo nel 2022 rispetto al 2021, anno in cui la crescita dei prezzi trainata dal rincaro dell’energia ha ridotto pesantemente il potere d’acquisto delle famiglie. Paghiamo anni di redditi al palo bloccati (anche) da una produttività stagnante e il conto si scarica pure su chi un lavoro lo ha. Il problema è che si tratta di una tara storica. Come agire sul potere d’acquisto per alleviare le difficoltà di chi «vive sotto i 35 mila euro all’anno» però è oggetto di dibattito da sempre
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Secondo il 58° rapporto del Censis, l'#economia italiana è intrappolata in una “sindrome della medietà”. Negli ultimi vent'anni, il reddito disponibile pro-capite è diminuito del 7% in termini reali. E nell'ultimo decennio la #ricchezza netta pro capite, intesa come somma delle attività reali e finanziarie, ha visto una flessione del 5,5%. Il Paese, insomma, si muove intorno a una linea di galleggiamento, senza incorrere in capitomboli rovinosi nelle fasi recessive e senza compiere scalate eroiche nei cicli positivi. Una sorta di stagnazione perenne che alimenta una percezione di disincanto e frustrazione tra la popolazione, con l'85,5% degli italiani che ritiene difficile migliorare la propria condizione sociale. https://lnkd.in/dF6CCCbA #Italia #pil #Censis
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Secondo i dati Ocse, l’Italia è tra le grandi economie il Paese in cui i salari reali sono diminuiti di più. Meno 7,3% solo nel 2022 rispetto al 2021, anno in cui la crescita dei prezzi trainata dal rincaro dell’energia ha ridotto pesantemente il potere d’acquisto delle famiglie. Poi ci si domanda perché i giovani emigrano all'estero e in Italia nascono pochi bambini....! https://lnkd.in/dDuzEC47
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Fra gli spunti delle #considerazionifinali del #governatore della #bancaditalia scelgo questo grafico che mi ha particolarmente colpito perché evidenzia l'evoluzione negativa dei salari italiani negli ultimi 20 anni. Dice il Governatore che "In termini pro capite, il reddito reale disponibile delle famiglie è fermo al 2000, mentre in Francia e in Germania da allora è aumentato di oltre un quinto." D'altro canto, come osservava qualcuno nel corso delle considerazioni finali di oggi, proprio i bassi costi del lavoro fanno sì che per chi vuol fare impresa oggi l'Italia sia uno dei paesi più attraenti #lavoro #Italia #economia #competitività
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CRESCITA E SALARI: IL DIVARIO. Il divario tra la #crescita degli #stipendi e l’aumento del #costodellavita continua a essere una questione critica per l’#Italia. Secondo i dati dell’#Ocse, i #salari reali nel nostro Paese sono rimasti quasi invariati negli ultimi due decenni, mentre il costo della vita è aumentato, erodendo il #potere d’acquisto dei #lavoratori italiani. La base è la #protezione: solo così è possibile garantire la #sicurezzafinanziaria di #famiglie e #imprese #consulenza #futuro #risparmi #investimenti #tutele #protection #pianificazionefinanziaria
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Il dato emerge dal report di Banca d'Italia - Eurosistema sull'economia regionale. Nel 2023 il numero di occupati è aumentato del 3,0 per cento. Riprendono i consumi ed i beni durevoli per le famiglie. Ma l'invecchiamento - e i suoi riflessi su sanità e digitalizzazione - preoccupano. #lavoro #occupazione #bankitalia
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