Egidio COLLA, il Preside-Scrittore che tradusse i preziosi “Statuta Vetera Civitatis Aquis A.D. 1277 !
Egidio COLLA, il Preside-Scrittore che tradusse i preziosi “Statuta Vetera Civitatis Aquis A.D. 1277 !
La “SCIENTIFIC AND CULTURAL PROMOTION” nella sua consuetudinaria rivisitazione “archivistica” ha posato gli occhi, con particolare interesse ed emozione, su “Gli Statuti Comunali Acquesi”, rilegati in elegante volume (Edizione GRIBAUDO – 1987 ) dalla copertina scarlatta, recante il nome del traduttore, ricercatore e commentatore, Egidio COLLA, grande benemerito docente e scrittore acquese. Gli Statuti sono riportati in tardo latino medioevale, cioè in lingua originale, con testo a fronte tradotto in italiano, appunto dal prof. Egidio COLLA. Un’ aurea epigrafe a cura dell’Autore introduce il testo: “ Poiché un popolo libero ha sempre gradito il culto del proprio passato, mi auguro che i miei concittadini, cui dedico il frutto di questa mia fatica, accoglieranno benevolmente quanto è destinato a ricordare l’operato dei nostri “patres conscripti” – Egidio Colla
Noi qui, con animo commosso, intendiamo dare un concreto segnale alla memoria del fecondo Scrittore concittadino, per confermarGli tutta la nostra infinita “benevolenza” e gratitudine, a Lui e alla sua prestigiosa opera! Ovviamente, ci limitiamo ad un accenno alle premesse e alla citazione di una curiosa “norma imperativa”, contenuta in questo antico corpo giuridico.
Un grande merito dell’iniziativa, tesa a far conoscere ai cittadini acquesi un così importante documento storico, va a Giuseppe VISCA, allora senatore in carica, che invitò e convinse il prof. Egidio COLLA a farsi carico dell’arduo compito intellettuale, sia nella difficoltosa traduzione, sia nelle note e nei commenti. Il senatore Giuseppe VISCA era ben cosciente della idonea e specifica bravura di Egidio COLLA, bravura ormai consacrata da numerose precedenti pubblicazioni ecclettiche e famose. Basta ricordare: “Da Caristo ad Acqui Terme”; “Cavour cento anni dopo”; “Immagine e parole”; “Acqui fra le vecchie nuove mura”; Aquae Statiellae”; “Le Terme acquesi”, scritto a quattro mani con la figlia Nadia; “S.Marzano Oliveto nella storia”: “Castrum Bestagni”; “San Pietro basilica latina in Acqui”; “L’antica provincia di Acqui”; “Giacomo Bove, un grande esploratore troppo dimenticato”; “Maranzana nei secoli”; “Giuseppe Saracco, presidente del Senato: 1898-1904”. Pensiamo che con un collaudo come questo, il Senatore acquese abbia fatto una scelta giusta ed intelligente!
Inseriamo a questo punto, la PREFAZIONE al Libro dello stesso Giuseppe VISCA:
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“Nel periodo in cui ressi la presidenza della U.S.S.L. di Acqui Terme, ebbi la fortunata opportunità di prendere visione del prezioso manoscritto degli Statuti acquesi, in quanto lo stesso è custodito con grande cura presso l'archivio del locale Ospedale di zona.
Non fu certo senza emozione che posai lo sguardo sulle pagine consunte di quel codice, traendone un'impressione indelebile. Mi parve di sentirmi proiettato a ritroso nel tempo e ne fui molto scosso. Le diverse grafie, le abrasioni, le lacerazioni, la rudimentale rilegatura dei vari fogli, tutto parlava di un tempo, che nascondeva la sua esistenza tumultuosa, ma viva e vera, tra le pieghe di quelle pagine ingiallite.
La cosa, devo dire, mi interessò a fondo e dopo alcune ricerche, venni a conoscenza dell'edizione a stampa del codice latino, effettuata dal Prof. Fornarese nel 1905. Il pensiero corse immediatamente all'amico Prof. Egidio Colla, da sempre attento studioso di storia acquese, ed a lui confidai il mio desiderio: la traduzione in lingua italiana dell'antico ed ostico testo in latino medioevale. Trovai in lui adesione entusiastica all'idea e pronta messa in opera del lavoro. La sua cortesia mi ha permesso di prendere visione dell'intera traduzione, cosa che ha riempito il mio animo di grande gioia, unitamente a profonda commozione nel riandare a quelle norme di vita che furono la base del diritto di cui gli Acquesi si avvalsero nei secoli.
Sono certo che la lettura del testo sarà di gradimento per tutti coloro, e sono moltissimi, che hanno, nell'amore per la propria terra, la prima e la più grande delle virtù, quella che li spinge a ben operare per onorarne l'immagine.
Al Prof. Colla desidero esprimere un sentitissimo ringraziamento per il suo lavoro che viene ad aggiungersi alle altre sue opere sulla storia di una delle più antiche città del Piemonte, lavoro che resterà indubbiamente fra quelli fondamentali per la conoscenza dei valori umani della nostra gente.
Sen. Giuseppe Visca
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Di erudita acutezza è la PREMESSA filologica al volume dello stesso AUTORE :
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“Il primo foglio del testo originario, quello consultato dal Fornarese, è in pessime condizioni che lo rendono, in buona parte, poco leggibile e talora illeggibile. Per questo motivo, sulla scorta delle indicazioni fornite dal testo a stampa del 1905, mi sono limitato a riportare, pari pari, anche le carenze del testo, indicandole con una serie di righe punteggiate, uguali, nel numero, a quelle che il testo non riporta.
Lo stesso inconveniente si verificherà nel corso dell'intero testo latino e la traduzione si adeguerà a questo metodo.
Per quanto concerne termini desueti o strani, gli stessi son stati resi entro certi confini possibili, comprensibili, ma sono accompagnati nel testo italiano da un asterisco: questo significa che il termine troverà la sua spiegazione etimologica, storica, funzionale nel glossario che conclude il lavoro. La stessa cosa vale ogni volta in cui si troverà un termine seguito dall'asterisco.
Si avverte, inoltre, che la versione dal latino tardo medioevale, già di per sé non raramente ostica per il degrado delle norme morfologico-sintattiche del latino illustre, per l'imbarbarimento dello stesso, operato nei secoli dal latino della Chiesa e dal lento trasformarsi in quello che sarà il volgare italico, qua e là affiorante nel testo, presenta una forma che, volendo restare il più fedele possibile a quella del testo, risulterà spesso pesante e non molto scorrevole, se la si osserva da un punto di vista dell'italiano di oggi. Talora ho provveduto, non troppo sovente, però, ad inserire termini moderni, per dare maggior comprensione al testo ed ho spesso racchiuso fra parentesi, aggiuntive rispetto al testo latino, termini e brevi frasi che completano il modo di esprimersi nella lingua italiana di oggi. Per quanto abbia potuto aggiungere o manipolare di mia mano, di una cosa sono assolutamente certo: non ho imbarbarito il testo italiano al punto di poterlo paragonare alla lingua usata dai giornali, dalla televisione, dalla radio, che ben poco spazio, ormai, lasciano al nostro idioma.
Il tecnicismo, infatti, la pubblicità, la politica, lo sport, sono stati fattori preponderanti nel diffondere l'imbarbarimento della lingua. Per fare presto, si dice. E male. Ma, a mio modesto giudizio, si tratta di nemesi storica: la lingua dei barbari, cui Roma ha insegnato e trasmesso la civiltà, con le sue leggi e il suo linguaggio, prende la sua rivincita su noi, che siamo i posteri (e tapini, per giunta) poveri di spirito e di capacità. Perché, ben venga l'europeismo, ma a condizione indispensabile che ognuno nell'ambito della sua terra, sappia e voglia intendere chi parla la sua lingua. Italiani compresi. Senza necessariamente sostituire la dolcezza armonica della lingua del sì, con la durezza gutturale della lingua del yes. Sed degustibus disputandum non est.”
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Sempre avendo ben chiaro che detti “STATUTA”, quali spazi di libertà civile ed amministrativa della Comunità acquese ebbero vita brevissima, in quanto, appena 416 giorni dopo, la città di Acqui passava sotto la potestà suprema dei Marchesi di Monferrato con sede a Moncalvo!
Riportiamo, comunque, qui, un esempio della norma imperativa succitata:
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“ XXVII LE PERCOSSE SENZA FERITE
Se un cittadino avrà aggredito e percosso senza uscita di sangue un cittadino maschio o femmina abitante in città, oppure se avrà dato uno schiaffo, o (lo) avrà trascinato per i capelli, oppure lo avrà spinto malamente perché cada, paghi l'ammenda di 60 soldi e, se non sarà caduto, paghi 20 soldi. Che si differenzi solamente (la cosa) per la spinta. Se ciò, lo avrà fatto contro un console o un giudice, paghi un'ammenda tripla, se contro uno scrivano, durante lo svolgimento delle sue funzioni (un'ammenda) doppia. Chi invece avrà picchiato una pubblica meretrice, paghi l'ammenda di 10 soldi. Se un estraneo o un forestiero, avrà aggredito e percosso un cittadino, maschio o femmina, o faccia (qualcosa) d'altro delle cose precitate in questo capitolo, paghi un'ammenda doppia, come un cittadino per un altro cittadino. Se qualche cittadino avrà percosso un forestiero od un estraneo, paghi l'ammenda di 20 soldi. Inoltre se un cittadino colpito si sarà difeso, non sia obbligato alla ammenda. Lo stesso diciamo circa l'aggredito, se sarà stato aggredito da un cittadino o da un forestiero. Ma se si dubita (su) chi avrà incominciato, si stabilisca con giuramento di coloro che si sono percossi, ma se non si potrà conoscere la verità della cosa, sia deferita all'arbitraggio del podestà. Se ciò (le percosse) avrà fatto contro sua moglie, i figli o i nipoti abitanti con lui, la collaboratrice domestica o il servo, o nel separare i rissanti, per educare un congiunto, per questo non sia tenuto (a pagare) l'ammenda. Una collaboratrice, diciamo una donna che non ha un uomo. Se un tutore o un curatore, o qualche parente avrà percosso un congiunto o qualche consanguineo per educarlo, non siano tenuti (a pagare) la ammenda. Né in alcun modo chi segue (per la strada). Se nella stessa casa vi saranno più fratelli o fratellastri, non siano tenuti (a pagare) l'ammenda se avranno fatto rissa fra di loro. La stessa cosa valga per tutti coloro che si trovano e abitano in una unica casa, purché siano legati per qualche parentela o affinità. Ma le mogli siano tenute (a pagare) la terza parte di queste ammende, i minori di 14 anni siano (trattati) a giudizio del Consiglio.
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Per quanto ciascuno di noi sia nostalgico e romantico, crediamo che prima debba andar cauto nell’invocare “le gioie del passato”. In ogni caso, comunque, sarebbe una sua libera scelta! Noi ci accontentiamo della preziosa “benevolenza”, come scrisse l’illustre compianto, Egidio Colla, delle nostra care LETTRICI e dei nostri cari LETTORI. Grazie a tutti di cuore”
5 Novembre 2017 (mio Compleanno!)
Sergio Rapetti