Sul baciare i figli e dire loro ti amo
Da psicoterapeuta con vent’anni di esperienza e da mamma mi pare che questo argomento venga usato oggi da diversi colleghi per andare sotto i riflettori, poiché scatena facili reazioni emotive e in soldoni porta notorietà.
La prima e l’unica a trattarlo con profonda competenza e stata la psicoanalista Laura Pigozzi, con cui non sono comunque d'accordo in tutto e per tutto.
Certo che un conto è una manifestazione d’affetto nella propria intimità domestica un conto e sbandierarla sui social come segno o dimostrazione di chissà quale competenza genitoriale ostentata.
Ma qui oggi stiamo raggiungendo delle pericolosissime vette di generalizzazione mi pare si stia giocando con interpretazioni mirabolanti della psicoanalisi.
Per quanto riguarda le parole, visto che idolatriamo la lingua inglese, perché non lo facciamo anche ora, notando che gli anglofoni usano i love you per dimostrare affetto filiale così come amore erotico.
Non mi pare che in letteratura ci siano più casi di perversioni o psicopatologia causate da questo nei paesi anglosassoni.
Non sono affatto d’accordo come scritto nell'articolo che non si debba stimolare sensazioni forti nel bimbo.
Al contrario riscontro dal mio osservatorio clinico e dal contesto sociale una sempre più scarsa capacità di manifestare affetto fisicamente nei bimbi e nei genitori, che non sanno farlo e quindi insegnarlo.
Se è vero come dice il collega Pellai che esistono zone del corpo che per loro natura generano sensazioni intense tuttavia, no! non si può dire “indipendentemente dall’intenzione”; NON SI PUÒ esulare dall’intenzione come lui invece sostiene: un tocco con intenzione di cura è diverso da un tocco con intenzione morbosa . E questo il bambino anche molto piccolo lo sente e sa riconoscere la sintonia o la dissonanza dell’interazione con l’adulto che ha di fronte attraverso il suo corpo e lo fissa nella memoria corporea ed emotiva.
Per fare un esempio estremo ma molto chiarificante: le manovre delicate di igiene dei neonati e bimbi piccoli maschi per evitare la fimosi con intenzione di cura amorevole non possono, e non dovrebbe nemmeno sfiorare la mente, essere equiparate ad un tocco abusante con intenzioni sessuali.
Rischiamo di arrivare a fare teorie pericolose e fuorvianti.
I “grattini sulla schiena” che molti innamorati adulti chiedono al partner, sono proprio il ricordo di esperienza positive e nutrienti esperite da bambini da parte di genitori accudenti e affettivi che hanno saputo trasmettere la fiducia dell’abbandonarsi al contatto fisico con l’altro.
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Non viceversa: non è che non si devono fare i massaggini sulla schiena dei bimbi per non stimolare sensazioni forti in quanto quel gesto è parte di una relazione erotica adulta. È il contrario! Siamo al limite del buon senso!
Ma d’altro canto, siamo ancora in una società in cui una donna che allatta in pubblico suo figlio crea scalpore e divide le opinioni.
Tutto questo parla della totale ignoranza psicologica e culturale su questi importanti temi e della grave confusione tra cura, amore e pornografia.
Una parte del corpo - il seno in questo caso- può essere a seconda del contesto e dell’intenzione, appunto, oggetto di cura e nutrimento o oggetto di amore o oggetto pornografico.
Purtroppo c’è più conoscenza dell’ultimo ambito che dei primi due.
Diciamo allora piùttosto che è la consapevolezza del genitore, la sua "pulizia" interiore, il suo essere risolto e psicologicamente “sano” che fa tutta la differenza del mondo.
Un genitore così, a mio parere, può dire al figlio/a ti amo, ti voglio bene, ti adoro e baciarlo sulle guance o sulle labbra o sulle orecchie.
Un genitore che dica ti voglio bene o che baci il figlio/a solo sulla fronte ma che è manipolatorio, che gioca sul senso di colpa, che usa i figli per riempire altri bisogni o che metta condizioni al proprio amore fa peggio, molto peggio, del precedente.
Detto questo: diversa è - e deve essere - la fisicità tra genitori e figli a 3 anni e a 12 anni.
Parliamo di questo piuttosto.
Parliamo di quante mamme dormono nel letto quotidianamente coi figli maschi grandi ( di 7/8/10 anni) per compensare altri vuoti interiori e colmare bisogni affettivi, caricando il bambino di una responsabilità e un ruolo che non dovrebbe avere.
Parliamo di quanti padri smettono di abbracciare le figlie femmine appena manifestano i primi segni corporei di sviluppo sessuale, generando nelle ragazzine un senso di colpa, un vissuto di abbandono e di rifiuto verso il proprio corpo che non riescono a spiegarsi se non dopo molti anni, venendo in terapia.
Facciamo vera alfabetizzazione emotiva e creiamo una sana cultura affettiva.
Imprenditore seriale e Founder di askjinn.ai
8 mesiNicoletta, Interessante, grazie per la condivisione!