Open Mind e Montessori
mio figlio Francesco a 6 anni, foto mia

Open Mind e Montessori

Sandra [mia moglie] si è imbattuta in questo articolo del Corriere che parla dei montessoriani, lo ha twittato citando il mio account e quello di nostro figlio - in casa nostra succede che le informazioni facciano anche giri larghi come questo. Francesco ha fatto asilo e elementari in una scuola Montessori, e mi sono chiesto spesso se per lui sia e sarà un vantaggio. Il fatto di suonare il piano, e leggere prima dei 3 anni, per esempio: la quantità di input conoscitivi e la loro precocissima elaborazione è un fatto, e ha prodotto tutta un'aneddottica familiare [spesso buffa]; ma nulla è privo di effetti collaterali.

Anche l'essere bravo a scuola in modo naturale, apparentemente senza sforzo - per meglio dire: senza avvertire lo sforzo dietro al risultato - come non considerarlo positivo? Ma arrivano momenti in cui lo sforzo c'è, è necessario ed è percepito, e non sei abituato, non hai vissuto fallimenti in un'età in cui si metabolizzano molto più facilmente e quindi ne hai un timore assoluto: paralizzante.

Per lui il passaggio alla scuola "normale", alle medie, è stato oggettivamente traumatico - malgrado le medie in questione fossero la Vivaio [e chi vive a Milano forse conosce questa scuola statale musicale che non ha confronti]. Classe frontale, seduti al proprio posto fino all'intervallo, non si parla, tutti fanno la stessa cosa nello stesso momento, qualunque esuberanza - sopratutto fisica - interpretata come una forma di disagio. Il liceo è stato il periodo peggiore per lui, decisamente complicato e poco divertente, almeno fino alla quarta. Al punto da ingenerargli il dubbio di non avere le capacità per studiare in un'università - falso dubbio, fa Economia e se la cava più che discretamente.

Non si fanno statistiche sulle unità, ma in fondo è quello che fa l'articolo del Corriere, citando gli alunni prestigiosi del Metodo Montessori - e ci sono personaggi come Jeff Bezos [Amazon] e Larry Page e Sergey Brin [Google]. Sottendendo che la loro capacità di ideazione, ma anche di execution - forse sia ricollegabile anche a una formazione che privilegia l'autonomia di pensiero e la valutazione critica del sistema delle regole della società.

“The  environment must be rich in motives which lend interest to activity and invite the child to conduct his own experiences.”

Come è prevedibile, ho vissuto intensamente le fasi della crescita di nostro figlio, nato nel 1996 e oggi Millennial. Nei momenti più easy, e soprattutto in quelli più complicati, mi sono domandato se l'educazione che stava ricevendo - non solo nella scuola Montessori, ma anche a casa: intensa stimolazione culturale, libri, molto ragionamento, un'attitudine eterodossa nei confronti delle regole comportamentali [in particolare di quelle ipocrite, ovvero la maggioranza] lo stesse preparando in modo utile alla vita.

Iniziamo dalla fine.

Com'è oggi Francesco? Ogni scarraffone ecc.ecc. ma credo sia un giovane in gamba. Ha una visione articolata delle cose della vita, percepisce la complessità, una forte intuizione psicologica, una tolleranza nei confronti dei limiti degli altri, gran apertura e curiosità intellettuale. Studia sul serio quello che gli piace - ed è un range ampio - e minimizza lo sforzo per ciò che è necessario ma non interessante. Non ha mai smesso di fare musica, anche se sa che fare professionalmente il producer non sarà facile. Ha uno sguardo ironico per le cose del mondo, le piccole manie, le vanità, le attitudini autoreferenziali: non si fa selfie. Ha la percezione che dovrà guadagnarsi le cose che vuole, i risultati che gli interessano e per questo motivo non prodiga energie per ciò che non gli interessa, anche se si tratta di oggetti socialmente ambiti. E' uno che potrebbe cambiare qualcosa, se avrà fortuna e troverà le risorse in se stesso.

“It is true that we cannot make a genius. We can only give to teach child the chance to fulfil his potential possibilities.”

Quindi tutto bene, e grazie anche a Maria Montessori? So-and-so.

Il metodo Montessori - e personalmente ho una stima enorme per la signora Maria, per l'anomalia che è stata nella storia dell'800 quanto nella sua vita privata - non è nato per recuperare i disadattati, ma secondo me tendenzialmente produce disadattati: anche in senso positivo, il montessoriano è anch'esso un'anomalia per la società sua contemporanea. E poiché l'ultimo pasto gratis - come dicono i fisici - è stato il Big Bang, questo disallineamento ha un prezzo, esistenziale e psicologico.

La scuola Montessori - invisa ai cattolici che l'hanno sempre vista come un competitor della loro presenza educativa, così come alla scuola governativa, per il suo approccio non gerarchico/normativo - sviluppa, o accentua, caratteristiche che qualunque società teme. Autonomia, sguardo critico, resistenza alla coazione senza motivazione, rifiuto dell'autorità in quanto tale, delle regole di cui non si capisce l'utilità. Al termine delle elementari, andai a parlare con una professoressa di una scuola media statale storicamente rinomata a Milano [non la Vivaio, dove poi Francesco andò], tramite una comune amica. Volevo farmi un'idea. La professoressa mi accolse in classe, diede un paio di ordini ai ragazzi e iniziò a raccontarmi come lavoravano e che ottimi risultati ottenessero. Quando mi chiese da quale scuola provenisse Francesco, il mood cambiò. "Un bambino difficile, dunque" mi disse: per lei la Montessori era la scuola cui venivano indirizzati i bambini con un qualche problema - cognitivo o comportamentale. Le feci vedere i lavori di nostro figlio e la sua pagella di licenza elementare, ma il risultato non cambiò, anzi: mi disse chiaramente che avendo lei sempre ottenuto risultati particolarmente brillanti, non sarebbe stata felicissima di avere un nuovo acquisto "comunque problematico; ho avuto altri bambini dalla Montessori, non stanno seduti, si agitano, sono poco disciplinati, perturbano l'ambiente di classe".

“Respect all the reasonable forms of activity in which the child engages and try to understand them.”

Ecco. Il BIAS della professoressa - ed è un bias: non è vero che avesse realmente tratto dall'esperienza l'idea che i bambini montessoriani sono difficili, ha piuttosto sovraimposto alla realtà uno schema preconcetto che l'ha condotta esattamente a quella conclusione - è rappresentativo delle difficoltà che avrà nella vita, in particolare professionale, qualunque individuo dotato delle attitudini che il metodo Montessori potenzia. C'è un prezzo da pagare, ed è questo.

Le mie personali conclusioni.

Respect for Montessori Kids. Mentre un bocconiano potrà gloriarsi tutta la vita, un montessoriano sarà sempre guardato con un certo sospetto.

Ma più di altri, hanno la capacità di mettere in discussione lo status quo, di osservarlo criticamente e senza adeguamenti inerziali; sono stati educati a questo. Sono più portati della media a vedere l'incongruità nelle abitudini consolidate, nel "si è sempre fatto così", nelle regole praticate per routine anche se forse non funzionano più un granché.

Sono più flessibili, più adatti al cambiamento: e questi sono tempi di Disruption.


Tutte le citazioni in questo articolo sono di Maria Montessori

Monica Pignatelli

Gestione e organizzazione progetti formativi, social media e content creator presso SKILLAB Centro valorizzazione risorse umane

7 anni

A ecco, ora capisco perché....ho frequentato una scuola montessori anch'io!!!! mia madre era un'illuminata...

Patrizia Arigò

Industrial & Product Designer

7 anni

Ottimo articolo, Paolo! Sono certa che aiuterà alcuni genitori a riflettere e a prendere la decisione giusta per i loro figli. O, quantomeno, a porsi il problema della loro educazione.

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