La legge sull’oblio oncologico è un atto di civiltà

La legge sull’oblio oncologico è un atto di civiltà

Stop alle discriminazioni nei confronti delle persone guarite dal cancro. L’oblio oncologico è legge. A distanza di cinque mesi dall’approvazione della Camera dei deputati – lo scorso 5 dicembre – anche il Senato della Repubblica ha dato il via libera definitivo al disegno di legge che elimina i veti nei confronti di ex malati di cancro e tutela i loro diritti.    

Una volta ottenuta la promulgazione, toccherà al Governo (in particolare ai ministeri della Salute, della Giustizia e del Lavoro) dare seguito alla legge emanando i decreti che individueranno specificatamente l’elenco delle malattie oncologiche da considerarsi guarite in termini inferiori ai dieci (o cinque) anni come previsto dal provvedimento.

Il testo unificato che si appresta a diventare legge – a cui AboutPharma ha dedicato un lungo approfondimento sul mensile di luglio – prevede che nei casi di procedure per l’adozione, richiesta di mutui e pratiche bancarie e assicurazioni e nelle procedure concorsuali non sia ammessa la richiesta di informazioni concernenti lo stato di salute relativamente a patologie oncologiche il cui trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da più di dieci anni alla data della richiesta.

Per molte associazioni di categoria, la piena condivisione del disegno di legge sia da parte degli esponenti della Camera che del Senato rappresenta un messaggio fortissimo non soltanto per le persone malate, e per chi sta loro intorno, ma anche per banche, assicurazioni e tribunali, che non potranno più fare distinzioni tra malati di cancro e tra loro e le persone sane una volta trascorsi dieci anni dalla fine delle terapie.

Il documento, in discussione già da diversi mesi, recepisce di fatto anche quella che era una richiesta già avanzata dalla Commissione Europea nell’ambito del Piano Oncologico Europeo e l’appello formulato a ottobre dalla Società europea di oncologia medica (Esmo), da cui è giunta finanche la proposta di abbassare il limite (per tutti) a cinque anni.

Secondo Francesco Perrone, nuovo presidente dell’Aiom, questa legge, con tutte le sue sfaccettature, “è più avanzata rispetto a quanto stabilito in altri Stati che hanno già adottato norme su questo tema”. La misura interessa fin da subito circa un milione di persone nel nostro Paese: sui 3,6 milioni di connazionali che convivono con una diagnosi di cancro.

Peraltro, proprio dai numeri sul cancro in Italia nel 2023 (presentati di recente dall’Istituto superiore di sanità), emergono alcune evidenze incoraggianti. A partire da quelle sulla sopravvivenza (oltre 268 mila decessi evitati dodici anni), un trend che sembra destinato a durare negli anni. E che alimenta la possibilità di rendere sempre più spesso il cancro una malattia curabile, dopo la quale in molti casi è ipotizzabile il ritorno a una vita completa.

È (anche) alla luce di queste evidenze che una legge sull’oblio oncologico pare necessaria, oggi più che mai. È risultato di una vittoria per i diritti dei cittadini, ma rappresenta allo stesso tempo una lotta contro stigma e discriminazioni di cui dovrebbe essere portatore ogni Paese evoluto. Questione di civiltà.

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