LA MAGIA DEL SILENZIO. ANTONIO DONGHI
La pittura del silenzio o se preferiamo l’arte che ci immerge in un tempo silente trattengono il nostro sguardo su un mondo sospeso, divenuto quasi magico. Antonio Donghi, la cui retrospettiva si è aperta nel mese di febbraio a Roma, a Palazzo Merulana, è un esponente della corrente del Realismo Magico che ci riporta agli anni Venti del secolo scorso. Tale definizione critica nasce dalle riflessioni del giovane storico dell’arte Franz Roh che intuisce e definisce allora una tendenza di importanza epocale con cui qualificare una corrente in grado di generare modernità alla pari di impressionismo, post impressionismo ed espressionismo.
Il Realismo magico viene interpretato come reazione ai rivolgimenti operati dalle avanguardie nel sistema dell’arte. Scriveva il critico: Da quei sconvolgimenti è nato un silenzio grandioso e solenne, dalle onde è emersa la roccia lucida e chiara, riconoscibile sino all’ultimo suo granello come se fosse illuminata dalla più pura delle aurore. Osservando i trentaquattro quadri di Antonio Donghi giunti da importanti collezioni pubbliche e private ed esposti in mostra, ci rendiamo conto della nitidezza e quasi trasparenza delle immagini dipinte. In esse i protagonisti: massaie, lavandaie, venditrici di polli, donne eleganti, maschere e giocolieri sono fermati in un tempo e in uno spazio che li cattura nella loro essenza e oggettività.
Nella pubblicazione del 1925 di Roh, intitolata Realismo magico. Problemi della pittura europea più nuova, nell’antiporta del libro accanto al frontespizio, compare il dipinto La zingara addormentata di Henri Rousseau che assume qui il carattere di manifesto. Le figure solitarie esercitano su chi le guarda un’attrazione irresistibile, avvolte in un silenzio cristallino e nella fredda luce della luna. La retrospettiva a Palazzo Merulana, a cura di Fabio Benzi offre nuove chiavi di lettura della poetica donghiana. Si approfondiscono con essa ... scopri di più: