Riposino pomeridiano, sì o no? Rischi postprandiali e benefici per l'organismo.
"Il pisolino è un'arte che ha delle regole ben precise per goderne appieno."
Il riposino pomeridiano è il pomo della discordia: tanto è raccomandato per i bimbi quanto ci sono pareri discordanti per gli adulti. Dalla durata al quando, fino al se farlo o meno, tutto è messo in discussione quando si tratta del classico pisolino.
Dov’è dunque la verità?
Può succedere che subito dopo pranzo, la fase postprandiale, si venga colti da una certa sonnolenza, un fenomeno legato soprattutto alla #digestione. Ma perché si verifica? Principalmente per tre ragioni: «La prima è il consumo di cibi ad elevato indice glicemico, come cereali da farine raffinate o zuccheri a rapido assorbimento. Questi, se non associati ad un adeguato quantitativo di fibre, necessarie per “tenere a bada” i valori di glucosio e la sua velocità di rilascio nel sangue, causano sonnolenza. Infatti per poter utilizzare il glucosio in circolo le nostre cellule liberano insulina ma nella condizione nota come insulino-resistenza: in questo caso la sua azione è meno efficace e causa un’ipoglicemia riflessa che può manifestarsi con il classico torpore» spiega la Dott.ssa Mariella Corciulo, Medico Chirurgo Specialista in Nutrizione e Medicina Interna parte del Network Demetra Lifecare.
«Un discorso molto simile avviene anche se a tavola si consumano cibi ricchi di amminoacido triptofano, come funghi, mandorle, anacardi o uova: questi, indirettamente, portano a un maggiore rilascio di serotonina, l’ormone che regola il #sonno. Ultimo, ma non ultimo, è la dilatazione gastrica che comporta una iperstimolazione del sistema nervoso parasimpatico in cui prevale l’azione del nervo vago, attivo durante riposo e digestione, maggiormente evidente quanto più il pasto è abbondante.»
RIPOSINO POMERIDIANO, LA "SIESTA" DAI MOLTI BENEFICI
Addormentarsi dopo pranzo è tendenzialmente una sana abitudine: come spiega l’esperta, ci sono studi scientifici che evidenziano come il riposo pomeridiano aiuta i processi di riparazione cellulare, incrementa le capacità cognitive, in particolare stimola la memoria e le funzioni psicomotorie, i processi di apprendimento e l’umore, soprattutto nei più anziani. Inoltre, aiuta a regolare la pressione alta, soprattutto negli over 65, e, abbassando la pressione sanguigna, si contribuisce a ridurre il rischio di malattie cardiache e cardiovascolari.
Consigliati da LinkedIn
Tutti aspetti positivi dunque? Non del tutto... «La ricerca sottolinea anche alcuni aspetti negativi: la sedentarietà, combinata al ricorso quotidiano ad un riposo pomeridiano maggiore di 60 minuti, specie in soggetti di età avanzata, si associa a un maggior rischio cardiovascolare e di obesità».
LE REGOLE DEL CORRETTO RIPOSINO
Per godere appieno dei benefici, è fondamentale che il pisolino sia fatto seguendo delle regole molto precise. «La prima è quella di non sdraiarsi subito dopo il pasto, altrimenti la digestione rallenta e può dare adito a fenomeni di meteorismo e gonfiore addominale, favorendo anche il reflusso. È dunque raccomandabile non sdraiarsi prima di almeno un’ora, meglio se due, dall’ultimo pasto» spiega la Dott.ssa Corciulo.
Fondamentale poi è anche la durata che non deve mai superare i 30 minuti: «In generale, la scienza dice che un riposo di 20 minuti è il rimedio più efficace per mantenere un adeguato livello di vigilanza, perché ci si sveglia da uno stadio di sonno leggero. Il risveglio dopo 50 minuti, invece, avviene in una condizione in cui l’inerzia innescata dal sonno è maggiore e di conseguenza le performance successive sono più inficiate. Lunghi “riposini”, inoltre, possono interferire con la durata, l’architettura e la qualità del #riposonotturno».
LE ALTERNATIVE AL RIPOSINO
Se non si può riposare un pò, come si ricaricano le batterie? «Effettuare un #break da un’attività lavorativa, sia manuale che concettuale, aiuta certamente a “ricaricarsi” per poter affrontare il resto degli impegni quotidiani. Attività come pratiche sportive, specie se eseguite all’aria aperta, magari associate a tecniche di rilassamento, prendersi cura della propria alimentazione, coltivare relazioni sociali sono di sicura utilità nel miglioramento delle funzioni cognitive e devono essere sempre incentivate» conclude l'esperta.
Dall'intervista di "Io Donna - Corriere della Sera", Settembre 2023