Associazione Antigone

Associazione Antigone

Organizzazioni senza scopo di lucro

Dal 1991 ci occupiamo di carceri, giustizia, diritti umani e prevenzione della tortura

Chi siamo

Ci occupiamo di diritti e garanzie nel sistema penale e penitenziario. Lo facciamo attraverso un'attività di studio, ricerca, monitoraggio, advocacy e supporto legale. Dal 1998 monitoriamo tutte le carceri italiane con il nostro osservatorio sulle condizioni di detenzione. Ogni anno pubblichiamo un rapporto indipendente sulla sistema penitenziario. Dal 2008 monitoriamo anche tutti gli istituti penali per minorenni e, ogni due anni, pubblichiamo un apposito rapporto. Sempre dal 2008, con il nostro difensore civico, offriamo supporto legale gratuito ai detenuti. Lo stesso facciamo attraverso numerosi sportelli legali presenti nelle stesse carceri. Nel tempo ci siamo fatti promotori di leggi, come quella per l'istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, quella per introdurre nel codice penale il reato di tortura.

Sito Web
www.antigone.it
Settore
Organizzazioni senza scopo di lucro
Dimensioni dell’azienda
2-10 dipendenti
Sede principale
Roma
Tipo
Non profit
Data di fondazione
1991

Località

Dipendenti presso Associazione Antigone

Aggiornamenti

  • La prima newsletter dell'anno è anche un invito a iscrivervi ad Antigone. La fase che sta attraversando il sistema penitenziario italiano è quanto mai grave, le prospettive politiche non lasciano spazio a grande ottimismo. Per questo abbiamo bisogno di essere sempre di più a portare avanti un'idea di pena che guardi al valore della Costituzione e ai diritti, diritti che devono poter respirare anche nelle carceri. Il 2024 si è chiuso con il record di suicidi, sono stati 89, e il 2025 si è aperto con la stessa drammatica continuità, sono già 8 in due settimane. La popolazione detenuta conta ormai più di 62.000 unità, a fronte di circa 47.000 posti disponibili. Nella conferenza stampa di fine anno la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha chiuso ad ipotesi di interventi di riduzione del numero di persone in carcere, sostenendo come il suo governo preferisca lavorare sul numero di posti per rispondere alle "necessità". Necessità che l'approcciò penal-populistico dell'attuale maggioranza, continua a spingere sempre più avanti. Da inizio legislatura sono stati introdotti ben 48 nuovi reati. Il ddl sicurezza ancora in discussione al Senato, se approvato, potrebbe portare ad un ulteriore impulso all'incarcerazione di massa. Abbiamo calcolato sino a 16 mila anni di carcere. Anche di questo parleremo a febbraio, nelle giornate del 13 e 14, a Roma per ricordare i 50 anni della legge penitenziaria. Nelle settimane scorse, alcuni organi di stampa, hanno rilanciato la possibilità che i centri per migranti in Albania vengano trasformati in carceri. Una scelta pericolosa e inaccettabile. Insomma, le sfide in campo sono tante e vogliamo farci trovare, tutti insieme, pronti anche quest'anno. Leggi la newsletter: https://lnkd.in/dAG4DKTZ Lascia la tua mail per riceverla ogni mese: https://lnkd.in/dz8YRA-J 

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • Due giorni di riflessioni culturali, giuridiche, politiche e sociali sul carcere. A 50 anni dall'approvazione della legge penitenziaria in vigore, questo evento rappresenta un'occasione per fare il punto su un aspetto cruciale del nostro sistema giuridico e sociale. Il focus principale sarà comprendere il percorso che ha attraversato la legge nel corso di mezzo secolo, analizzando in profondità le sue criticità e i suoi punti di forza. La legge penitenziaria, che ha segnato una tappa fondamentale nella riforma del sistema carcerario italiano, ha introdotto importanti principi di umanizzazione e di rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti. Tuttavia, è emerso nel tempo un dibattito acceso sulle sue reali applicazioni, sulle difficoltà operative e sull'efficacia nel rispondere alle necessità di una società in continua evoluzione. Questo incontro offrirà un’opportunità per discutere non solo i risultati ottenuti, ma anche le problematiche irrisolte, come il sovraffollamento delle carceri, le condizioni di vita dei detenuti e le opportunità di reinserimento sociale. Il programma completo: https://lnkd.in/dCApWXgu

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • Negli ultimi anni il mondo giovanile ha ricevuto una montante rappresentazione mediatica che lo vede come pericolo principale per l’ordine pubblico. Una rappresentazione che si è spinta oltre la ricerca dell’audience, nella misura in cui è stata intercettata dalla sfera politica ed elaborata come un problema delinquenziale da risolvere attraverso provvedimenti all’insegna del binomio di legge ed ordine. Il decreto Caivano, in tal senso, è emblematico. Le conseguenze di questo approccio punitivo non hanno tardato a manifestarsi, col numero delle persone detenute all’interno degli Istituti Penali per Minorenni che ha avuto una enorme impennata. Nel nuovo numero della nostro rivista analizziamo tutto questo, suggerendo anche come sia necessario uscire fuori dal mare delle rappresentazioni mediatiche e da quelle del populismo penale, ricostituendo un legame sociale a partire dai giovani. Leggi il numero: https://lnkd.in/dEeVZikw

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • Negli ultimi giorni dello scorso anno sono state rinnovate le autorizzazioni che ci consentono, fin dal 1998, di visitare in maniera sistematica tutte le carceri italiane. Ringraziamo il Ministero della Giustizia, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità. Nel 2024 abbiamo visitato 101 carceri per adulti (più della metà di quelle presenti in Italia) e tutti i 17 istituti penali per minorenni. Tutte le informazioni che raccogliamo, quantitative e qualitative, finiscono in apposite schede che aggiorniamo costantemente e rendiamo disponibili sui nostri siti web. Sono queste che, ogni anno, contribuiscono alla pubblicazione dei nostri rapporti. In questi primi giorni del 2025 stiamo ricominciando a visitare le carceri. Le attività del nostro osservatorio sono rese possibili dal sostegno di donatori istituzionali, come è l'8x1000 della Chiesa Valdese, e dal sostegno dei privati cittadini. Se ritieni importante questo nostro lavoro, aiutaci a portarlo avanti. Scopri come fare: https://lnkd.in/d34xiyBv

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • Un carcere al posto dei centri per migranti Albania? Questa è l'ipotesi riportata da alcuni media, su cui il governo starebbe ragionando. Un piano di delocalizzazione penitenziaria problematico perché profondamente contrario al principio di non discriminazione e potenzialmente lesivo dei diritti delle persone detenute (in particolare diritto alla rieducazione, alla salute, alle relazioni affettive, all’istruzione e al lavoro). Un piano che determinerebbe una inaccettabile incertezza giuridica nell’esercizio della funzione penitenziaria, soprattutto in riferimento ai diritti fondamentali delle persone detenute e alla supervisione giurisdizionale. Piuttosto che spendere decine di milioni di euro per aprire un carcere italiano in Albania, tali cifre potrebbero essere utilizzate per migliorare la qualità della vita nelle carceri italiane, sia degli operatori penitenziari che delle persone ristrette. Un nostro documento che evidenzia tutte le problematiche di questa idea.

    Perché l'ipotesi di trasformare i centri per migranti in carceri sarebbe problematica?

    Perché l'ipotesi di trasformare i centri per migranti in carceri sarebbe problematica?

    antigone.it

  • Il diritto penale ordinario, ma anche il diritto di polizia e il diritto penitenziario richiedono una ordinarietà di reazioni ai fatti che accadono all'interno della società. Ogni qualvolta si modifichino sulla base di una presunta emergenza si costruisce un vulnus al diritto, alla razionalità giuridica e alla razionalità democratica. E' altresì grave che ciò avvenga sulla base di una strumentalizzazione di fatti accaduti. Il cosiddetto scudo penale per gli agenti delle forze dell'ordine costituirebbe una sorta di immunità funzionale che non si giustifica sulla base del principio di uguaglianza rispetto a tutte le altre benemerite professioni. Oltretutto costituisce sostanzialmente anche un grossissimo rischio dal punto di vista simbolico, nonché materiale, di legittimazione di possibili abusi. Le nostre forze dell'ordine non ne hanno bisogno e, esse stesse, dovrebbero rivendicare la loro storia di legalità. In un paese democratico dobbiamo costruire un rapporto con le forze di polizia dove ci sia una fiducia assoluta rispetto all'essere esse stesse le primi garanti dei diritti umani di tutti. Esistono già norme penali più che significative per reprimere chiunque usi la violenza o chiunque non rispetti le norme di convivenza sociale, non abbiamo bisogno d'altro e, anzi, avremmo bisogno di messaggi di pacificazione sociale e non di costruzione di meccanismi ingiustificati di immunità preventiva.

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • Venerdì scorso, durante la conferenza di inizio anno, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva dichiarato che non si debba migliorare le condizioni di vita interne “adeguando il numero dei detenuti o i reati alla capienza delle carceri”, ma piuttosto adeguando “la capienza delle carceri alle necessità”. Avevamo già obiettato, spiegando come adeguare la capienza delle carceri alle necessità è una frase che non ha alcun senso politico. Come si stabilisce la necessità di posti nelle carceri, quando il tasso di incarcerazione dipende da tanti fattori: indiretti (come la povertà o l'esclusione sociale) e diretti (la scelta di cosa punire e in che modo). Le politiche penal-populistiche, ad esempio, aumentando il numero dei reati o le pene, possono portare a tassi di incarcerazione che in altri momenti non si registrerebbero. A dimostrazione di questo, sempre venerdì, la Lega ha presentato una proposta di legge per aumentare le pene per i furti in appartamento. La stessa Lega lo aveva già fatto nel 2019 quando inserì l'aumento delle pene nella legge sulla legittima difesa. Se si guarda al dato dei reati si nota che i furti in abitazione rispetto a 10 anni fa si attestano a livelli più bassi. Sono infatti passati dall'essere 234mila nel 2015 ai 147mila del 2023 (calo che era iniziato già ben prima della modifica legislativa voluta dalla Lega). E allora, che senso ha questa proposta? Nessuno, se si guarda alla prevenzione del crimine. E' invece importante se si guarda alla ricerca del consenso. Il termine "populismo penale" si riferisce all'uso demagogico e strumentale del diritto penale da parte di forze politiche, mirato a ottenere consenso elettorale attraverso l'inasprimento delle pene e l'adozione di misure repressive, spesso in risposta a paure collettive amplificate. Il governo Meloni, fin dal suo insediamento sta usando questa strategia politica. Come riportato da Ermes Antonucci sul Foglio nell’ottobre scorso, dal suo insediamento ha introdotto 48 nuovi reati e varato svariati aumenti di pena per un totale di 417 anni di carcere in più nel nostro ordinamento. Questo approccio - come ricorda il Prof. Luigi Ferrajoli - non solo è inefficace nel prevenire la criminalità, ma mina anche i fondamenti dello stato di diritto, promuovendo un sistema penale diseguale e lesivo dei diritti fondamentali. E porta ad un aumento delle carcerazioni, anche laddove i reati siano in costante calo.

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • Un grazie di cuore a Intesa Sanpaolo e a tutti voi che avete partecipato al crowdfunding del Programma Formula per il progetto “Squadra dentro: sport e carcere”.  Grazie al vostro generoso supporto, siamo riusciti a raggiungere l'obiettivo che ci eravamo prefissati e raccogliere i fondi necessari ad avviare una squadra di calcio nella quale giocheranno ragazzi provenienti dall'area civile e penale minorile, per promuovere corsi per allenatori di cui beneficeranno alcuni di questi ragazzi e, infine, per aprire uno sportello di informazione legale.  Questa iniziativa non solo offre un'opportunità di sport, ma attraverso lo sport mira a favorire il reinserimento e la coesione sociale. Il vostro contributo ha reso possibile qualcosa di speciale e di grande valore umano. Insieme, stiamo costruendo un percorso di inclusione e fiducia.  Siamo profondamente grati per il vostro impegno e per aver creduto in questo progetto.  Grazie di cuore! Il progetto è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con CESVI. Se vuoi scoprire il Programma #Formula, visita forfunding.it

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • Visualizza la pagina dell’organizzazione di Associazione Antigone, immagine

    5.234 follower

    Durante la conferenza di inizio anno, ieri, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rispondendo alla domanda di un giornalista ha chiuso ad ogni possibile atto di clemenza, sottolineando ancora una volta come l'edilizia penitenziaria sia la soluzione al problema del sovraffollamento. Non bisogna, ha sostenuto la Premier, migliorare le condizioni di vita interne “adeguando il numero dei detenuti o i reati alla capienza delle carceri”, ma piuttosto adeguando “la capienza delle carceri alle necessità”. Una dichiarazione che porta a due considerazioni. La prima. Adeguare la capienza delle carceri alle necessità è una frase che non ha alcun senso politico. Quali sarebbero le necessità? Chi stabilisce qual è la porzione di persone che è corretto imprigionare da parte di una società, rispetto al numero complessivo degli abitanti? “Facile: quelle che commettono reati”, si sarà tentati di rispondere. E allora per quale motivo i tassi di criminalità si vanno abbassando da anni mentre contestualmente la popolazione detenuta continua ad aumentare? La seconda. La Premier ha parlato del commissario all'edilizia penitenziaria che ha il compito di dotare il paese di altri 7.000 posti in tre anni a partire dal 2025. Nell'ultimo anno le persone detenute in carcere sono cresciute di 2.000 unità, di 5.000 negli ultimi due. Se questa crescita proseguisse (come non è difficile aspettarsi stante le attuali politiche penali), è possibile che quei 7.000 posti in più (laddove davvero si riuscissero a trovare, la storia recente dell'edilizia penitenziaria ci dice tutt'altro) andranno a coprire solo il nuovo fabbisogno, lasciando comunque il sistema penitenziario in debito di oltre 15.000 posti. Poi c'è l'aspetto delle figure professionali. Un carcere non è solo mura e sbarre. Oggi in ogni ruolo si registra carenza di organico: mancano i medici, i direttori, gli educatori, i poliziotti, gli psicologi, gli psichiatri, gli assistenti sociali, i mediatori culturali. In questa situazione come si andranno a gestire le nuove carceri? E, se ci sono le risorse economiche, perché non investirle già ora, per garantire non solo maggiore attenzione alle persone detenute, ma anche carichi di lavoro meno massacranti al personale penitenziario? Di questo ha scritto anche Susanna Marietti nel suo blog su Il Fatto Quotidiano: https://lnkd.in/dCxWsPaP E abbiamo invitato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a organizzare insieme a noi una visita in almeno uno degli istituti per verificare di persona la condizione delle carceri italiane.

    Blog | "Adeguare la capienza delle carceri alle necessità"? Ecco perché la frase di Meloni serve solo al consenso - Il Fatto Quotidiano

    Blog | "Adeguare la capienza delle carceri alle necessità"? Ecco perché la frase di Meloni serve solo al consenso - Il Fatto Quotidiano

    ilfattoquotidiano.it

Pagine simili