Post di Andrea Rinaldi

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redattore presso Corriere della Sera

Sono le 18.03 di mercoledì 16 novembre quando una nota del Ministero dell'Economia e delle Finanze dà il via alle danze che tutti attendevano da tempo, archiviando per Banca Monte dei Paschi di Siena oltre quindici anni di errori, ricapitalizzazioni e salvataggi di Stato, costati all’Italia più di 30 miliardi. È il segnale che il Tesoro ha messo in vendita la terza tranche di azioni della sua partecipazione, scesa, dopo altri due collocamenti, dal 64,2% dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi del 2022 al 26%. A comprare nell’ambito di un collocamento accelerato sono stati Banco BPM, che si è portato a casa il 5%; l’asset manager ANIMA Holding, un altro 3%; la finanziaria dei Del Vecchio, Delfin, e Francesco Gaetano Caltagirone, entrambi il 3,5%. Può davvero nascere la terza banca italiana? Non prima di un anno, si sbilancia più d’una fonte di mercato. Ma tra un anno o poco più, nell’aprile ‘26, scadranno i mandati dei ceo di Bpm, Anima e dello stesso Mps. Certo è che a qualche nuovo socio l’idea di un patto parasociale non dispiacerebbe. Con le nozze tra Mps e Banco Bpm-Anima nascerebbe un soggetto da quasi 20 miliardi di market cap, con 500 miliardi di attivi, dietro UniCredit e Intesa Sanpaolo.  Per Barclays un accordo dovrebbe essere realizzato parte contanti e parte carta per mantenere il Cet1 di Piazza Meda al di sopra del 13%. Il Roi sarebbe convincente e si tratterebbe di un’operazione accrescitiva. I dipendenti diventerebbero 36.498, anche se c’è da registrate che al momento il Banco non ha ancora chiuso il contratto con i sindacati; gli sportelli incrementerebbero a 2.789 di cui 114 da vendere, sempre secondo Barclays, in ragione di sovrapposizioni in Veneto e Toscana. Tra le questioni più urgenti, ci sarebbe da gestire il riacquisto del 50% della joint venture Mps-AXA sul Vita, in scadenza nel 2027. Lovaglio sta negoziando e va ricordato che Massimo Tononi, presidente Banco Bpm, è in ottimi rapporti con il gruppo di Thomas Buberl. Banco Bpm, a differenza di Mps, ha tutte le fabbriche prodotto: l’investment banking (Banca Akros), la monetica (Numia S.p.A.), il risparmio (Anima), le polizze (Banco BPM Vita spa). Ci sarebbe da lavorare sulle sovrapposizioni eventualmente tra operations, strutture centrali e It, con queste ultime di Mps che potrebbero essere esternalizzate ad Accenture come in passato. Sarebbe lo stesso copione di Intesa-Sanpaolo Imi e anche lì si aggiustò tutto, localismi compresi. Castagna ha ancora impressa la lunghissima trafila burocratica in Bce per perfezionare l’aggregazione Banco Popolare-Bpm. Intanto si è protetto ed è tornato sulla scena. E non è detto che non maturi al contempo il vecchio sogno di prendersi anche la Banca di Asti. In tasca ha già il 9,99%, le sovrapposizioni con Alessandria e Novara non ci sono.  #finanza #credito #banche #siena #milano #roma #risiko

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