Il senso del pudore nelle bambine e nei bambini: una lezione d'identità.

Il senso del pudore nelle bambine e nei bambini: una lezione d'identità.


« I bambini non possono essere spaventati dalla sessualità e dall'intimità. Oggi bisogna constatare che, troppo spesso, i bambini sono prima informati su cosa può succedere di negativo in una relazione (sessuale) prima di essere correttament informati sulla sessualità e l'intimità in generale. Sempre, tuttavia, i bambini indicano loro stessi la mancanza preoccupante d'informazioni sufficienti e di qualità. Una interpretazione positiva della sessualità e dell'esperienza sessuale può aiutarli a fare meglio e più velocemente la differenza fra ciò che vogliono realmente e ciò che rischia di essergli imposto».

Questo estratto di un rapporto europeo contro lo sfruttamento sessuale dell'infanzia (report 23/10/1997) definisce chiaramente come troppo spesso la prima vera occasione per parlare di corpo e di piacere in tenera età arrivi in seguito ad un episodio negativo come un abuso sessuale, presunto o reale, oppure per un episodio imprevisto, ma in fondo prevedibilissimo, come la comparsa della masturbazione.

Come per tutti i temi, gli interrogativi da esaminare e le risposte da dare andrebbero adeguate al singolo bimbo e alla singola bimba, ma è vero che un primo orientamento può arrivare dalla fascia d'età.

Il bambino nasce senza tabù e nei primi anni esibisce il proprio corpo, scopre e sperimenta il piacere ma anche il dolore, si mostra, fin a quando inizia a capire il confine fra la propria e l'altrui intimità.

Generalmente, dai 2 ai 3 anni, quando si acquisice la capacità di pulirsi da soli, inizia a mostrarsi un vivo interesse per il proprio corpo e quello altrui. Appaiono, inoltre, le prime evidenti trasformazioni dell'area genitale, che si distinguono in due fenomeni, uno più visibile come le erezioni spontanee del pene e uno meno visibile, come le lubrificazioni della vagina.

Dai 4 anni si compara il proprio corpo a quello degli altri. E' normale sentirsi affascinati ma anche preoccupati dalla differenza di genere cosi come dalla sessualità adulta: il proprio corpo è costantemente messo al confronto con l'altro genere così come con le altre età; un bimbo sarà quindi interessato al corpo dei propri coetanei, ma anche dei propri familiari. La curiosità dev'essere legittimata, come il nascente pudore, che si esprime anche in modo inaspettato: come ha iniziato a voler "guardare" o a "essere guardato" può improvvisamente smettere di farlo, chiedendo di non essere più lavato, vestito, toccato o visto nudo. Stesso discorso vale per le bambine.

Ecco la comparsa del senso del pudore, che dev'essere rispettato ed accolto prima che diventi vergogna e che può essere incentivato o promosso, nel caso in cui, ad esempio, ci sia uno sfregamento dei genitali per procurarsi piacere, consolarsi o addormentarsi. Un tale comportamento può essere l'occasione non per preoccuparsi, ma per spiegare che ci sono luoghi deputati per l'intimità, come il letto o il bagno e per nominare e spiegare le funzioni di quelle determinate parti del corpo.

A partire dai 5/6 anni la bambina, come il bambino, arrivano a capire da soli la differenza di genere e se manifestano il desiderio di sapere, se pongono domande sull'argomento è utile dapprima rispondere con altre domande e iniziare a capire cosa pensa, cosa immagina, cosa sa. Sarà sufficiente rispondere in modo breve ma sincero, per poi lasciare spazi ad altre eventuali questioni, se e quando arriveranno.

Dai 6 agli 8 anni il pudore sarà al culmine e ogni occasione sarà buona per porre dei limiti fra sé e gli altri. La consapevolezza di avere un corpo sessuato è sempre più integrata e questa è una tappa fondamentale per determinare il senso dell'identità e dell' unicità: il mio corpo sono io, è mio ed è diverso da tutti gli altri.

Un ultimo consiglio è non solo quello di rispettare il suo corpo, ma anche di non imporre il nostro di adulti, ad esempio con la nudità. Se fare il bagno insieme o stare nudi in casa poteva essere piacevole, dal momento in cui venga esplicitata la necessità di smettere con questa abitudine, non serve porsi troppe domande o imporre la nostra visione, bensì fidarsi del buon senso di una richiesta simile e assecondarla.

In caso di dubbio , bisognerebbe restare sempre in ascolto: sarà allora più facile lasciarsi guidare, comprendere i bisogni specifici della sua età, infine adeguare termini e concetti, che potranno crescere insieme a lei, insieme a lui, insieme a noi.





Patrizia Tummolo

Psicologa clinica libero professionista

6 anni

Chiaro e incisivo nelle sua brevità. Tocca molti aspetti su cui soffermarsi a riflettere.

Francesca Broccoli

Psicologa, Psicoterapeuta a indirizzo sistemico, Rabbia bambini e genitori, EMDR, pre-adolescenti, laboratori e gruppi di parola per bambini e adulti, formazione ad educatori e insegnanti

7 anni

Bell'articolo!

Benedetta Branchesi

Psicologa Psicoterapeuta Docente accreditato dalla Regione Marche

7 anni

Molto interessante.

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altri articoli di gessica iannone

Altre pagine consultate