Un'alternativa al lockdown a base di psicologia
Se nel Comitato Tecnico-Scientifico consultato dal Governo fosse stato inserito anche un ricercatore che studia il COMPORTAMENTO UMANO, sicuramente sarebbe stata evidenziata l'inutilità delle misure di #lockdown così come sono state congeniate. Ma proviamo ad argomentare questa affermazione, che non ha nulla a che vedere con bislacche ipotesi negazioniste, no mask o altre scemenze. Studiare il comportamento umano significa conoscere le modalità di reazione agli stimoli degli esseri umani, comprenderne i pattern comportamentali, predirre comportamenti ed avere le competenze per modificarli. Conoscere il comportamento umano significa infine conoscere il comportamento dei singoli e delle masse. La scienza che studia il #comportamento umano si chiama #psicologia.
La psicologia ha scoperto, fin dagli anni 50 del secolo scorso, che i comportmenti umani possono essere condizionati mediante tecniche e strumenti specifici. Gli strumenti classicamente utilizzati per modificare i comportamenti sono il rinforzo e la punizione. Fin dalla più tenera età ognuno di noi ha sperimentato come i genitori educano i figli, rinforzando i comportamenti corretti con premi, feste e sorrisi, punendo invece comportamenti sbagliati con punizioni, possibilmente più simboliche che fisiche.
Con il giusto mix di premi e punizioni, bambini e bambine di ogni tempo sono diventati adulti responsabili ed educati. Eccedere nei rinforzi o nelle punizioni può inficiare del tutto, o in parte, l'obiettivo principale, cioè la modifica di un determinato comportamento. In generale, premi e rinforzi servono per eliminare comportamenti non utili al vivere sociale, favorendo invece comportamenti utili all'integrazione nell'ambiente. Troppi rinforzi possono far perdere il valore al rinforzo stesso e, premi dati a ripetizione, fanno perdere valore al comportamento che si intende rinforzare.
Al contempo, fornire punizioni a prescindere, senza adeguati rinforzi, rischia di portare, da un lato alla condizione di impotenza appresa, e dall'altro all'effetto "elastico", per il quale il comportamento che si intende estinguere viene estinto al momento della punizione, per poi riverificarsi più frequente non appena viene interrotta la punizione (in quanto non è stato rinforzato il comportamento antagonista a quello che si vuole estinguere).
Da questa panoramica estremamente semplificata delle teorie alla base della psicologia cognitivo-comportamentale, possiamo provare ad estrapolare alcuni modelli di funzionamento che potrebbero essere applicati alle masse, in epoca di #covid.
Se l'uica soluzione al contagio è il distanziamento sociale, ed il lockdown comporta quindi la segregazione in casa, questa può essere vista come una punizione atta ad estinguere il comportamento di assembramento sociale, che oggi è uno dei principali metodi di contagio. Abbiamo però compreso che una punizione semplice non è particolarmente efficace per estinguere un comportamento, specie se tale comportamento non viene percepito come disfunzionale (e tale era l'assembramento fino a 12 mesi fa). Diventa dunque necessario affinacare alla punizione della segregazione in casa un premio (o rinforzo) per tale comportamento, al fine di favorirne l'attuazione. In parole povere, ad esempio, le persone che non si sentono garantite, soprattutto a livello economico, cercheranno di uscire sempre, anche durante il lockdown, mentre le persone che vivono condizioni economiche stabili tenderanno a mantenere la segregazione in casa, confortati dall'ambiente confortevole e dalle finanze floride.
Una punizione senza rinforzi del comportamento opposto genererà poi l'effetto elastico per cui, finchè si sta chiusi in casa ci si rimane ma, appena vengono allentati i controlli, tutti si riversano in nuovi assembramenti, più desiderosi che mai di stare insieme. Gli effetti ad elastico del lockdown sono stati evidenti quest'estate quando, usciti dalla segregazione più completa, si sono tuffati tutti in un'estate fatta di gruppetti che, puntualmente, hanno riportato alle stelle i contagi, appena finito il periodo d'incubazione del virus.
Il rischio di un ulteriore #lockdown pre-natalizio, fatto sul modello del precedente, è ovviamente quello di avere un crollo di contagi prima di #Natale, per riaprire a Natale e far affollare nuovamente le strade, quel tanto che basta a riavere contagiati a gennaio-febbraio. Così facendo, si rischia una strage fino all'arrivo del #vaccino.
L'unica soluzione fattibile consiste nel fornire sempre il giusto mix di premi e punizioni, in modo da poter gestire adeguatamente la modifica di un comportamento che era storicamente accettato in tutte le società... ma per fare questo servirebbe ascoltare anche gli studiosi del #comportamento umano.