Caravaggio, Poesia e Assenze
Pantheon, Roma. Il "Buco del Diavolo"

Caravaggio, Poesia e Assenze

Primo dicembre, Premio Internazionale di Poesia Luigi Di Liegro e la mia Medaglia d'Onore in qualità di finalista. Peccato non poter partecipare all'evento di premiazione a Roma, in quella bellissima sala dei Musei Capitolini confinante con lo splendido Caravaggio: La Buona Ventura.

La fortuna qui non c'entra (o forse sì?) perché sono problemi personali i principali responsabili della mia mancata trasferta da Milano. Niente colpa ai treni, agli aerei, alle forature di gomme, necessità di cantiere, consegne di progetti. Si sta impicciati di brutto, come dicono là, dove mi attendeva una matriciana spaziale e una cacio e pepe da urlo. Nel dubbio però, la prossima volta chiedo un gemellaggio col Louvre e l'altra versione caravaggesca perché, per chi fa Bonaguro di cognome, è decisamente una presa in giro. [Certo la nostra è più bella, diciamolo. C'è movimento, grazia maliziosa della chiromante, sguardo e posa ingenui del giovane.]

Non potrò ascoltare il mio componimento dalla voce dell'attore Giuseppe Lorin, non converserò di letteratura e arte, non potrò sfinire tutti con le mie lamentele o menate sul Design. (Sarà dovuta a questo la mia mole di criticità sovrumane? Una iattura anti-logoramento? No non credo, lo faccio ugualmente!)

Concludo. Magnificazione di Voli Radenti: [Non si suona o si scrive nella malinconia perenne non dilavata o tolta di torno. Acqua-acqua-acqua quando il bello fallisce le trasformazioni. Sempre un poco incompiute, un poco smezzate, un corpo ammazzato da novità non complete, con occhio al largo ma piedi tra cespugli. Figli fragili di planari lenti e bassi per farsi meno male ogni volta che si muore.] 

Nessun tasto oggi perché non piove mai dove piove

sempre. E sedersi a contemplare il provvisorio e masticare

unghie nell'imbarazzo del caos ti sporca le scarpe

con le mani tocchi niente che possa seccare.

Ma dove scappi già fuori dalle imbracature e dissalata!


Morire per diventare farfalla é ridonare a sé

un ventre prospero con altre suole slacciate

da ogni situazione convergente sul petto. Poi

premere lo sterno lasciando evadere l’aria

scoprirsi che stona fianco al passato infine

ecco il caldo tiepido contatto del valico la muta

quell’immobile sarcofago di pezza il cambio si nota

è presto per dire nuovo serve slargo e corpo

dimenticanze al sicuro o cremazioni epiche e saluti.


Le scaglie a ricoprire la vita che la stoffa da sola non plasma

e trattieni fuori il dentro ma si passa da fuori a dentro

seguendone il ricamo congiunto fino a la foce. O la siepe...

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Laura Bonaguro (in Scongiuro un giorno, se dovesse continuare così ;-)#



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