Storia di una Storia
Siamo in piena estate e non racconteremo di scienza stavolta! Stavolta raccontiamo una storia, una storia che sembra all’inizio banale, e che magari è anche un po’ scritta male. Racconteremo qualcosa cominciata in un primo maggio di secoli fa, quando ci si credeva: emozioni forti e Umanità.
In mezzo ad una folla di gente sconosciuta, due persone si sono incontrate, il giorno è andato avanti, e le settimane sono passate… Pian pianino quel semplice incontro, che poteva sembrare nulla, divenne qualcosa: come un bocciolo, pian pianino crebbe una rosa. Sarebbero molte le domande su quella strana storia, ma nessuno potrà mai mettere in dubbio che non sia stata seria. Come tutte le rose, anche quella aveva le spine, uscite tutte insieme con la parola fine. Finì male, tanto quanto era cominciata bene. Ognuno aveva le sue parti di colpa, ma lo sbaglio più grande fu evidentemente da una parte sola. Il dolore fu tanto, come il morso d’un cane che arriva alla polpa, ma la vita dissoluta andò avanti, tagliando il dolore come una tagliola.
Successe di tutto in quel lasso di tempo maldestro, chi aveva sbagliato pagò caro l’errore, fin quasi al capestro.
Ma un vecchio maestro diceva:” due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai, prenderanno due imbarchi diversi, ma resteranno due marinai”. E stavolta la sorte volle dar ragione a quel maestro di vita, sebbene nessuno l’avesse ancora capita. Lasciati e lontani, i due si ritrovarono insieme in una Roma incantata quel giorno: nessuno avrebbe immaginato che non vi avrebbero mai più fatto ritorno. Furono giorni felici, intensi e fatti di spese pazze, ma stavolta il destino ne aveva preparate di tutte le razze!
No, stavolta non fu per colpa che tutto finì, stavolta nessuno mentì. Stavolta la cosa era seria, c’era tanta vergogna, e forse era meglio affrontare da solo la gogna. Si rincontrarono a Viterbo, nel pieno della tormenta, ma nessuno dei due si parlò, sebbene il Fato urlasse :”Ritenta!”
Trascorsero quasi altri cinque anni, tra casini, lutti, disgrazie e danni. Cinque anni davvero duri da passare, trascorsi a pensare. Pensando e ripensando, dopo cinque anni ci si accorse che si stava sbagliando. Non è con il silenzio che si può tutelare la persona che in fondo si voleva amare. Bisognava parlare, si doveva spiegare, e alla fine una soluzione si poteva anche trovare. Non mancò la fortuna ma il coraggio (almeno dalla parte di Uno), e adesso siam qui a parlarne con nessuno.
Oggi nessuno pretende l’ardore d’un tempo, nessuno sostiene d’avere ragione, ma forse è un peccato gettare nel campo una storia che forse vuol spiegazione.
Paghi chi deve pagare, e stavolta non basta certo una borsa a raccogliere tutti gli errori, ma diamo alla Storia la possibilità di farsi raccontare
Alfonso Di Giuseppe