Gente che ha paura

Gente che ha paura

Sebbene la nostra società abbia debellato numerosi pericoli per la sopravvivenza della specie, la paura gioca ancora oggi un ruolo fondamentale nelle scelte comuni e nelle decisioni politiche di molti stati che amano definirsi civilizzati: perché? Forse esiste un’interpretazione psicologica di questo fenomeno sociale.

Gli studi classici della psicologia annoverano la paura tra le emozioni fondamentali dell’essere umano, in comune con quasi tutti gli animali del nostro pianeta. Numerosi sono gli studi scientifici sulle emozioni, che vanno dalle ricerche neurobiologiche, alle interpretazioni più psicanalitiche (Plutchik, 2015), ma tutti concordano nel ritenerle come il rapporto tra specifiche modificazioni corporee, e la loro interpretazione data dal cervello. La differenza sostanziale tra le varie teorie di riferimento sta però nel ritenere le modificazioni corporee la causa delle interpretazioni, o viceversa, a seconda del peso che viene dato all’individuo o al suo ambiente di vita.

In un’ottica evoluzionistica, le emozioni possono comunque essere viste come uno strumento utile all’adattamento all’ambiente, in quanto derivano comunque dall’interazione tra uomo e ambiente, e permettono di interpretare immediatamente una situazione (prima impressione), rispetto ad un’analisi di tipo cognitivo. La rapidità delle interpretazioni derivanti dalle emozioni (Kandel, 1998) le rende uno strumento utilissimo per prendere delle decisioni immediate, in situazioni dove la rapidità d’intervento può fare la differenza tra la vita e la morte. Come tutte le scelte rapide, anche le emozioni peccano però di accuratezza, proprio perché non hanno il tempo materiale per analizzare tutte le opzioni. Una ricerca interessante di Wallbott e Scherer (1989) sui segni e sintomi delle emozioni in vari paesi del mondo, ha dimostrato che alcune modificazioni corporee sono comuni a molteplici emozioni, e possono quindi essere fraintese.

Nel rapporto tra modificazioni corporee e loro interpretazione, la paura gioca un ruolo fondamentale come emozione primaria. Nelle situazioni di emergenza, spesso la paura è l’elemento che permette la sopravvivenza dell’individuo (Tos Ricci, 2000), predisponendo l’organismo all’azione, attraverso un lavoro importante del sistema endocrino, che rilascia ormoni specifici.

Ormai tutti gli studi concordano (Meazzini, 1999) nel ritenere che gli esseri umani adottino comportamenti comuni di reazione a modifiche corporee interpretate come paura. Praticamente ognuno di noi può interpretare soggettivamente come paurosa, o non paurosa, una modificazione corporea (es: aumento del battito cardiaco) ma, qualora fossimo impauriti da qualcosa, le nostre reazioni allo stimolo pauroso sarebbero comuni a tutto il genere umano.

Messo davanti ad uno stimolo (interpretato come) pauroso, l’essere umano reagisce (come tutti i mammiferi del mondo) attaccando l’oggetto che stimola la paura (se ritiene di poter superare quello stimolo), scappando da esso (se ritiene impossibile superarlo) o “fingendosi morto”, dunque bloccando molte delle sue azioni corporee, fino al panico (se ritiene che lo stimolo sia talmente pauroso da non poter ne attaccare e ne scappare). Il Sistema Nervoso Centrale umano replica queste tre reazioni, come tutti i mammiferi, sfumandole però in milioni di piccole differenze, grazie alle immense capacità, rispetto al Sistema Nervoso Centrale degli altri mammiferi. Dunque, partendo da comuni modificazioni corporee, ciascun essere umano può interpretare uno specifico evento come più o meno pauroso, e reagire a questo stimolo con diversi comportamenti, più o meno funzionali.

Ampliando il meccanismo di interpretazione e reazione alla paura in un contesto di psicologia delle masse, possiamo ben vedere quanto possano facilmente essere condizionate intere popolazioni, nonostante le interpretazioni non siano sempre corrispondenti alla realtà, ma sono convenzionalmente ritenute reali quando sono comuni alla maggior parte di un gruppo di individui.

Se un gruppo di individui omogeneo entra in contatto con un gruppo di individui con caratteristiche differenti, i componenti di entrambi i gruppi subiranno modificazioni delle funzioni corporee legate alla vicinanza di stimoli nuovi (aumento del battito cardiaco, tensione muscolare, ansia, ecc …). Queste modificazioni corporee sono spesso comuni sia all’ansia, che alla sorpresa, o alla gioia e alla paura. Se il gruppo più forte interpreta (o viene indotto ad interpretare) le modificazioni corporee come paura, si passa all’attacco, mentre se ciò avviene nel gruppo minoritario, questo scapperà. Se invece uno dei due gruppi è estremamente meno forte dell’altro, ne subirà passivamente i comportamenti, sottomettendosi. Sarebbe sufficiente proporre interpretazioni diverse del medesimo stimolo, per evitare comportamenti di reazione che spesso possono sfociare in violenza.

Dott. Alfonso DI GIUSEPPE

Psicologo


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