Stiamo assistendo ad un aumento degli episodi di discriminazione e razzismo nei confronti delle persone straniere rispetto all’accesso alla casa. Sempre più sono le persone che si vedono negare una casa in affitto perché sono straniere, anche se sono in possesso di un buon contratto di lavoro a tempo indeterminato. La domanda cresce, mentre l’offerta diminuisce, in uno scenario dove si stima però che vi siano circa 50.000 alloggi vuoti nella città di Torino. Non si tratta di un fenomeno emergenziale, bensì di una problematica strutturale della nostra società. Di fronte a tale problematica, insieme ad altre 60 associazioni, il 13 Dicembre 2023 abbiamo sottoscritto una proposta politica sul tema dell’abitare. Ad oggi, la discriminazione, il razzismo e i pregiudizi continuano ad ostacolare l'accesso alla casa di persone straniere. Servono alternative, soluzioni, intermediazioni e campagne che, con uno sforzo collettivo e sistematizzato, contrastino e monitorino il razzismo abitativo. https://lnkd.in/eSrs2ceJ
Post di Altrimodi S.r.l. Impresa sociale ETS
Altri post rilevanti
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Il seguente report presenta i risultati principali della indagine qualitativa sulle difficoltà di accesso ad un alloggio adeguato incontrate dalle persone che si identificano come Rom e realizzata dai partner del progetto R-HOME. L'indagine si basa su 128 interviste qualitative approfondite e 10 focus group. Sono state condotte 101 interviste approfondite con Rom che vivono in contesti difficili, svantaggiati e segregati, mentre 27 interviste sono state realizzate con dei responsabili politici, amministratori, volontari e attivisti, a livello locale, regionale e nazionale. Lo studio è stato condotto nei cinque paesi partner e in particola in: Francia, nell'area metropolitana di Parigi, in Italia nell'area metropolitana di Milano, in Spagna nell'area metropolitana di Barcellona, in Ungheria nelle città di Gyöngyös e Miskolc e le relative aree metropolitane, in Romania in due comuni della regione storica della Transilvania, a Singeorgiu de Mures (area di Mures) e a Sfântu Gheorghe (area di Covasna) e nel quartiere di Orko. Il presente report non è finalizzato al confronto e all'analisi delle specificità urbane e territoriali dei diversi casi incontrati, ma li analizza per evidenziare le principali problematiche che devono affrontare i Rom in situazioni abitative molto precarie. Sono state raccolte informazioni da interviste e dialoghi in focus group svolti con esperti, amministratori e policy makers che hanno riportato l'importanza di produrre una offerta riformata di edilizia residenziale pubblica e del miglioramento delle unità abitative già esistenti, nonché della qualità urbana dei quartieri marginali. Il report è strutturato in tre sezioni principali: - una relativa alle condizioni abitative - la seconda alla discriminazione e segregazione abitativa - la terza alle politiche e agli strumenti delle politiche Le conclusioni suggeriscono diversi principi di progettazione e implementazione che emergono dall’analisi dei dati raccolti durante l’indagine.
Intrappolati in un tugurio. Discriminazione e deprivazione abitativa dei Rom nelle città europee.
hal.science
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🏠 UN DIRITTO ALLA RESIDENZA PIÙ ACCESSIBILE E DIGNITOSO La Città metropolitana di Torino ha approvato un’importante #delibera che semplifica e garantisce l’iscrizione #anagrafica per le persone senza dimora o in condizioni di marginalità sociale. 🌱 Cosa significa in concreto? • Accesso facilitato alla #residenza tramite #autocertificazione per chi non dispone di un titolo idoneo. • Riorganizzazione degli indirizzi virtuali. La storica “via della Casa Comunale” diventa via Lia Varesio, un omaggio alla dedizione verso le persone con fragilità sociale, che restituisce dignità e supera uno stigma storico. Inoltre i civici vengono semplificati: restano due indirizzi per l’iscrizione, unificando un trattamento diversificato ormai ingiustificato. • Supporto attivo del #TerzoSettore. Gli enti potranno svolgere un ruolo di accompagnamento e accettare l’iscrizione delle persone presso i loro indirizzi. • Otto nuovi centri servizi finanziati dal #PNRR offriranno supporto concreto per l’accesso alla residenza e altri servizi di base. 🤝 Questo risultato è frutto di quasi due anni di lavoro condiviso: un percorso di #advocacy e #confronto tra le #organizzazioni del Terzo Settore, Amministrazione Comunale, Consiglio Comunale e Assessorati ai servizi #anagrafici e #sociali. Un impegno congiunto che garantisce un diritto fondamentale e restituisce dignità a chi vive in situazioni di vulnerabilità. La residenza, infatti, è la base per accedere a #servizi essenziali come #salute, #istruzione e #lavoro. Altrimodi, insieme ad altre 140 altre realtà, ha sostenuto e contribuito a questo importante cambiamento. 📍 Un passo concreto per una #Torino più giusta e senza #discriminazioni. 👉 https://lnkd.in/dBB_A-bJ
Nuovi strumenti per garantire il diritto alla residenza
https://www.torinoclick.it
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La ricerca supportata da varie organizzazioni, tra cui il Nationwide Foundation e il Tudor Trust, che si interroga sulle disuguaglianze nell'accesso alla casa 🏡 delle minoranze etniche nel Regno Unito merita di essere interrogata sul tema del come aumentare l'inclusività degli interventi edilizi. Il report identifica diverse soluzioni 💡 e raccomandazioni: ✔️ Promozione attiva delle opportunità: le autorità locali dovrebbero promuovere attivamente le opportunità di cessione e acquisizione di terreni per progetti guidati da comunità di minoranze etniche. Questo include lo sviluppo di processi di pianificazione inclusivi e l'engagement proattivo con i gruppi potenziali per garantire proposte di pianificazione di alta qualità. ✔️ Collaborazione strategica: è fondamentale una collaborazione strategica e orientata all'azione tra i soggetti attuatori degli interventi di edilizia sociale, i finanziatori e chi si occupa di advocay per l'uguaglianza razziale. Questo approccio può facilitare un maggiore coinvolgimento delle comunità di minoranze etniche nel settore abitativo. ✔️ Adattamento dei modelli di consegna: i canali di produzione dell'offerta abitativa dovrebbero essere sviluppati e adattati per beneficiare le comunità di minoranze etniche, inclusa la possibilità di lavorare con organizzazioni di base su piccoli siti e approcci alternativi alla cessione di beni. ✔️ Miglioramento della rappresentanza: aumentare la rappresentanza delle comunità di minoranze etniche nel settore dell'edilizia abitativa può contribuire a superare la barriera della consapevolezza. Ciò implica una promozione più efficace delle opportunità e una maggiore visibilità delle esperienze e dei successi delle comunità di minoranze etniche. ✔️ Accesso ai finanziamenti: è necessario migliorare l'accesso ai finanziamenti per i progetti di alloggiamento guidati da comunità di minoranze etniche, affrontando le percezioni di sottorappresentazione nelle assegnazioni di finanziamenti e promuovendo attivamente le opportunità di prestito sociale. ✔️ Integrazione delle esigenze delle comunità: le politiche e le strategie dovrebbero essere sviluppate tenendo conto delle esigenze specifiche delle comunità di minoranze etniche, per garantire che le opportunità abitative siano realmente accessibili e rilevanti per queste popolazioni. Qui per leggere tutto il report: https://lnkd.in/dxwUMEEp #report #casa #disuguaglianze #housingforall #minoranze #etnie #regnounito
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🏠 La #crisiabitativa colpisce fasce di popolazione sempre più ampie. Per le persone migranti, l'esclusione abitativa dovuta ai costi immobiliari si somma a fenomeni di #discriminazione, con gravi ripercussioni sui loro percorsi di integrazione. ➡ Dal monitoraggio del progetto Go Housing emerge uno spaccato delle forme e delle conseguenze del mancato diritto all’abitare nell’esperienza delle persone #migranti nel contesto sudtirolese. 🔎 In un periodo in cui la solidarietà e l'inclusione dovrebbero essere al centro delle politiche sociali, è fondamentale affrontare queste problematiche con urgenza e determinazione. Ogni persona ha il diritto di vivere in un ambiente sicuro e dignitoso. 👇 https://lnkd.in/dmnaCft4
Il limbo dell’esclusione abitativa nell'esperienza migrante
eurac.edu
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Dati interessanti su cui riflettere, perché l’inclusione e l’inclusività sono diretta conseguenza dell’accessibilità anche economica e culturale. Dobbiamo davvero attivare un processo rivoluzionario da un punto di vista semantico, in cui i musei smettano di essere percepiti e interpretati come non-luoghi elitari, ma spazi, piazze aperti e per tutti.
Progettista Culturale - Consulente Economia della cultura; support to Cultural Institutions, Museum Management & Creative Industries
In Italia solo una persona su 10 in famiglie con figli a basso reddito visita siti culturali. In Europa invece l’accesso al patrimonio culturale per le famiglie a basso reddito con figli è più elevato sia in Francia (16,6%) che in Spagna (24,8%). In Danimarca, poi, nelle famiglie a basso reddito con figli l’incidenza di chi ha visitato siti culturali nell’ultimo anno è addirittura del 52,1%. Peggio di noi solo Romania e Bulgaria. Eppure il nostro Paese dispone di uno dei patrimoni culturali più ampi del mondo. Un capitale diffuso, prezioso e insostituibile anche per impostare le politiche di contrasto alla povertà educativa. A fronte di questo primato, tuttavia, restano ancora divari nella fruizione da parte di bambini e ragazzi e in generale da parte dei minori, anche - se non soprattutto- in ragione della condizione economica e sociale della famiglia: nel 2022, solo l’11,8% dei musei ha attuato dei partenariati o delle collaborazioni formali con la comunità educante, per realizzare progetti di inclusione rivolti a soggetti che vivono in povertà economica, educativa o culturale. Nelle aree interne la percentuale scende a meno del 10% dei musei che ha attivato progetti nel contrasto delle povertà E questo nonostante tra i giovani di 16-29 anni che non frequentano siti culturali come musei, gallerie e siti archeologici, uno su 10 indichi i motivi economici tra le maggiori cause del mancato accesso. Così, come sempre in questi casi, la povertà economica e quella educativa si rafforzano a vicenda, in un circolo vizioso difficile da rompere. La mancanza di mezzi economici è un limite alla fruizione culturale in senso lato. A sua volta, il mancato accesso alla cultura è un limite nel percorso di crescita del bambino. In questo contesto, musei e istituzioni culturali possono rivestire un ruolo importante per favorire l’accesso al patrimonio culturale dei minori in povertà o in condizione di esclusione sociale.
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Un'Italia che non legge libri e non si nutre del proprio immenso patrimonio culturale: siamo in fondo alla graduatoria europea in entrambe le classifiche. Ci stupiamo poi, del declino civile e culturale del paese e dell'emigrazione all'estero dei giovani culturalmente più attrezzati?
Progettista Culturale - Consulente Economia della cultura; support to Cultural Institutions, Museum Management & Creative Industries
In Italia solo una persona su 10 in famiglie con figli a basso reddito visita siti culturali. In Europa invece l’accesso al patrimonio culturale per le famiglie a basso reddito con figli è più elevato sia in Francia (16,6%) che in Spagna (24,8%). In Danimarca, poi, nelle famiglie a basso reddito con figli l’incidenza di chi ha visitato siti culturali nell’ultimo anno è addirittura del 52,1%. Peggio di noi solo Romania e Bulgaria. Eppure il nostro Paese dispone di uno dei patrimoni culturali più ampi del mondo. Un capitale diffuso, prezioso e insostituibile anche per impostare le politiche di contrasto alla povertà educativa. A fronte di questo primato, tuttavia, restano ancora divari nella fruizione da parte di bambini e ragazzi e in generale da parte dei minori, anche - se non soprattutto- in ragione della condizione economica e sociale della famiglia: nel 2022, solo l’11,8% dei musei ha attuato dei partenariati o delle collaborazioni formali con la comunità educante, per realizzare progetti di inclusione rivolti a soggetti che vivono in povertà economica, educativa o culturale. Nelle aree interne la percentuale scende a meno del 10% dei musei che ha attivato progetti nel contrasto delle povertà E questo nonostante tra i giovani di 16-29 anni che non frequentano siti culturali come musei, gallerie e siti archeologici, uno su 10 indichi i motivi economici tra le maggiori cause del mancato accesso. Così, come sempre in questi casi, la povertà economica e quella educativa si rafforzano a vicenda, in un circolo vizioso difficile da rompere. La mancanza di mezzi economici è un limite alla fruizione culturale in senso lato. A sua volta, il mancato accesso alla cultura è un limite nel percorso di crescita del bambino. In questo contesto, musei e istituzioni culturali possono rivestire un ruolo importante per favorire l’accesso al patrimonio culturale dei minori in povertà o in condizione di esclusione sociale.
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In Italia solo una persona su 10 in famiglie con figli a basso reddito visita siti culturali. In Europa invece l’accesso al patrimonio culturale per le famiglie a basso reddito con figli è più elevato sia in Francia (16,6%) che in Spagna (24,8%). In Danimarca, poi, nelle famiglie a basso reddito con figli l’incidenza di chi ha visitato siti culturali nell’ultimo anno è addirittura del 52,1%. Peggio di noi solo Romania e Bulgaria. Eppure il nostro Paese dispone di uno dei patrimoni culturali più ampi del mondo. Un capitale diffuso, prezioso e insostituibile anche per impostare le politiche di contrasto alla povertà educativa. A fronte di questo primato, tuttavia, restano ancora divari nella fruizione da parte di bambini e ragazzi e in generale da parte dei minori, anche - se non soprattutto- in ragione della condizione economica e sociale della famiglia: nel 2022, solo l’11,8% dei musei ha attuato dei partenariati o delle collaborazioni formali con la comunità educante, per realizzare progetti di inclusione rivolti a soggetti che vivono in povertà economica, educativa o culturale. Nelle aree interne la percentuale scende a meno del 10% dei musei che ha attivato progetti nel contrasto delle povertà E questo nonostante tra i giovani di 16-29 anni che non frequentano siti culturali come musei, gallerie e siti archeologici, uno su 10 indichi i motivi economici tra le maggiori cause del mancato accesso. Così, come sempre in questi casi, la povertà economica e quella educativa si rafforzano a vicenda, in un circolo vizioso difficile da rompere. La mancanza di mezzi economici è un limite alla fruizione culturale in senso lato. A sua volta, il mancato accesso alla cultura è un limite nel percorso di crescita del bambino. In questo contesto, musei e istituzioni culturali possono rivestire un ruolo importante per favorire l’accesso al patrimonio culturale dei minori in povertà o in condizione di esclusione sociale.
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🔍 Politiche Abitative e Disabilità: L’Esempio Virtuoso della Lombardia 🏡 La #tutela del #diritto all'#abitare per le persone con disabilità è una priorità in Lombardia. La Regione ha adottato numerose leggi e iniziative per promuovere l'autonomia e l'inclusione sociale. Tuttavia, le sfide non mancano: barriere architettoniche, carenza di alloggi accessibili e complessità burocratiche. Abbiamo approfondito le principali leggi, i piani regionali e le esperienze innovative di housing sociale che stanno facendo la differenza. Scopri come la Lombardia sta trasformando il panorama abitativo per rendere le città più inclusive e accessibili per tutti. 📖 Leggi l'articolo completo 👉 https://lnkd.in/dAHZ955b #Disabilità #HousingSociale #Inclusione #PoliticheAbitative #Lombardia #Federcasa #Autonomia
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#SettimaneSociali: mentre aumentano gli sfratti, cresce il #disagio abitativo delle fasce vulnerabili, con 4,9 milioni di persone in Italia che faticano a trovare un’abitazione, nonostante 10,7 milioni di case sfitte. Ai Villaggi delle buone pratiche di Trieste anche l’esperienza del #Cicsene di Torino. «Così coinvolgiamo proprietari e inquilini costruendo incontri e relazioni di territorio». L'articolo è dell'inviato Paolo Alfieri. https://lnkd.in/diY9Ru6x Avvenire, L'economia civile
Periferie e fragili, la casa che non c'è: «Con la fiducia facciamo comunità»
avvenire.it
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🏠 Perché la carenza di alloggi provoca l'homelessness: un'analisi per andare oltre l'ovvietà 📝 Un'illuminante ricerca di Salim Furth analizza il nesso tra la mancanza di abitazioni e il fenomeno dei senzatetto, evidenziando come nelle città con costi abitativi più alti si registri un maggior numero di persone senza dimora, non solo per gli affitti elevati, ma anche perché amici e familiari faticano a offrire ospitalità. Lo studio evidenzia come l'homelessness non derivi unicamente da difficoltà economiche, ma spesso emerga quando si esaurisce il sostegno della rete sociale. Sebbene i costi elevati degli alloggi contribuiscano al fenomeno, la relazione non è diretta, poiché anche nelle città più economiche esistono persone impossibilitate a sostenere gli affitti. Le sistemazioni informali, come la condivisione dell'alloggio con familiari o la permanenza gratuita, rappresentano un argine significativo contro l'homelessness. Queste soluzioni sono più diffuse nelle zone con costi abitativi contenuti, dove le famiglie possono permettersi spazio aggiuntivo. Le conseguenze politiche suggeriscono l'importanza di correggere le distorsioni del mercato immobiliare per contrastare l'homelessness: prezzi più accessibili permetterebbero alle reti sociali di proteggere chi rischia di perdere la casa. Nelle città dai costi proibitivi, nemmeno programmi efficaci come "Housing First" possono da soli ridurre significativamente il fenomeno. Tali politiche potrebbero migliorare le condizioni abitative generali, rendendo più incisivi gli interventi specifici contro l'homelessness, concentrandoli su chi affronta problematiche personali come le dipendenze, che superano le capacità di supporto di famiglia e amici. 🔍 Desideri approfondire la complessa interazione tra costi abitativi, sostegno familiare e homelessness? Consulta l'articolo completo per esplorare questo cruciale tema sociale: https://lnkd.in/dtn835ta #casa #homelessness #welfare #sociale #housingforall #housingcrisis #housingfirst #socialhousing #affordablehousing
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