PNRR e Missione Salute: una vittoria incompleta sulle Centrali Operative Territoriali
PNRR e Missione Salute

PNRR e Missione Salute: una vittoria incompleta sulle Centrali Operative Territoriali

Il quarto trimestre del 2024 segna un traguardo importante per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nell'ambito della Missione Salute: la realizzazione di almeno 480 Centrali Operative Territoriali (COT). Tuttavia, nonostante il rispetto delle scadenze europee, emergono criticità che rischiano di compromettere l'efficacia di queste strutture, fondamentali per la riforma dell’assistenza sanitaria territoriale.


COT: un obiettivo raggiunto con riserve

Secondo il Presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta, l’unico target europeo del 2024 è stato raggiunto. Al 31 dicembre, la rendicontazione delle 480 COT è stata inviata alla Commissione Europea, aprendo la strada al versamento della settima rata da 18,3 miliardi di euro. Questo risultato, ottenuto grazie a un investimento di 280 milioni di euro, segna un passo avanti verso una maggiore integrazione tra ospedali, medici di famiglia, assistenza domiciliare e servizi sociali.

Eppure, il quadro è più complesso. La rimodulazione del PNRR ha ridotto il target minimo iniziale di 600 COT a 480, spostando la scadenza dal 30 giugno al 31 dicembre 2024. Sebbene queste modifiche garantiscano il rispetto degli obiettivi europei, le ulteriori 120 COT originariamente previste dovranno essere realizzate con fondi non ancora definiti e senza scadenze precise.


Carenza di personale: il tallone d’Achille delle COT

Nonostante il numero di COT dichiarate attive, la loro piena operatività è minacciata da una cronica mancanza di personale sanitario, in particolare di infermieri di famiglia e di comunità (IFoC). Secondo l’Agenas, ogni COT richiede da 3 a 5 IFoC, per un fabbisogno totale compreso tra 2.400 e 3.600 unità. Tuttavia, i dati evidenziano una carenza strutturale nel settore infermieristico: in Italia si registrano 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti, contro una media OCSE di 9,8.

A peggiorare la situazione contribuisce il basso numero di laureati in infermieristica. Nell’anno accademico 2024-2025 sono state presentate solo 21.250 domande per 20.435 posti disponibili, a testimonianza della scarsa attrattività della professione.


Equità territoriale e monitoraggio

Un ulteriore nodo critico è la distribuzione regionale delle COT pienamente funzionanti, indispensabile per monitorare l’equità territoriale nell’erogazione dei servizi sanitari. Al 30 giugno 2024, solo 362 COT risultavano pienamente operative, pari al 59% del totale previsto. I dati aggiornati al 31 dicembre non sono ancora stati resi pubblici, alimentando dubbi sulla trasparenza e l’effettiva capacità delle COT di rispondere alle esigenze locali.


Il rischio di un’occasione mancata

La carenza di personale e le diseguaglianze territoriali sollevano interrogativi sul futuro delle COT e, più in generale, sulla riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR. «È inaccettabile – afferma Cartabellotta – che il rispetto delle scadenze europee si traduca in strutture potenzialmente vuote, senza un reale beneficio per la salute delle persone.»

Per evitare che questa riforma diventi un’occasione persa, è necessario rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale, rendendo la carriera sanitaria più attrattiva e garantendo un’eredità duratura che riduca le disuguaglianze regionali e assicuri un’assistenza sanitaria equa e universale.



#SalviamoSSN

La presente analisi tratta dal comunicato stampa del 24/01 fa parte delle attività di #SalviamoSSN, la campagna della Fondazione GIMBE che con attività di ricerca indipendente, advocacy e comunicazione pubblica si batte dal 2013 per rimettere al centro del dibattito pubblico e dell'agenda politica l'importanza della sanità pubblica e per difendere il diritto costituzionale alla tutela della salute.

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