Un incontro con chi ha vissuto lo tsunami
L'interprete lo riporta al giorno dello tsunami, il 26 dicembre 2004 alle 9.30 del mattino. Un momento che ha cambiato la storia di questa popolo, un sconvolgimento sociale, comportamentale, alimentare, religioso, lavorativo, legale. Nessuno ora, dopo 14 anni può scordare quell'istante perché nulla ha potuto e potrà riportare le condizione della loro vita prima di quel momento. Sembra che la regola valga per tutte le minoranze etniche del pianeta: nessun gruppo sociale può vivere nella assoluta libertà nel proprio territorio. L'invadenza degli stati strutturati invadono, assorbano, malamente assimilano, addestrano ed impongono regole che hanno come fine l'alienazione per i soggetti più anziani, il disadattamento per alcuni, e, in parte, integrazione dei più giovani grazie all'istruzione e la trasmissione di nuovi valori.
Ci sediamo sulla morbida sabbia mentre Hook , con voce che ancora risente dell'emozione di quella mattina, racconta l'infernale accadimento. Sulla spiaggia granchi erranti si stavano spostando verso la foresta, ill canto usuale degli uccelli era assente. In acqua, vedevo pesci di profondità apparivano in superficie e da quanto riportato da divers, un gran numero di delfini si stavano dirigendo in acquee più profonde. Io stavo sulla mia longtail per controllare le trappole che avevo posizionato per i calamari. Non c'era vento, il mare era liscio e calmo come l'acqua in una vasca. Improvvisamente colgo l'approssimarsi della disfatta le mie gambe diventano gelatina mentre i miei occhi fanno presa su sulla cresta bianca, spumeggiante di un'alta onda che si sta avvicinando. Era così alta che ho pensato, in quell'attimo confuso, che fosse una nave, come ero abituato a vederne lungo questa scia di mare.
Ho immediatamente indirizzato la mia barca verso di essa, un continuo salire e scendere in un alternarsi burrascoso, e con una velocità allarmante venivo sbalzato e sballottato in ogni direzione, dentro la schiuma, sopra di essa e subito dopo scendevo a picco sott'acqua per rimbalzare dopo qualche secondo all'aria sempre ancorato alla mia barca, l'unico mio salvagente e ancoraggio. il tutto per qualche minuto. Quando l'onda colpì la terraferma si rovesciò e tornò indietro trascinandomi in mare aperto e trattenendomi per ore a causa delle correnti che mi impedivano di seguire la mia rotta di salvezza. Molti altri in mare compresi l'equipaggio di pescatori Thai che trascorrono la loro vita in mare, erano stati coinvolti dallo tsunami, le loro imbarcazioni erano state scosse in tutte le direzioni come giocattoli. Sono un sopravvissuto come altri della mia tribù ma moltissimo persero la vita. Le onde raggiunsero l'altezza di circa 30m causando 230.000 morti lungo le aree costiere di 14 paesi..
Io ascoltavo attonita, il mio respiro lieve sembrava intercedere con la violenza sperimentata da Hook. Un'enorme onda sembrava prendere forma davanti a me, sull'acqua così tranquilla, una catastrofe non annunciata, un balzo verso la morte.